La nuova produzione, in replica fino al 21 dicembre 2023, è un progetto di Federica Fracassi e Fanny & Alexander, tratto dal romanzo omonimo di Ágota Kristóf
Ha debuttato, in prima nazionale, lo scorso giovedì 23 novembre, al Teatro Studio Melato, Trilogia della città di K. Nato da un progetto di Federica Fracassi e Fanny & Alexander, tratto dall’omonimo romanzo di Ágota Kristóf, con l’adattamento e la drammaturgia di Chiara Lagani e la regia di Luigi De Angelis, lo spettacolo è una nuova produzione del Piccolo Teatro e replica fino al 21 dicembre.
Fiaba nera, inferno familiare in bilico tra innocenza e crudeltà, il raffinato gioco di sdoppiamenti è messo in atto, sulla scena, da Federica Fracassi, nei panni della scrittrice ungherese, e da Andrea Argentieri, Consuelo Battiston, Alessandro Berti, Lorenzo Gleijeses. Con la partecipazione, in video, di Fausto Cabra, Anna Coppola, Alfonso De Vreese, Giovanni Franzoni, Marta Malvestiti, Mauro Milone, Renato Sarti; in voce, di Chandra Candiani, Renzo Martinelli, Woody Neri.
«In principio era la lingua. E la lingua era una sola. Oggetti, cose, sentimenti, colori, sogni, lettere, libri, giornali, erano la lingua. Non avrei mai immaginato che potesse esistere un’altra lingua, che un essere umano potesse pronunciare parole che non sarei riuscita a capire. Perché mai avrebbe dovuto farlo? Per quale motivo?». (Á. Kristóf)
In uno spazio circolare vuoto avanza una donna. Ha un accento straniero. Parla adagio. Racconta una fiaba nera di innocenza e malvagità. È la storia della sua vita? È tempo di guerra: due gemelli sono affidati dalla madre alla nonna, che è per loro una sconosciuta, una strega, un’assassina. Questa storia parla del loro legame, del loro trauma, del loro mentirsi, del loro perdersi nel grande quaderno di un mondo scritto in una lingua incomprensibile. La serie progressiva di personaggi che si moltiplicano con ritmo implacabile assume l’aspetto di strane carte: pannelli animati che traducono in scena il teatro mentale della narratrice. Il racconto si popola di purezza e atrocità, esseri guasti descritti con chirurgica esattezza. Sono le azioni, i piccoli gesti maniacali a definire le presenze. Quattro figure arcane, vicine alla straniera nello spazio scenico, a poco a poco, prestano voce e corpo, insieme a lei, a tutti i personaggi della storia, introducendo lo spettatore in uno strano inferno familiare, al contempo quotidiano e impossibile, concreto e astratto, degradato e nobile, crudele e innocente. In questo gioco raffinato di sdoppiamenti e rifrazioni, risulta difficile credere a chiunque: ogni cosa può essere da sempre una menzogna.«Non si può spiegare tutto, non fa bene. Sull’esilio, sulla morte, sul dolore non c’è molto da dire. Sono fatti. Tutto qui.» (Á. Kristóf)
*Nella foto in evidenza: CITTAK. Fanny & Alexander + Fracassi (foto©MasiarPasquali)
Fonte: Ufficio stampa Piccolo Teatro Milano