Ma tu quanti figli hai? Quando si parla di sviluppo o decremento demografico si pensa immediatamente al tasso che ci riguarda come europei ed italiani – molto basso, 1.6 per l’Europa e 0,9 per l’Italia – o a quello africano 5,6 dove si registrano incrementi da brivido. Restiamo stupefatti, sono problemi dei quali la gente non si occupava fino a quando le invasioni di migranti hanno portato il fatto alla pubblica attenzione.
Ed allora curiosamente con i dati che ci riguardano alla mano andiamo a vedere la situazione personale dei leader e ci accorgiamo che mentre in Africa i Capi di Stato e di Governo sono molti prolifici – con varie mogli mettono insieme vere tribù di ragazzini – in Europa siamo governati da leader senza figli.
Non ci sono mai stati così tanti leader europei senza prole. Certo, grazie a sapienti operazioni di comunicazione mediatica loro appaiono come leader efficienti, o almeno si atteggiano tali, di larghe vedute, open mind come dicono a Londra, multiculturali ma si ha il sospetto che a livello psicologico soffrano il fatto che tutto il loro mondo finirà con loro, e che questo influisca anche sui loro comportamenti istituzionali e sulle decisioni di governo.
Per loro esiste ovviamente solo il presente o il breve termine di una vita. Quello è il loro lasso temporale di riferimento. Non possono comprendere appieno cosa significhi assicurare un futuro ai propri figli. Essere madre o padre – ce lo ricorda il Gate Stone Institute riferendosi ad uno studio dell’Unione Europea (UE) “Niente figli, niente problemi” – significa “avere un vero e proprio interesse anche personale per il futuro del Paese che si governa”.
I leader europei più importanti non si lasceranno dietro una discendenza. Sono tutti senza prole: la cancelliera Tedesca Merkel, il premier olandese Rutte, il presidente francese Macron, lo svedese Lofven, il lussemburghese Bettel, lo scozzese Sturgeon, la britannica May e lo stesso premier italiano Gentiloni.
Se poi andiamo a vedere le statistiche che su questo sono spietate, ci accorgiamo che, per esempio, in Germania il 40% delle donne laureate non ha figli e se vogliamo rimanere sulle ambizioni di padre di Macron ricordiamo che è felicemente sposato con una donna di 64 anni e che sicuramente non pensa al suo futuro in mezzo ai pannolini. “Sono questi leader il simbolo di una globalizzazione felice, come ci ricorda il filosofo francese Mathieu Bock, che si è liberata del ricordo della perduta gloria, i figli”. Egoisticamente, perché dovrebbero preoccuparsi se alla fine della loro esistenza, l’Europa rimescolata con milioni di profughi non sarà più l’Europa? A loro interessa solo il presente?
Questo nel vecchio continente. Se guardiamo anche solo alla nostra periferia orientale, la Turchia, troviamo una situazione completamente capovolta. Il turco Erdogan, per conquistare l’Europa che lo ha rifiutato, ha invitato i musulmani a procreare, almeno 5 figli per donna. In Europa ci entrerà con la forza della natalità, partendo dai milioni di turchi che già sono cittadini europei soprattutto in Germania che potranno moltiplicarsi grazie anche al sistema del welfare tedesco che assicura contributi.
E l’Africa che è sotto di noi al di là del Mediterraneo? Crescono come i funghi. Ce ne stiamo accorgendo in ritardo e solo per i flussi migratori che ci investono. Magari ce ne fossimo accorti prima.
Già alla fine degli anni 90, tutti sapevamo che alcune aree del mondo stavano crescendo demograficamente a ritmo accelerato. Sapevamo benissimo che la sponda sud del mediterraneo era una di queste. Ma non ce ne siamo occupati. Oggi vediamo ad esempio che l’Africa sub sahariana è in questa fase storica la parte del mondo con il tasso di crescita maggiore e nel volgere di tre decenni dovrebbe contribuire per oltre la metà alla crescita globale mondiale.
Ai tassi di crescita demografica attuali, la popolazione africana raddoppierà fino a raggiungere i 2,5 mld di esseri umani al metà del secolo. L’Africa avrà un quarto della popolazione mondiale già nel 2050
Quali sono i Paesi dove si fanno più figli? I primi quindici Paesi sono Africani. In testa a tutti il Niger con un tasso di natalità 7,6. Sono 25 le nazioni del continente che in tre decenni raddoppieranno la popolazione. Le valutazioni delle Nazioni Unite (NU) ci dicono che alla fine del secolo la metà dei bambini del mondo sotto i 14 anni sarà africana.
Con questi presupposti quali speranze abbiamo di bloccare o quantomeno ridurre i flussi migratori se non mettiamo in atto – a livello di NU, ma soprattutto di UE ed anche di singoli Stati europei – qualche provvedimento che consenta a questa immensa massa di esseri umani di trovare lavoro e fonti di sostentamento a casa propria? Secondo Achim Wolf che ha rivolto una petizione alle NU l’unico mezzo veramente efficace ed umanamente degno per riportare il numero della popolazione mondiale a livelli di armonia con la natura è l’introduzione di una regolamentazione vincolante delle nascite in tutto il mondo. Controllo delle nascite quindi, che in Africa è praticamente inesistente, ma anche crescita economica, occupazione, sviluppo, elementi che sono forse la formula per avere anche meno migranti e sbandati alla ricerca di un posto dove sopravvivere in fuga dalla fame e dai disagi. L’Africa è il solo continente dove esistono ancora grandi estensioni di terre da rendere coltivabili. Su questo occorre investire creando le condizioni per uno sviluppo agricolo, solo dopo verrà quello industriale, che consenta di produrre in loco quanto serve per risolvere il primo problema, quello della fame. Servono poi grandi opere idrauliche per distribuire opportunamente le risorse idriche a supporto dell’agricoltura. Ma non basta, occorre rivedere lo sfruttamento delle immense risorse minerali e petrolifere di cui i Paesi africani dispongono per creare sviluppo e non solo vantaggi per le multinazionali e per i governanti locali, spesso corrotti, che si arricchiscono personalmente lasciando la popolazione nell’indigenza.
In una parola il mondo ha bisogno di una nuova governance che pensi al futuro dei nostri figli ed al pianeta dei secoli futuri. Certo che per leader senza figli, questa potrebbe essere una non priorità! Vedremo.