Quella che stiamo vivendo è una nuova fase nel terrorismo internazionale. Certamente diversa da tutte quelle che abbiamo vissuto anche in tempi recenti, imprevedibile, per la quale non abbiamo a disposizione utili strumenti per fronteggiarla. Il Califfo arretra in Siria, in Iraq e in Libia sotto i bombardamenti della coalizione che gli tolgono territorio, uomini, carisma e pozzi petroliferi. Non ha più abbastanza fondi ne finanziamenti per cui deve congedare le sue truppe. Ed i militanti più difficili da congedare senza liquidazione (la gloria della vittoria) sono proprio i “foreign fighters” che provenivano dall’Europa. Si tratta di gente che non era partita per la Siria per trovare una sistemazione economica agli ordini del Califfo come avvenuto per i militanti reclutati nei paesi africani, ma di cittadini europei di famiglia islamica che avevano lasciato le città europee per inseguire il sogno di un futuro importante. Ragazzi radicalizzati, nelle moschee improvvisate nei garage o in squallidi capannoni delle banlieue, da imam o via Internet dalla rete web dell’IS, affascinati dai successi del Califfo e dal suo disegno distruttivo dell’Occidente corrotto e infedele che offriva loro un’occasione di grande rivalsa dalle frustrazioni del fallimento della loro integrazione in Europa.
Ma ora il Califfo è alle corde ed ha lanciato una nuova campagna subdola e vigliacca, ma ben studiata negli effetti che sono devastanti per la tenuta dell’opinione pubblica europea e per la credibilità del nostri governanti.
Gli ultimi attentati accreditati all’IS sono completamente diversi dai primi commessi in Europa: quelli di Istanbul, Dacca, Nizza, Rouen nulla hanno a che fare con i precedenti di Parigi e Bruxelles. Il messaggio del Califfo è stato accolto: andate e colpite con ogni mezzo. A Nizza un camion come arma per una strage di innocenti, un’accetta in Germania per ferire gli inermi passeggeri di un treno, un coltello da cucina per sgozzare in chiesa un povero vecchio prete, buono e caritatevole nei confronti degli islamici ai quali aveva concesso uno spazio per costruire una moschea.
Per il Califfo, pur in difficoltà, radicalizzare al jihad menti deboli per usarle per “attentati fai da te” si sta rivelando sempre più semplice. L’attentatore suicida è il più remunerativo per l’organizzazione del terrore, incute paura nelle popolazioni che giungono a convincersi che da questi, non c’è difesa. Questa guerra non ha un fronte definito, si combatte nel nostro territorio dove il nemico è ben celato e mimetizzato. Non sappiamo dov’è. Può essere in una qualsiasi delle nostre belle piazze europee, oppure in prossimità di uno dei simboli della nostra civiltà.
Ed allora diciamo chiaro e forte che in questa situazione non si può più permanere.
E’ora che l’Occidente cambi atteggiamento. Qui siamo in presenza di una strategia terroristica ben precisa, non facciamoci ingannare dalle turbe psichiche degli ultimi attentatori, non è così. Sono guidati dall’IS, sempre, al di là delle apparenze. Il Califfo ha come obiettivo la distruzione del sistema politico-sociale dell’Occidente e della Cristianità in nome di una visione dell’Islam strumentalmente distorta e distruttiva: per lui ogni risorsa è buona e funzionale al risultato.
Tutto questo ci dà la certezza che dovremo convivere con il terrorismo di matrice islamica per lungo tempo anche dopo la sconfitta militare e la distruzione delle strutture territoriali dello Stato islamico.
Quali le possibili misure? Intensificare fino all’esasperazione le azioni di intelligence ed il controllo del territorio. Invitare tutti i cittadini ad un atteggiamento più vigile nella loro vita quotidiana. La gente deve convincersi che la sicurezza è una responsabilità collettiva ma anche individuale, la polizia non basta, non sarà mai numericamente sufficiente, per cui è richiesta una diretta partecipazione alla sicurezza comune.
Procedere con urgenza all’integrazione dei sistemi informativi di tutti i partner europei. Controllare nei dettagli più minuti la vita nelle carceri dove avviene la radicalizzazione dei potenziali jihadisti e dove è necessario destinare agenti addestrati all’individuazione di questi fenomeni.
Eliminare le fonti di finanziamento del terrorismo, anche quelle apparentemente lecite dei Paesi del Golfo che assicurano fondi alle moschee in Europa poi usati per altri fini, interrompere i traffici illeciti dell’IS che fino ad ora si è mantenuto con i proventi dei pozzi petroliferi conquistati.
Questa guerra va combattuta su tutti i fronti, senza esitazioni o ripensamenti. La si deve combattere in Siria, in Iraq, in Libia, con i mezzi militari della Coalizione a guida americana. In Europa si deve poi procedere subito con una diversa integrazione degli immigrati : regole precise, rapide espulsioni senza tante chiacchiere garantiste nei confronti di chi rifiuta la nostra civiltà e vuole distruggerla. Poi avanti con le proposte, i governanti si diano da fare per individuare soluzioni per prevenire e per reprimere ogni atto terroristico ed i relativi mandanti. E’ forse questa la “terza guerra mondiale” teorizzata da Papa Bergoglio?. Bene allora la dobbiamo combattere con la massima determinazione, ne va del futuro della nostra civiltà.