‘Conversazione su Tiresia’ è stato il suo ultimo lavoro teatrale, l’anno scorso, l’11 giugno, al Teatro Greco di Siracusa. Una vita che si chiude nel senso della trasformazione, la Metamorfosi, da uomo in donna l’indovino, da corpo in spirito Andrea Camilleri, classe 1925.
Tiresia era stato scelto da Zeus e Giunone per giudicare sulle controversie sessuali ed erotiche, lui, un bel giovane tebano, per farsi rivelare, dopo averlo messo alla prova, chi godesse di più nei rapporti amorosi, l’uomo o la donna. Era stato perciò trasformato in donna per ‘assaporare’ da un altro punto di vista il piacere nei rapporti sessuali. Alla fine dei suoi convegni amorosi aveva dato ragione a Zeus e Giunone l’aveva accecato, prontamente compensato dal dio con il dono della profezia.
Infatti Camilleri come Tiresia era cieco, come Omero, perché chi sa non ha bisogno di vedere. Giunto ormai ad età avanzata, Camilleri aveva scelto di rappresentare l’indovino Tiresia al Teatro greco di Siracusa, quel teatro che con i suoi drammi aveva rappresentato l’oscillazione e l’ambiguità dell’animo umano, ma anche la determinazione nelle convinzioni sovrumane come Antigone che era stata rappresentata lì mille volte e che ora vedeva gli scenari spostarsi sul mare. I bastioni della città di Tebe torremunita sono i porti che rimangono chiusi, ma che nulla possono contro la volontà di fratellanza umana, chiamata ad intervenire per salvare vite.
Come Tiresia negli Inferi, Camilleri si prende la scena per raccontare il passato e i presagi del futuro ad un giovanissimo, un Ulisse, che rappresenta il genere umano in balia delle tempeste. Lasciandogli raccomandazioni e il testimone di una vita spesa a favore dei più umili e indifesi, anche quando il commissario di Polizia Montalbano esercita le indagini per scoprire la verità. In questo senso quella conversazione con il ragazzo richiama ‘Le lettere a Lucilio’ di Seneca, indicazioni per raggiungere la pienezza della vita e la felicità, come scriveva l’altro grande filosofo a cui Camilleri si ispirava, Epicuro.
Non importa se si è giovani o vecchi, l’importante è adoperarsi per la giustizia, che come Temi sarà l’ultima dea ad abbandonare la terra, caro Andrea Camilleri, che vedevi lontano pur essendo cieco. Addio!