Era prevedibile, e forse inevitabile, che il problema spaccio si riversasse da Rogoredo ai territori limitrofi. Gli interventi delle Forze dell’Ordine, che stanno cercando di riportare nell’ambito della civile fruizione il Parco di Rogoredo da tempo terra di nessuno e quindi riconvertito in supermarket della droga, ha interrotto la lucrosa attività dello spaccio che, come tutte le attività a forte impatto economico, cerca sbocchi in altri territori e, ovviamente, in quelli più vicini fisicamente a quello di provenienza per mantenere in essere i rapporti ormai consolidati tra fornitori e clienti. Ma se questo può essere la normalità per una qualsiasi attività commerciale, certamente non lo è per un’attività criminale che, peraltro, comporta ripercussioni sociali estremamente gravi e, nell’immediato, grossi problemi di sicurezza per i cittadini.
Posti sotto stretta sorveglianza, gli spacciatori di Rogoredo si spostano verso la zona sud della provincia e ricollocano il mercato della droga nei punti più facilmente raggiungibili dalla clientela: le stazioni ferroviarie. San Donato Milanese, San Giuliano Milanese e Melegnano, almeno per il momento ma sicuramente nel tempo l’espansione raggiungerà anche il lodigiano, sono le città più direttamente interessate da questo particolare fenomeno di “migrazione economica”.
Di fatto, come in molti avevano previsto, il problema dello spaccio è solo stato spostato dalla piazza di Rogoredo un pò più in là. Ma con un’aggravante. L’area del parco di Rogoredo, almeno durante le ore serali e notturne, non era frequentata se non da tossici e spacciatori che, comunque, rimanevano circoscritti ad un’area che i cittadini, pur con grande disappunto, potevano evitare di frequentare. Diversa è la situazione quando lo spaccio viene effettuato all’interno di un contesto cittadino, in stazioni ferroviarie frequentate da pendolari anche nelle ore serali, dove la sicurezza diventa precaria soprattutto, ma non solo, per le donne che rientrano dal lavoro o dall’università e devono transitare nei sottopassi, con la paura di ritrovarsi da sole a fronteggiare eventuali malintenzionati.
In questi giorni ci segnalano la presenza di spacciatori nella stazione di Melegnano e qualcuno rileva che gli stessi si circondano di cani di razze particolarmente aggressive per garantire la loro sicurezza durante il “lavoro”. Ovviamente tali segnalazioni vanno verificate e siamo certi che le Forze dell’Ordine lo stiano già facendo, ma per bonificare le stazioni ferroviarie, che abitualmente non sono proprio posti dove la sicurezza possa dirsi garantita anche in situazioni di normalità, sarà necessario un massiccio e costante presidio delle strutture da parte di Carabinieri e Polizia Locale. Massiccio e costante com’è stato quello messo in campo a Rogoredo, che ha dato i suoi buoni risultati, se è vero com’è vero che il fenomeno è in via di migrazione altrove.
Il problema dello spaccio non si risolve solo con la repressione, come fanno giustamente osservare in tanti. Servono interventi di carattere educativo e sociale che impediscano già la nascita dell’esigenza droga e la sua conseguente diffusione. Ma il problema sicurezza è cosa diversa. In questo caso la repressione è fondamentale non per risolvere il problema in sé, ma almeno per garantire la tranquillità e la mobilità priva di ansia e paura a chi ogni giorno è costretto a prendere un treno di pendolari per andare a guadagnarsi da vivere.