Colpe? Si. Il fenomeno è stato subìto e non gestito dall’Italia. Adesso si dà la colpa ai Paesi europei (non solo dell’Est) che non vogliono accettare lo loro quote. Ma se la politica italiana fosse stata chiara dall’inizio, definita da regole, forse i paesi europei avrebbero avuto maggior fiducia in noi.
La “furbizia” italiana ha avuto successo all’inizio: non si prendevano le impronte ai migranti (quindi non riconoscibili), perchè il nostro Paese era considerato solo di passaggio. La palla passava agli altri, e gli italiani facevano bella figura senza pagarne lo scotto.
Quando hanno capito il nostro gioco, i Paesi europei hanno chiuso i confini. I migranti, se non sono richiedenti asilo, rimangono di conseguenza in Italia.
Quindi, finchè non proveremo di saper affrontare con capacità e regole il problema, non avremo collaborazione ed aiuto dai nostri partner. Bella sfida!
Il ministro Minniti è un uomo preparato, di buon senso e sta reagendo. Sta trattando con i paesi subsahariani per allestire campi di accoglienza in loco (esclusa la Libia, dove l’immigrazione è illegale ed i migranti sono ridotti in schiavitù dalle organizzazioni criminali), pagandone le spese. Stessa cosa sta facendo l’Europa: ha inserito nel bilancio miliardi di euro per investimenti in Africa.
Ma come rimediare nell’immediato ad una tale emergenza?
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Regolamentare le ONG. La presenza di alcune di esse (con esternazione anche di un magistrato), battenti bandiere straniere, ha delle ombre. La Guardia Costiera italiana, per risparmiare risorse e mezzi, ha utilizzato in maniera indiscriminata il loro “aiuto”. Adesso deve riappropriarsi del suo ruolo di coordinatore e gestore del flusso. Prima della procedura di soccorrerli in acqua nazionali libiche, vi erano meno morti in mare, perchè le organizzazioni criminali utilizzavano mezzi più sicuri, dato che dovevano consentire la navigazione per decine di miglia;
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Creare un nuovo ministero “dell’Immigrazione ed Integrazione”. Con centri provinciali ministeriali (che sostituirebbero le prefetture, non idonee a gestire flussi così ampi, per mancanza di figure professionali idonee);
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Svolgere una politica di integrazione, attraverso la Formazione per il Lavoro, ed evitare le aree “ghetto”, tristemente venute alla ribalta in Francia e Regno Unito, dove i giovani, anche nati in loco, non si sono mai integrati. L’Integrazione deve partire dai giovani. Bisogna creare Istituti di Formazione regionali. Come esempi, il Laboratorio di Educazione al Lavoro dell’Asilo Mariuccia, dove il 98% dei minorenni trova a 18 anni un lavoro, o l’Istituto Galdus di Milano, dove 1.400 ragazzi (50% stranieri), frequentano corsi di chef, elettricisti, orafi, ecc., con oltre l’80% che trova lavoro;
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Bisogna combattere la percezione di paura della presenza degli immigrati. Coloro che vogliono risiedere in Italia, devono accettare la nostra Carta Costituzionale e le nostre Leggi in maniera chiara (diritti delle donne e dei minori, ecc.). Non è più rinviabile la firma della sottoscrizione in tale senso da parte delle Comunità islamiche. Bisogna poi essere severi con le radicalizzazioni attraverso i social e le carceri. Se gli italiani saranno certi che le regole saranno rispettate, avranno meno paure;
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Etica: agire e regolamentare il flusso senza arricchire le Cooperative o Enti che accolgono i Migranti. Evitare inoltre il loro utilizzo, da parte di datori di lavoro senza scrupoli, al limite della schiavitù, che penalizzano la disciplina del lavoro.
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I Migranti non devono essere un Business.