‘Dialoghi’ è la mostra antologica delle pitture e sculture di Mario Tapia Radic, in corso nella Sala che porta il suo nome dal 4 al 19 maggio. Per approfondire la sua figura di uomo e di artista si propone la proiezione di un film intervista realizzato nel 1992 da Marcello Bivona, regista sangiulianese che ha individuato a suo tempo una serie di personaggi locali distinti per le loro qualità artistiche o per la loro notorietà e popolarità.
Li ha immortatali con una intervista fiume, in cui gli autori sono lasciati liberi di esprimere le loro riflessioni sulla materia che ha costituito il riferimento e l’impegno per tutta la loro vita. Come ha mostrato la recente proiezione di un’altra benemerita artista sangiulianese, Alessandra Rossetti, pittrice pluripremiata. Così Marcello Bivona aveva fatto con Mario Tapia che ha illustrato la sua idea di arte, l’uso del colore, i soggetti dipinti, la tecnica usata e il fulgore e la vivezza dei colori utilizzati, il chiarore soprattutto, la luce e la solarità, il sole dentro appunto. Così Marcello aveva sintetizzato il senso dell’arte che ha animato il demone creativo di Mario Tapia.
Nel filmato scorrono le immagini di Mario Tapia che illustra una delle sue opere più significative, esposte nella Sala Luciano Previato, un grande storico locale. Il murale ricopre un’intera parete e racconta in uno spazio smisurato immaginato, eppure limitato, la genesi dei popoli andini, la loro semplicità e comunione con la natura, il rapporto sereno con gli elementi fino all’incontro con gli spagnoli guidati da don Cristobal. Egli conduce la delegazione di militari e chierici anteponendo la croce con la mano destra come vessillo di vittoria temereraria, mentre l’altra mano impugna minacciosa l’elsa della spada. Quello che segue è il cambiamento di una epopea. Il condottiero spagnolo affronta gli indios che portano le primizie.
Dietro di lui sono visibili le canne da fuoco dei cannoni che vomitano esplosione e morte, un cavaliere che aleggia con il suo pastrano nero a galoppo sul campo a mietere cadaveri, mentre la popolazione locale, gli indigeni, è tratta in schiavitù.
E’ la fine di un mondo, che resta cristallizzato a quella data e che deve essere redento dall’arte del pittore. Egli riavvolge il nastro del tempo all’indietro per rivendicare la potenza sentimentale delle sue origini.
Eccolo allora il pittore, apostolo della pace, che detesta la guerra ed estende con un manto di luce la sua visione universale sui popoli. Il suo messaggio è arrivato. Quella scoperta non è altro che genocidio, non da vendicare ma da esaltare nell’affermazione di una dignità mai perduta. Chi era Mario, il padre e il marito?
E’ stato detto tutto sulla sua arte oppure è ancora necessario rivisitare la sua produzione con il contributo di chi l’ha conosciuto da vicino?
I famigliari innanzitutto, i suoi fedeli allievi che per tanti anni l’hanno seguito, gli storici dell’arte e gli studiosi. Una finestra sul mondo andino così come Mario l’ha immaginato e rappresentato. La apriremo insieme venerdì prossimo 17 maggio alle ore 21 in sala Previato, allo SpazioCultura presso la Biblioteca Comunale in piazza della Vittoria, San Giuliano Milanese per un viaggio nel pianeta Mario Tapia, che ci ha donato questo straordinario patrimonio di arte e di umanità. Nell’occasione si parlerà anche delle condizioni di degrado del murale al Parco Serenella e della necessità di un suo restauro.