Negli spazi della Videoteca un’esposizione dedicata a Simone Forti (Firenze 1935), artista tra le più influenti nello sviluppo delle pratiche performative contemporanee. La mostra pone in dialogo due recenti acquisizioni della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT: opere storiche realizzate da Forti all’inizio degli anni Settanta: un video, Bottom, del 1973 e una serie di 4 disegni, Illuminations, del 1972.
Movimento e suono, la loro inestricabile relazione, è ciò che lega le opere esposte. Il suono si propaga. I corpi e l’intero ambiente rispondono e al contempo determinano quelle vibrazioni. Forti mette in risonanza sé stessa e il mondo attorno. L’intero suo percorso artistico agisce come un diapason: assorbe e crea onde attraverso lo spazio, siano esse fatte di gesti, di voci o di musica.
La serie di opere su pergamena Illuminations nasce dalla meditazione che l’artista condusse a partire dalla matrice circolare che è sottesa alla formazione dei numeri arabi e della stella di David. Si tratta di mentalizzazioni della più potente forma di traiettoria: studi di energie centripete e centrifughe capaci di attivare campi di immaginazione e incantamento nella ripetizione del cerchio. Le stampe vegetali rosse marcano la pergamena creando un ritmo. Le trasparenze della loro campitura imperfetta, la diversa intensità della loro impronta, parlano con immediatezza di luce e movimento. Ricordano la stagione del primo cinema d’animazione novecentesco con le sue geometrie animate, i carousel illuminati nel buio in Le Retour à la raisondi Man Ray, gli innumerevoli movimenti circolari di sfere in Ballet mécanique di Fernand Leger – film noti a Forti sin dalla giovinezza. La luce rossa immergeva il corpo dell’artista impegnato in vorticosi movimenti circolari nella performanceIlluminations realizzata in collaborazione con Charlemagne Palestine a Cal Arts, a partire dal 1971. Quel rosso diventava fuoco mentre il corpo dell’artista si faceva fiamma, inclinandosi verso il centro di cerchi da lei tracciati a passi sempre più veloci e ristretti.
Bottom, la cui formalizzazione è del 1973, fu elaborata da Forti già nel 1968, al termine di un viaggio che la portò dalla West Coast alla Est Coast. Attraversando il paesaggio americano, raccolse quattro cartoline di spazi naturali, sconfinati e, nell’immaginazione, densi di suoni. Uno di questi mostra in primo piano un bufalo: una delle prime immagini di animali nel lavoro dell’artista, a cui sarebbe seguito lo sviluppo di una delle sue ricerche più ampie e iconiche dedicata al loro movimento.
Giunta a Roma, proiettò in diapositiva negli spazi della Galleria L’Attico, il 31 ottobre del ’68, i quattro paesaggi, ognuno per 5 minuti, accostando a ciascuno un suono: il ritmo veloce e costante di un tamburo per il primo paesaggio in cui si attiva così il rimbalzo dello sguardo in profondità nello spazio, da cima a cima; un alto accordo costante di tre voci per un paesaggio di cascate, come a tradurre l’eterno rimbombo del loro fluire; il rumore di un aspirapolvere a sottolineare comicamente la formazione desertica di un gruppo roccioso; infine, una linea melodica fischiettata dalla stessa artista ad accompagnare il bufalo sullo sfondo della prateria, con note allungate e melanconiche come il soffio di un vento che va attraversando il vuoto e sembra disincarnare l’animale sotto il nostro sguardo, sottraendolo al presente per sospingerlo nella dimensione del ricordo.
La GAM ringrazia la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT per il sostegno alla collezione della VideotecaGAM il cui programma di mostre nel 2023 (dedicate a Michael Snow, Giuseppe Gabellone e Simone Forti) si è sviluppato attorno alle loro recenti acquisizioni per la GAM e, inoltre anche per la collaborazione la Galleria Raffaella Cortese presso la quale le due opere di Simone Forti sono state acquisite in occasione di due diverse edizioni di Artissima, nel 2019 e nel 2022.
*Nella foto in evidenza: Bottom, 1973 (part). video, col, sound, 20’, 4 cartoline con disegni e spartito. Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT – GAM Torino
Fonte: Fondazione Torino Musei