Debutta in Prima Assoluta sabato 25 febbraio al Teatro Comunale di Vicenza la nuova creazione di Spellbound Contemporary Ballet, firmata dal coreografo Mauro Astolfi, che interpretauna delle più emblematiche opere di Johann Sebastian Bach: L’Arte della Fuga.
Lo spettacolo apre la sesta edizione di Danza in Rete Festival | Vicenza – Schio, il festival, promosso dalla Fondazione Teatro Comunale di Vicenza e dalla Fondazione Teatro Civico di Schio, dedicato all’arte coreutica in tutte le sue forme. Titolo di questa sesta edizione: Moving Souls. Il festival si avvale della direzione artistica di Pier Giacomo Cirella in collaborazione con Loredana Bernardi e Alessandro Bevilacqua; è riconosciuto e sostenuto dal Ministero della Cultura ed è realizzato con il supporto della Camera di Commercio di Vicenza.
Fra le realtà italiane di danza contemporanea più apprezzate e attive sul piano internazionale, Spellbound Contemporary Ballet torna dunque a confrontarsi con la musica classica, un dialogo ricorrente nella produzione della compagnia. “Relazionarsi con i grandi compositori della storia non è qualcosa che ha a che fare con il passato ma, al contrario, significa confrontarsi con autori eternamente contemporanei. Le opere classiche, quindi, costituiscono una risorsa inesauribile, in grado di raccontare ed esaltare qualsiasi creazione” afferma Astolfi che, per sviluppare e approfondire il suo rapporto d’amore per il celebre compositore tedesco, si è lasciato affascinare dall’enigmatica raccolta di composizioni, nota anche per essere rimasta incompiuta e senza indicazioni di un organico strumentale specifico.
Partendo dall’interpretazione de L’Arte della Fuga come opera “pitagorica” proposta dal violoncellista, matematico e classicista Hans-Eberhard Dentler, Astolfi si concentra sul concetto di “fuga” nella sua accezione di “volo”, sia in riferimento alle frasi musicali sia come movimento, non tanto di ascesa al Divino ma verso un Altrove. Ma più che in senso metafisico, la creazione di Spellbound Contemporary Ballet si attesta su una dimensione più esistenziale: “Una fuga è “fatta ad arte” se nessuno se ne accorge. Se anziché scappare da qualcosa o qualcuno, mi confondo con gli altri, mi vesto come loro, uso le loro parole. La mia fuga in realtà è un’antifuga, è piuttosto una prospettiva. È il mio bisogno di guardare la vita con altri occhi. È importante scappare ogni tanto, mi aiuta ad accendere la luce su qualche “zona buia” ma non serve per rimuovere o dimenticare: la consapevolezza di quello che sono, infatti, rimarrà all’interno della mia mente per sempre, anche quando la fuga sarà finita” sostiene Astolfi.
L’enigmaticità e l’incompiutezza che caratterizzano l’opera di Bach sono le due traiettorie entro le quali si muove la riflessione del coreografo di Spellbound. Se, come dice Aristotele nella Poetica, il principio dell’enigma è quello di collegare l’ovvio con l’impossibile, è proprio in mezzo a questi due termini, secondo Astolfi, che si manifestano le molte strade che decidiamo di percorrere durante la nostra vita, le possibilità, cioè, di fuga dal pre-stabilito. Allo stesso modo, l’incompiutezza è il perno centrale dei personaggi più marcati presenti in scena, creature mosse da un incessante vagare alla continua ricerca di un’identità. In questo percorso fra enigmaticità e incompiutezza, dall’originaria ispirazione classica la nuova produzione di Spellbound Contemporary Ballet trae il più forte legame con la condizione umana del mondo contemporaneo.
*Le foto nell’articolo sono di Andrea Caramelli
Fonte: Ufficio stampa GDG press