Of Being and Singing è la mostra presentata dalla Repubblica Islamica dell’Iran alla 58.Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia. Of Being and Singing è una mostra commissionata dal commissario Hadi Mozaffari del Visual Arts Affair Office e Mehdi Afzali, CEO di Institute of Contemporary Arts Developments, che espone opere di Reza Lavassani, Samira Alikhanzadeh e Ali Meer Azimi.
L’esposizione, inaugurata lo scorso 11 maggio e aperta al pubblico fino al 24 novembre, è al Fondaco Marcello, uno spazio noto vicino a Rialto (San Marco, Calle del Traghetto, 3415).
Basandosi sul titolo della mostra internazionale May You Live In Interseting Times, Of being and Singing è un omaggio alla vita, un omaggio ai momenti preziosi del passato, del presente e del futuro. Questa mostra porta un messaggio di pace da parte della comunità culturale e artistica iraniana, di solito poco trattata dai media internazionali.
Tre artisti che operano ognuno in discipline diverse, mostreranno l’Iran omaggiando la gloria e il tempo, l’identità e la memoria, la realtà e i sogni. Contrariamente all’immaginario comune esistente negli ambienti internazionali, che vuole l’arte iraniana basata su concetti e motivi locali, ognuno di questi artisti, con il proprio stile, mostrerà gli aspetti universali dell’arte iraniana. Insieme all’idea del tempo e dell’essere, la mostra indaga il concetto di Mundus Imaginalis, un approccio filosofico profondamente radicato nella storia dell’arte iraniana.
Reza Lavassani (1962) nato e residente a Tehran. E’ un artista che usa vari materiali. L’installazione Life è iniziata nel 2012 e Reza ha lavorato per tre anni su tutti i diversi dettagli dell’opera. Ha scelto deliberatamente di lavorare con la carta pesta per evidenziare il concetto del riciclo, sia oggettivamente che simbolicamente.
Quest’opera d’arte è una narrativa poetica sullo splendore della vita, e nello stesso tempo, un’immagine poetica del concetto del tempo. Il suo modo straordinario di presentare quest’opera d’arte descrive la fede eterna dell’artista nella ri-creazione e nel ciclo eterno della vita, e arricchito con il suo tocco estetico. Life enfatizza la spettacolarità (e teatralità) della scultura e dell’allestimento.
Samira Alikhanzadeh (1967) con uno sguardo verso il futuro, ci ricorda il passato. Nata e residente a Tehran, dopo essersi laureata presso l’università d’arte ed aver esposto le sue prime opere pittoriche, non ha più dipinto. Ha spostato la sua attenzione verso nuovi media, i media del proprio tempo. Ha scelto le foto di famiglia come materia prima del proprio tempo e, manomettendo le immagini, ha analizzato le proprie idee sull’identità e la memoria. Samira, ritagliando i ritratti dallo sfondo delle vecchie foto e sistemandole su una trama metallica, conduce lo spettatore a cercare una narrazione visiva, che va oltre la sola visione delle fotografie.
Ali Meer Azimi (1984) vive e lavora a Isfahan. Ha attraversato ed esperimentato diversi mezzi espressivi, quali il cinema, la filosofia, le arti visive, per creare le proprie opere narranti. Lavorando sull’idea del “campo” e “controcampo”, e altresì sul “reversal dept” ed estendendole verso l’incompletezza della lingua e del sogno, ha creato una installazione attiva. L’idea principale del suo lavoro è il confronto tra il talento di apprendimento della lingua tra un bambino (essere umano), e un cucciolo di fringuello.
La grafica dell’esposizione è disegnata da Reza Abedini.
Fonte: Ufficio Stampa – Chiara Vedovetto