Come già si intuiva Macron ha tracciato le nuove linee ‘rivoluzionarie’ della legislatura di fronte ai Parlamentari dell’Assemblea Nazionale e del Senato nel discorso di insediamento l’altro giorno a Versailles, la sontuosa reggia simbolo della monarchia. Qui finì il potere dei Borbone e da qui prende inizio la nuova rivoluzione annunciata in un’ora e mezzo di discorso da Macron. Ha anticipato che la Francia non si può riformare. Lo ha definito un paese riluttante che resiste fin tanto che può e lo ha paragonato ad un cavallo imbizzarrito. Molti i problemi che l’assillano (la disoccupazione, la frattura sociale, la questione della competitività, le delocalizzazioni industriali, il terrorismo, ecc.), di fronte ai quali non servono le riforme ma una rivoluzione! I provvedimenti che la situazione richiede vanno nel senso di semplificazione del processo legislativo (la diminuzione di un terzo dei parlamentari) e nell’introduzione di una modifica nella legge elettorale che riporti parzialmente ad una rappresentatività proporzionale. Sono stati anticipati l’abolizione della Corte di giustizia della Repubblica perché tutti siano più responsabili delle loro azioni, compresi i ministri, e la fine dello stato di emergenza, un ritorno alla normalità per insediare ‘convenzioni democratiche’ dei cittadini che rilancino il progetto dell’Unione Europea. Per fare questo bisogna cambiare mentalità, destarsi dall’immobilismo e dell’agitazione del passato. E fiducia. Nel proprio futuro, marciando uniti verso il progresso, come nel 1789, quando i francesi si sbarazzarono dei monarchi per costruire un nuovo ordine sociale. Si vedrà se i francesi accoglieranno la sfida, ma finora lo hanno ampiamente sostenuto perché ha restituito loro la voglia di sognare.
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