«Ho offeso Dio e gli uomini, perché il mio lavoro non ha raggiunto la qualità che dovrebbe avere»: queste sono le l’ultime parole pronunciate all’ prossimarsi della propria morte dall’insoddisfatto genio del Rinascimento nonchè enigmatico Leonardo da Vinci, oggetto di un recente convegno a cui con grande piacere ho potuto partecipare, tenutosi presso il Centro Segù in Vigevano e promosso dalle Camere Capitolari “Ticinum” di Vigevano e “Carlo Ridella” di Pavia, del Rito Scozzese Antico ed Accettato e Grande Oriente d’Italia.
Dopo il saluto di benvenuto di Shahrokh Farhanghi e Antonino Salsone, i quattro relatori preposti ai lavori hanno toccato altrettanti temi fondamentali quali la presenza di Leonardo nella città di Vigevano, i suoi studi sul Volo, l’uomo Vitruviano e ultimo, certamente di grande interesse, il Leonardo Nascosto.
Cercherò di riassumere brevemente quanto ascoltato con grande attenzione da un pubblico di un centinaio di ospiti in una sala attrezzata per una ottima visualizzazione dei contenuti proiettati.
Il tutto in uno spazio temporale che vede un giovane Leonardo alla corte dei Medici, un periodo ventennale alla corte di Ludovico il Moro nonchè la rivalità con Raffaello e Michelangelo e la passione per la scienza. La Gioconda lo ha consacrato pittore a livello mondiale, tuttavia egli è stato uno sperimentatore e ricercatore della verità in ogni ambito del vivere.
Leonardo a pieno titolo incarna l’uomo del Rinascimento; infatti ritroviamo questa modernità nei suoi scritti, nei suoi luminosi aforismi e nei suoi studi scientifici.
Hanno colpito il folto pubblico gli studi effettuati negli anni ottanta sull’esegesi esoterica del cenacolo vinciano da autori come Lynn Picknett e Clive Prince che hanno raccolto prove, forse assurde ma argute e coinvolgenti , sulla matrice leonardesca della Sindone, col risultato, abbastanza clamoroso e scandaloso, dell’identificazione del vero volto del sacro lino che «Non era quello di Gesù ma quello dello stesso falsificatore Leonardo».
Leonardo Da Vinci, come è noto, usava la scrittura speculare ovvero la grafia che viene stesa con un andamento che va da destra a sinistra, la c.d. “grafia sinistrorsa”, che può essere decifrata solo a mezzo di uno specchio.
In proposito si ricorda che il trentaseienne tecnico informatico di Asola, Slavisa Pesci, ha fatto casualmente una scoperta eccezionale, ossia mentre sfogliava la rivista di Sky, si è imbattuto in un’immagine del Cenacolo (l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci) che da subito gli è parsa strana, “una strana ombra al centro, come un libro fotocopiato”.
Da qui ha tagliato la foto e l’ha piegata sull’asse di simmetria; essendo l’immagine troppo piccola, l’ha ingrandita e stampata una copia su carta e una su velina e quest’ultima l’ha girata su se stessa e sovrapposta a quella su carta.
Il risultato è un Cenacolo a dir poco “sconvolto”, come se vi fosse celato tutto un altro quadro dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci!
Sarebbe l’ennesima dimostrazione della genialità del grande Leonardo!
Quindi se si sovrappone all’Ultima Cena la stessa immagine, ribaltata e riprodotta su un foglio traslucido, si vede apparire un secondo dipinto; il personaggio Giuda scompare dalla vista e appare un templare al posto di San Bartolomeo. Le montagne di sfondo diventano corone di due personaggi e il coltello di Pietro finisce nella carne nel piatto al lato opposto della tavola. Ora Gesù è vestito tutto di rosso e di fronte a Lui si materializza una coppa. Filippo pare abbia in braccio un bimbo mentre altri dettagli rimangono invece stranamente identici: il Cristo e il tavolo si allineano perfettamente nella sovrapposizione.
Alcuni attenti osservatori hanno fatto notare delle illogicità, ossia il compasso e la squadra che si notano nel dipinto proverebbero l’appartenenza alla massoneria di Leonardo ma la massoneria alcuni storici la datano tre secoli dopo il periodo in cui fu dipinta l’ultima cena. Altri affermano che la massoneria in quanto tale nasce tre secoli dopo, ma con denominazione diversa è sempre esistita.
C’è chi fa notare che i Templari erano già morti e sepolti all’epoca del dipinto.
Ma l’ Ordine dei Templari, proprio come la massoneria, non ha mai smesso di operare; dopo la persecuzione del Re di Francia Filippo Il Bello, tale ordine si è radunato sotto altri nomi. Leonardo, in quanto iniziato, queste cose le sapeva bene.
Leonardo viene raffigurato con barba bianca e lunga; tuttavia all’epoca del dipinto egli aveva circa quarant’ anni ed è improbabilmente che avesse una barba bianca e lunga; forse si è rappresentato vecchio e saggio ipotizzando che solo nell’età della maturità avrebbe trovato il conforto della sapienza.
Tornando poi al capitolo su Vigevano, va ricordato che presso il relativo Castello, dal 2016, in occasione del cinquecentenario della partenza di Leonardo per la Francia, vi è un Museo a lui dedicato particolarmente interessante.
Del resto in Vigevano il genio toscano si recò spesso, da Milano, dove era sovrintendente alle acque su incarico di Ludovico il Moro, ma anche membro della corte scaligera.
So di non essere stato sufficientemente esaustivo, ma lo spazio a me dedicato sta terminando e del resto come si può essere completi dopo aver ascoltato quanto è stato macinato dai bravi relatori?
Un ringraziamento va inoltrato pubblicamente all’ organizzatore Gabriele Zorza e a colui che sapientemente ha curato il suono e le immagini, Paolo Bacchi.