Ci sono alcuni comportamenti che dal novembre scorso non costituiscono più reato.
Forse perché la coscienza sociale li considera” “tollerabili”, se non addirittura “normali”?
O forse perché il sistema giudiziario penale del nostro paese non è più in grado di sopportare una tale quantità di procedimenti?
Resta il fatto che il Governo, nello scorso mese di novembre, ha approvato un decreto legislativo che introduce nuove disposizioni in materia di depenalizzazione. L’obiettivo di tali provvedimenti è l’applicazione di sanzioni amministrative e civili, in luogo di quelle penali come la reclusione e l’arresto.
Le sanzioni penali vengono quindi trasformate in parte in sanzioni amministrative ed in parte in sanzioni civili.
I reati che diventano illeciti amministrativi comprendono: atti osceni; pubblicazioni e spettacoli osceni; rifiuto di prestare la propria opera in occasione di un tumulto; abuso della credulità popolare; rappresentazioni teatrali o cinematografiche abusive; atti contrari alla pubblica decenza; guida senza patente; noleggio di materiale coperto da copyright; installazione e uso di impianti abusivi di distribuzione carburante; omesso versamento di ritenute previdenziali entro la somma di € 10.000; oltre a tutti i reati non contenuti nel codice penale puniti con la sola pena pecuniaria (multa o ammenda);
Tutti questi reati saranno puniti d’ora in poi con la sola sanzione amministrativa che, a seconda della norma violata, andrà da un minimo di € 5.000 ad un massimo di € 30.000.
Tali reati non incideranno sulla fedina penale, tuttavia il prezzo delle loro sanzioni pecuniarie è notevole, con la speranza che possa comunque scoraggiare la commissione di tali fatti illeciti.
I reati che diventano illeciti civili, invece, comprendono i reati di ingiuria, falsità in scrittura privata ed altri reati in materia di scritture private, nonché appropriazione di cose smarrite, furto da parte di un comproprietario ed anche, a sorpresa, il reato di danneggiamento semplice. Per questi reati la persona offesa non dovrà più sporgere querela, ma chiedere al giudice civile (tribunale o giudice di pace) il risarcimento del danno e l’irrogazione di una sanzione pecuniaria, che andrà da € 100 a € 8.000 per i reati di ingiuria, furto di un comproprietario, danneggiamento, appropriazione di cose smarrite e da € 200 a € 12.000 per i reati in materia di falsità in scritture private.
Fin qui tutto bene.
In realtà però questo intervento legislativo presenta (secondo il modesto parere di chi scrive) luci ed ombre.
Le luci sono sicuramente i vantaggi che derivano dal fatto che comportamenti di “scarso allarme sociale” non andranno più ad appesantire il lavoro delle procure e dei tribunali penali, sperando così di avere una diminuzione dei reati che cadono in prescrizione restando quindi impuniti, con un’affermazione del principio di “certezza della pena”.
Ci sono però anche le ombre.
Consideriamo infatti che “la palla” ora passa dalle procure alle prefetture ed ai giudici civili, che non sono certo privi di lavoro da fare.
E’ infatti nota a tutti la mole di arretrato dei giudici civili e la conseguente lentezza del processo civile (Tribunali e Giudici di Pace compresi), che quindi potrebbe non riuscire a reggere una nuova ondata di procedimenti.
La riforma promette di rendere più efficiente la giustizia e allo stesso tempo più effettive le sanzioni, dato che in buona parte dei casi, come si è detto, questi reati cadevano in prescrizione oppure prevedevano numerosi benefici che evitavano al condannato di scontare la pena.
Tuttavia ciò che preoccupa è che, paradossalmente, a farne le spese per tale riforma di depenalizzazione siano proprio le vittime dei reati.
Per ottenere giustizia, infatti, chi sarà vittima di uno di questi illeciti dovrà rivolgersi necessariamente ad un avvocato per chiedere al giudice civile il risarcimento del danno e l’irrogazione della sanzione civile, sostenendo però in prima persona le spese del processo, rassegnandosi poi ad attendere mesi (se non anni) prima di arrivare ad una sentenza.
Davanti a tale “potenziale calvario”, un gran numero di persone rinuncerà ad agire, con la conseguente impunità dei piccoli illeciti penali, amministrativi e civili.
Ed allora? Che fare?
Va bene depenalizzare, perché oggi non si può fare un processo penale per “atti osceni” a causa di qualche effusione di troppo in pubblico, oppure per una scollatura marcata; così come non si può fare un processo per “ingiuria” per una parolaccia rivolta a qualcuno.
Tuttavia, non si può semplicemente affidare l’ingrato compito alla giustizia civile rimandando ancora una volta la riforma di un processo che prevede udienze inutili, tempi biblici e rinvii di mesi, che nel frattempo mandano in rovina imprese e privati che per anni aspettano una sentenza che potrebbe (anche) arrivare troppo tardi.
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