Sulla valenza delle tradizioni è ormai da lungo tempo che si sviluppano dibattiti, studi e anche tante chiacchiere da bar. Il nodo della questione è, come sempre da quando è cominciata l’era moderna: le tradizioni vanno conservate quali punti cardine di un’identità nazionale, o anche semplicemente locale, o è meglio abolirle perché completamente inutili in un mondo ormai globalizzato che si identifica con una totale assenza di identità?
E qui potremmo discutere per lungo tempo e a tanti livelli, da quello del bar fino ai più sofisticati studi sociali, senza giungere ad una conclusione condivisa per il semplice motivo che la formazione del pensiero di ognuno di noi è basata più su fattori sentimentali e ideologici che su ragionamenti razionali.
Personalmente mi trovo nella schiera di quanti ritengono le tradizioni, almeno quelle che hanno una rilevanza culturale e siano portatrici di valori positivi per il genere umano, un importante fattore di coesione sociale, strumento indispensabile per la salvaguardia di quei valori che altrimenti andrebbero dispersi e quindi ignorati del tutto.
Ben venga quindi la conservazione delle tradizioni, ma attenzione a non travisarle, com’è accaduto durante la festività del capodanno a San Giuliano Milanese.
Che a fine anno ci si liberi di tante cose vecchie è una tradizione presente in tutto lo stivale da tempo immemorabile, ma che vecchi frigoriferi, vecchie lavatrici e qualche moncone di vecchia bicicletta vandalizzata, vengano buttate sui marciapiedi del centro cittadino proprio no. Questa non è tradizione, è inciviltà. Il loro abbandono a bordo marciapiede si presenta non solo come un’azione stupida, ma come una vera e propria offesa alla comunità, peraltro del tutto immotivata perché esiste un efficientissimo servizio di raccolta gratuita dei rifiuti voluminosi attivabile con una semplice telefonata all’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti.
Ma questa non è la sola tradizione il cui significato è stato travisato nel capodanno sangiulianese. Premesso che non concordo affatto sull’usanza di fare scoppiare a chiunque i botti a capodanno, cosa che andrebbe affidata semmai a personale esperto ed autorizzato per il diletto di tutti e non ad improvvisati artificieri capaci di lasciarci qualche arto, occhi, dita o addirittura la vita, anche a chi ha posto il petardo sulla colonnina dell’autovelox di Zivido facendola saltare, bisognerebbe spiegare che la sua azione non si raccorda con la tradizione, ma che si tratta di un vero e proprio attentato ad un bene pubblico, che ci può essere simpatico o antipatico, ma che è comunque un bene pubblico acquistato con i soldi di tutti noi e che nessuno ha diritto di danneggiare.
E’ evidente che qualcuno ha frainteso il senso delle tradizioni. Bisognerà quindi trovare queste persone e spiegare loro il vero significato di ciò che in tanti custodiscono con amore. Spiegarglielo in maniera chiara ed incisiva, perché se non l’hanno capito fino ad adesso vuol dire che sono rimasti un pò indietro. Quindi, una volta individuati, oltre alle sanzioni amministrative salate che gli si devono presentare, un procedimento penale per danneggiamento della cosa pubblica per chi ha fatto saltare la colonnina del limitatore di velocità, o quello per il grave pericolo causato al transito dei pedoni (soprattutto se anziani, bambini o portatori di handicap) per chi ha abbandonato oggetti che per la loro mole o conformazione sono pericolosi, forse potrebbe contribuire ad allargare le loro menti e comprendere appieno il significato delle tradizioni con il loro bagaglio di valori e chissà, magari capirebbero anche che vivere in società non comporta solo dei diritti ma anche dei doveri verso la comunità.