Appena fuori dal centro abitato di Locate Triulzi, nel milanese, sorge il Santuario di Santa Maria ad Fontem, la cui origine risale al XIV secolo, quando venne realizzata un’edicola votiva presso una sorgente.
Nel XV secolo Gaspare Trivulzio fece erigere una cappella sulla prima chiesa, per celebrare il miracolo delle lacrime di San Girolamo che sarebbero sgorgate da un dipinto attualmente posto sull’altare della chiesa superiore. Il Santuario è immerso nel verde ed è inserito in un contesto ambientale di pregio. Con la creazione dell’ente del Parco Agricolo Sud Milano si è potuto salvaguardare anche questo manufatto nonché il paesaggio, le tradizioni, i prodotti, le testimonianze, le architetture tipiche di questo territorio, che a causa della rapida urbanizzazione dell’area sud di Milano sarebbero scomparsi.
Dedico pertanto questo scritto proprio alla storia ma soprattutto al contenuto di questa spettacolare e particolare architettura inserita dal FAI nel 2014 in un percorso dedicato alle Giornate di Primavera.
Partiamo col dire che il complesso ecclesiastico si configura come una stratificazione di tre chiese disposte una sopra l’altra a cui fu unito anche un convento per ospitare nel 1533 i monaci dell’ordine dei Servi di Maria. Nel 1799 il santuario e il convento divennero di proprietà statale e solo nel 1842 la principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso, grande protagonista del Risorgimento italiano, ne riaprì le porte ai fedeli. Sopra l’altare della chiesa inferiore si trova un affresco che raffigura la Madonna con il bambino di scuola leonardesca.
L’unico restauro risale al 1999 ed è imputato all’immagine principale della Madonna della Fontana. Il dipinto, risalente ai primi anni del 500, è posto sopra l’altare maggiore della Chiesa Inferiore.
La Sovraintendenza alle Belle Arti ha autorizzato il restauro dell’affresco che ha portato alla luce, sotto la Madonna notissima ai Locatesi con corone ed eleganti drappeggi, una Madonna di più semplice fattura ma di grande valore pittorico. La qualità dell’opera è tale da essere considerata uno dei capolavori del Rinascimento Lombardo. Il dipinto misura circa 90 centimetri di larghezza e 120 centimetri di altezza e secondo gli esperti dovrebbe risalire al 1520, un anno dopo la morte di Leonardo.
Va ricordato che il santuario, con l’adiacente cascina, è stato vincolato come monumento soltanto nel 1993, dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali ed al Paesaggio di Milano.
Rimane irrisolto il mistero di che cosa si possa trovare sotto la chiesa inferiore, al livello delle vasche dell’acqua, nelle fondamenta retrostanti, immerse nel terreno della scarpata. In quel luogo dovrebbero essere sepolte le vestigia della primitiva cappella costruita sulla risorgiva. Un enigma storico legato alla vita dell’uomo nella valle del Lambro, tra l’Antichità e il Medioevo. Alcuni testi riportano: “Il santuario fu costruito sopra una fonte risorgiva. In origine, forse sin dal sec. XIII, era stato eretto un tabernacolo dedicato alla Madonna, sul margine della valle del Lambro, presso una fonte o risorgiva naturale. Alle acque di quel luogo dovevano essere attribuite proprietà miracolose, ma non si trova traccia documentata d’un miracolo specifico, che possa aver dato inizio alla fama del santuario”. La presenza costante sotto le chiese, dell’acqua è invece un dato noto e particolare. Senza acqua non c’è vita, è risaputo, ma senza acqua non c’è energia e neanche trasferimento di informazioni. Le discipline accademiche che si occupano di storia dell’arte e archeologia, non hanno ancora assimilato questo concetto. Eppure giorno dopo giorno si aprono nuovi scavi ed emergono nuove evidenze. I costruttori medievali conoscevano il potere dell’acqua e la presenza di tale elemento era fondamentale per determinare in quale punto dovesse sorgere una chiesa. Esistono importanti lavori che hanno evidenziato ciò che i radioestesisti vanno dicendo da tempo. Sotto i pavimenti e i sagrati delle chiese medievali, scorrono in modo ordinato, spesso artificialmente predeterminato, vie d’acqua che veicolano energie cosmotelluriche e fanno si che la chiesa sia un luogo di culto ma al tempo stesso una macchina energetica. Va anche detto che non solo l’acqua, ma anche l’orientamento della costruzione, le dimensioni e le proporzioni, contribuiscono ad armonizzare il luogo d’energia. L’effetto dell’acqua che circola sotto il suolo delle chiese contribuisce a creare un effetto benefico o terapeutico per l’organismo. La spiegazione non è certamente semplice. Gli edifici cultuali sono sempre stati edificati in luoghi particolarmente connotati da energie cosmotelluriche. Dai menhir, che collocati a terra, attiravano a se le energie cosmiche, fino a riequilibrare la salubrità del luogo, si è arrivati via via alle cattedrali, che con le loro strutture hanno non solo riequilibrato il tasso vibrazionale, ma anzi, lo hanno elevato. I costruttori di templi di ogni epoca, hanno costantemente affinato le loro tecniche fino al punto di manipolare, indirizzare e veicolare le energie in punti prestabiliti. Anche le energie veicolate dall’acqua, contribuiscono dunque a innalzare l’energia di un luogo. L’armonizzazione delle misure della costruzione, e la sapiente collocazione di colonne e strutture, fanno delle cattedrali antiche una perfetta macchina energetica. Forse anche al Santuario della Fontem è successo e succede, senza alcun clamore, che queste energie aiutino i propri fedeli ad affrontare e superare i problemi, le malattie e le tensioni che l’uomo quotidianamente vive. Lo dimostrano i ‘segni’ lasciati nella Chiesa Inferiori ai lati destro e sinistro dell’altare, da coloro che hanno avuto giovamento dalle preghiere alla tela della bellissima Madonna che sovrasta, proprio in quel punto, le vasche inferiori della terza chiesa oggi non più visibile.