Nelle relazioni tra Unione Europea e Russia ci sono sul tappeto questioni certamente importanti, sempre aperte, soprattutto con quella parte dell’Unione di oggi che, obtorto collo, apparteneva al Patto di Varsavia e che dopo l’uscita dal giogo sovietico si è ricollocata geo-politicamente sempre più ad ovest.
I paesi della vecchia Europa, Italia compresa, in tutte le fasi storiche dell’ultimo secolo, hanno sempre mantenuto consolidate relazioni con l’orso russo che ha recentemente rialzato la testa tornando aggressivo. Per cui si sopravvive anche in questo brutto clima di sanzioni contra Russia decise dalla comunità internazionale per i fatti in Crimea ed in Ucraina.
Diversa è la situazione dei Paesi che ruotavano, costretti, nell’orbita dell’URSS e di quelli che invece ne facevano parte integrante come gli Stati baltici. Nei primi la transizione può ritenersi superata mentre nei secondi l’odio verso il vecchio oppressore si percepisce ancora e difficilmente, nel breve periodo, potranno essere allacciati rapporti di tolleranza politica e di buon vicinato. Là le minoranze russe sono oggi pesantemente penalizzate da leggi che le relegano in una situazione di minorità. Serviranno alcune generazioni per creare nuove condizioni di convivenza.
Sono tempi difficili per l’Europa ed anche per il suo processo di integrazione che stenta a raggiungere gli obiettivi auspicati. E’ un’Europa attaccata da est (problema ucraino) ma anche da sud per la sua incapacità di gestire l’immigrazione nel Mediterraneo.
E’ però certo che una posizione chiara l’Europa la deve prendere, semplicemente perché non si può continuare a vivere in una situazione di stallo sostanziale caratterizzata da tante dichiarazioni di intenti, anche roboanti per l’evidenza mediatica che viene loro dedicata, ma che poi non trovano concreto riscontro nelle azioni.
Una posizione condivisa nei rapporti con la Russia deve essere presa in ambito UE, magari anche in dissonanza con le posizioni americane che non privilegiano certo la salvaguardia degli interessi europei.
Per quanto riguarda le sanzioni, Francia e Germania vogliono prorogarle nel Consiglio Europeo del prossimo giugno e mantenerle attive almeno fino a quando gli accordi di Minsk sull’Ucraina, di cui sono state artefici, non saranno del tutto attuati. C’è però anche un gruppo di Paesi europei che vedrebbe forse con piacere un loro allentamento, soprattutto quelli – come l’Italia – che basano il proprio scambio commerciale con la Russia anche sui prodotti ortofrutticoli e dell’agroalimentare, settori fortemente penalizzati dalle ritorsioni di Putin.
L’Europa deve uscire dall’impasse che la tiene da sempre bloccata tra la NATO e la sua traballante Identità Europea.
La sicurezza dell’Europa lo impone ed impone anche che la questione ucraina, sulla quale si sono sgretolati i rapporti Europa-Russia, venga risolta magari con soluzioni di compromesso, diverse da quelle radicali sostenute dagli americani che l’Europa non si può onestamente permettere. E qui ogni riferimento alla questione energetica, a quella dei gasdotti che attraversano il territorio di Kiev e che sono di vitale interesse per i partner europei, non può essere casuale.
D’altro canto la situazione geopolitica nel vecchio continente è fortemente mutata. La Guerra Fredda è finita da un pezzo, gli USA stanno gradatamente disimpegnandosi dall’Europa per orientarsi verso Asia e Pacifico dove si giocheranno la supremazia mondiale del futuro.
La NATO è messa in discussione e nell’ultimo Summit del Galles del settembre 2014 ha dovuto gettare le basi per riacquistare significato politico e militare dopo lustri di disarmo culturale, ma anche reale, dovuto ai cosiddetti dividendi della fine della guerra fredda che hanno comportato sensibili riduzioni dei bilanci e della taglia degli eserciti europei.
Occorrono nuovi equilibri da consolidare al più presto. La Russia è sempre una grande potenza che pretende rispetto e con la quale gli europei, più che gli americani, sono costretti a confrontarsi. Non si può imporre alla Russia la nostra sicurezza a scapito della sua.
Qualcuno della Commissione Europea ha pragmaticamente ricordato che “Mosca ha si violato i principi della legittimità internazionale, ma resta interlocutore importante dell’Europa su tanti campi e rimane sempre il nostro vicino perché la geografia non si cambia”. In breve la Russia è … quasi Europa.