Le città sedi universitarie sono aumentate negli ultimi anni coprendo tutto il territorio nazionale, ciò non ha tuttavia eliminato il problema del sovraffollamento dei corsi fondamentali delle facoltà umanistiche, giuridiche, sociali.
E’ noto il fatto che vengono usate come aule teatri, ex capannoni industriali, cinema in disuso, facendo venir meno il rapporto tra intelligenze che valorizza l’insegnamento-apprendimento. Infatti si seguono male i docenti, riesce difficoltoso stabilire rapporti personalizzati per ottenere consigli e spiegazioni aggiuntive, viene meno la circolazione delle idee tipica dei seminari di studio, la frequentazione delle biblioteche e dei laboratori, che permettono di sedimentare quanto appreso e di socializzare. Insomma, vengono meno i presupposti della didattica e di una autentica relazione educativa richiesta ad una istruzione universitaria. Anche i tutor, pur previsti, che dovrebbero aiutare gli studenti ad orientarsi in corsi di studi cangianti e frammentati, sono spesso pochi, malpagati e impegnati in incombenze di carattere burocratico.
In questo quadro agli studenti non si richiede solo talento e costanza, ma anche resistenza umana per sopravvivere in un settore reso difficoltoso dalle recenti riforme che, nell’apprezzamento per l’autonomia universitaria, hanno snaturato i corsi di laurea a causa della sconsiderata proliferazione delle cattedre e delle iniziative locali più stravaganti rispetto alla qualità formativa di un effettivo diritto allo studio.
In questo contesto si spiega il successo delle Università “a distanza”, che offrono corsi interamente on line, utilizzando internet e tv satellitare. Sono modalità di insegnamento nuove e inusuali, che offrono modalità preziose di apprendimento rispetto all’idea tradizionale dell’Università-campus, intesa come comunità di apprendimento caratterizzata dallo scambio continuo di informazioni e consigli tra persone impegnate nello studio e nella ricerca. Ma rimane ben poco di “comunitario” nelle grandi Università affollate di studenti pendolari o fuori sede, angosciati dalla scarsità degli alloggi, dall’elevato costo della vita, snervati da docenti sfuggenti, dalle attese presso gli uffici di segreteria, dai tempi risicati a causa degli spostamenti e di qualche lavoretto part-time per contribuire alle spese.
A questo punto diventano più apprezzati i corsi virtuali, le lezioni telematiche che si possono seguire da casa, scambiando testi e appunti su siti internet specializzati, ascoltando tutor dalla voce metallica. Basta dotarsi di un’antenna satellitare, di un videoregistratore e di un personal computer collegato ad internet che fornisca un ambiente virtuale per incontrare altri studenti, docenti, e tutor che aiutano lo studente nelle difficoltà tecniche e organizzative.
Al fine di favorire comunque un rapporto personale, non si elimina del tutto una relazione educativa di tipo tradizionale in cui lo studente possa sentirsi parte di una comunità di apprendimento e stabilire relazioni dirette. Infatti presso le sedi universitarie vengono attivati “centri di ascolto” in cui svolgere esercitazioni pratiche e incontri tematici.
I maggiori fruitori della formazione a distanza sono professionisti o persone che non possono raggiungere agevolmente le sedi universitarie. Resta comunque fermo il fatto che utilizza la formazione a distanza chi è talmente motivato all’apprendimento da non aver bisogno del rapporto personale e diretto con un ambiente formativo composto da insegnanti e altri studenti. Questa constatazione esclude quindi il fatto che un domani tutta l’istruzione superiore possa diventare on line. E’ più credibile invece che la formazione a distanza, quale nuova modalità di apprendimento favorita dalle nuove tecnologie, possa integrare la formazione di tipo tradizionale, come ausilio allo studio personale e alla ricerca individuale
Foto in evidenza: il cortile dell’Università Statale di Milano