Immigrazione clandestina: tra legittime aspirazioni, solidarietà, tolleranza e rischi di rigetto.
Il Vangelo recita che dobbiamo amare il nostro prossimo come noi stessi. Quindi, dobbiamo in prima persona amarci. Se ci affliggiamo o ci priviamo di ciò che rende vivibile la nostra stessa esistenza, per dare al prossimo ben oltre ciò che ci è possibile e consentito, significa che non ci amiamo. San Martino, al povero ed assiderato che trovò sulla sua strada, diede una parte del suo mantello. Non tutto, soltanto una parte.
Noi italiani, in termini di immigrazione clandestina (perché questo è il vero nome, lontano dalle ipocrisie del risibile “politicamente corretto”), stiamo cedendo per intero il nostro mantello della solidarietà e della tolleranza, rimanendo noi stessi scoperti e fragili per quanto riguarda sicurezza, case occupate abusivamente, spaccio di droga, prostituzione, aggressioni, degrado dell’arredo urbano, lavoro nero… E non vorremmo entrare nell’ingannevole distinguo tra malessere percepito e malessere statisticamente accertato. Perché allora dovremmo appurare in quanti casi un dolo, un furto, una aggressione, non vengono denunciati per la rassegnata certezza che quell’esposto finirà nel fondo di un cassetto senza mai dare seguito ad alcunché. Eppure coloro che “percepiscono” vanno a votare, coloro che “percepiscono” si arrendono a priori sapendo da quali ipergarantismi sia tutelato il malavitoso, dalla borseggiatrice al capomafia, coloro che “percepiscono” subiscono e abbozzano. Ma fino a quando?
Non vogliamo immaginare il giorno in cui la moltitudine delle persone oneste, quelle che pagano le tasse e l’affitto di casa, che lavorano, che si comportano secondo le regole, che pazientano, che tollerano fino allo stremo, che vedono spese altrove le risorse a loro destinate, che tacciono di fronte agli aiuti o alle compassioni verso chi viene dopo di loro… dovesse scendere a centinaia di migliaia o milioni nelle strade. Non vogliamo pensarci perché, notoriamente, la rabbia dei buoni è assai rara, ma quando si scatena supera di gran lunga quella di coloro che sono ritenuti abitualmente e strutturalmente cattivi. E i risultati sarebbero raccapriccianti, devastanti, da inedita guerra civile. Signori politici, intellettualoidi buonisti, giudici permissivi, cattolici proni ad ogni violenza verso il vostro Credo, mettete in conto tale rischio e prendete immediati e drastici provvedimenti, perché prima o poi un simile fatto potrebbe accadere.