La figura si colloca tra una visione romantica, frutto della letteratura classica e cinematografica nella quale è la Legione Straniera francese ad assumere un ruolo trainante, e l’accezione negativa che ha assunto il termine soprattutto a seguito delle vicende che l’hanno visto protagonista in contesti bellici della seconda metà del secolo scorso nei quali si è resa colpevole di atrocità commesse a sostegno di aspiranti dittatori, soprattuto nel Terzo Mondo.
Stiamo parlando del “soldato di ventura”, altrimenti detto: “mercenario”.
Un termine che ha assunto un vera e propria valenza dispregiativa ma di difficile definizione, al punto che si è reso necessario un protocollo addizionale, stilato l’8 giugno 1977 (APGC77), alle Convenzioni di Ginevra.
Distinguere un militare, appartenente alle forze armate dello Stato per il quale ha l’obbligo di prestare servizio, da un volontario che affronta il combattimento per una sua decisione dettata da convinzioni personali etiche, ideologiche, religiose o di altra natura, e da un mercenario che mette a disposizione i suoi servigi in cambio di lauta ricompensa in denaro è fondamentale nel diritto internazionale per definire lo status giuridico del combattente.
Riassumendo ciò che è riportato nel protocollo addizionale, ratificato in 167 Stati, il mercenario è tale se prende parte ad un conflitto armato non essendo membro delle forze armate del proprio Paese, se lo fa al solo scopo di trarne un vantaggio economico personale, se è espressamente reclutato allo scopo in un Paese estero del quale non è cittadino, né vi è residente. Chi è portatore di tali requisiti non ha il diritto di essere considerato un militare, e quindi, se catturato, non gode dei diritti riservati ai prigionieri di guerra.
Il termine mercenario ha assunto una così spregiativa valenza solo negli ultimi anni della storia dell’umanità, mentre la sua esistenza è sicuramente antica e la sua opera non era proprio vista negativamente. Si ha notizia di mercenari già nell’antico Egitto. Nel XIII secolo a.C. gli Shardana, provenienti dalla Sardegna, combatterono gli Hittiti per conto del faraone Ramesse II.
I Greci accoglievano bene i soldati prezzolati provenienti da altri paesi. Ad eccezione della città di Sparta, il mondo greco soffriva l’impreparazione dei suoi eserciti reclutati all’occorrenza tra gli abitanti delle città. Le truppe mercenarie offrivano maggiore professionalità e, a fronte della privazione di una parte della ricchezza collettiva, si aveva un grande risparmio di vite dei cittadini.
Il medioevo vide il proliferare delle Compagnie di ventura (famose le temibili falangi della fanteria svizzera) reclutate dai Capitani di ventura (il più famoso condottiero dei quali è senza dubbio Giovanni dalle Bande Nere), che offrivano i propri servigi al potente di turno attirate da una buona paga e dalla promessa di bottino.
L’età moderna e contemporanea non è diversa dal corso della storia che la precede e i mercenari sono ancora presenti e protagonisti in molti conflitti. Alcuni Stati addirittura li inglobano nelle loro Forze Armate. Le Legioni Straniere francese e spagnola, peraltro ancora esistenti e pienamente operative, si coprono di gloria e fanno sorgere il mito romantico del mercenario. Mito adombrato, come detto all’inizio, dalle atrocità commesse in Africa da bande mercenarie negli anni ’60 del novecento.
La situazione attuale è piuttosto complessa. La Convenzione internazionale contro il reclutamento, l’utilizzazione, il finanziamento e l’istruzione di mercenari, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 4 dicembre 1989 con la risoluzione n. 44/34, entrata in vigore il 20 ottobre 2001, non ha fermato l’arruolamento e l’operatività dei mercenari che continuano ad operare in tutti i teatri bellici del mondo, anche grazie al fatto che alcuni Paesi, Stati Uniti in testa, non l’hanno ancora ratificato.
Ed è proprio negli USA, seguiti a ruota dalla Gran Bretagna e dal Sud Africa, dove proliferano e hanno sede le più importanti PMC (Private Military Company). Veri e propri eserciti privati, spesso con una professionalità ancor più elevata delle forze armate regolari che, qualche volta, a loro si rivolgono per istruire i propri membri. Nel resto del mondo il moderno mercenario, che ha assunto il nome di contractor, non gode di buona fama e la maggior parte degli ordinamenti nazionali ne vietano la presenza sul proprio territorio, se non addirittura la persecuzione penale, come per il caso dell’Austria che priva della cittadinanza i proprio cittadini che militano in truppe mercenarie.
L’Italia è fra quei Paesi che, avendo ratificato la Convenzione dell’ONU del 1989, vieta ai propri cittadini il reclutamento e la militanza in reparti mercenari, pena di incorrere nelle sanzioni previste dagli artt. 244 e 288 del codice penale (ad eccezione delle Guardie Giurate di scorta alle navi mercantili).
In realtà sono molti, anzi moltissimi, gli italiani che hanno militato negli eserciti mercenari (si calcola che siano più di 60.000 quelli che hanno prestato servizio nella sola Legione Straniera francese) e altrettanto numerosi quelli che hanno operato, o ancora operano, nelle CMP, Compagnie Militari Private.
Le esigenze di sicurezza imposte alle grandi compagnie e gruppi industriali da situazioni di conflitto in varie parti del mondo richiede un largo uso di esperti della sicurezza. A questa esigenza rispondono aziende specializzate del settore, tra le quali ce ne sono almeno un paio italiane, che forniscono personale altamente specializzato. Purtroppo, però, molta confusione si fa attorno al termine contractors, con il quale vengono intesi tutta una serie di operatori che svolgono compiti anche molto diversi tra loro.
Bisognerebbe ben distinguere intanto tra quelli impegnati in azioni di guerra vera e propria, prevalentemente assoldati per scopi illeciti, che conducono azioni sporche di cui le forze regolari non possono macchiarsi (e qui i committenti sono spesso i Governi), dal personale altamente specializzato che supporta le truppe regolari (anche qui i committenti sono i Governi), e dalle guardie di sicurezza che si occupano della protezione del personale e degli impianti di grosse aziende in territori ad alto rischio (qui i committenti sono le aziende stesse).
Non dovrebbe esserci alcuna linea sottile a dividere le tre categorie di operatori, ma precise risoluzioni e norme internazionali a definire marcatamente i tre ambiti in modo da creare un ben grossa linea di demarcazione tra loro. Le analisi condotte grossolanamente e imperniate su pregiudizi ideologici che spesso pongono al centro dell’attenzione mediatica e politica l’opera dei contractors, non aiutano a fare chiarezza intorno ad un mondo che sicuramente non è tanto omogeneo quanto appare ai meno informati.