L’analisi senza preconcetti e senza pregiudizi del nostro Daniele Carozzi sui contenuti del libro del generale Roberto Vannacci che tanto ha fatto, e continua a fare, discutere per una visione del mondo che non si allinea al pensiero unico dominante.
Ho terminato il libro di Vannacci “Il mondo al contrario”. Forse riprende in più capitoli i medesimi concetti, ma è un repetita juvant che tutto sommato non guasta. Qui è d’obbligo una premessa. Roberto Vannacci non è uno qualsiasi. È un generale dei parà che ha girato mezzo mondo in condizioni assai difficili per situazioni di guerra e di imposizione della pace, ha doti di problem solving, come ormai i nostri militari hanno insegnato a colleghi di tutto il mondo, e parla numerose lingue. Conosce molto bene anche… l’italiano, nonostante alcuni recensori abbiano affermato il contrario. Ma probabilmente non è stato gradito il suo essere diretto, quel pane al pane e vino al vino che avevamo dimenticato perché obnubilati da un bigottismo laico detto “politicamente corretto” che, inventato da una esigua minoranza, vorrebbe imporsi quale nuovo vangelo e nella pretesa di non offendere nessuno. Nell’appello al buon senso, Vannacci evidenzia come tutto venga oggi reso e pesato secondo le soggettività o le percezioni personali. Le leggi e le norme? Vanno bene fin quando mi fanno comodo, altrimenti le contesto, mi pongo di traverso…
Sull’ambientalismo non risparmia critiche. Noi “benestanti del mondo”, che siamo un miliardo scarso di persone, ci strappiamo i capelli per tutelare l’atmosfera, le biodiversità e il cambio climatico, quando oltre sette miliardi di individui, che bramano un crescente benessere, inquinano e se ne fregano altamente dell’ambiente. Per molti di loro, trovare un vecchio copertone da bruciare è una conquista. L’inquinamento dovuto alla nostra civiltà occidentale, afferma, influisce per meno del 10 per cento sul totale del mondo. E gli scarti di telefonini, pc, Ipad e batterie agli ioni di litio, li pagheremo cari quanto non ci immaginiamo. Un intero capitolo è proprio dedicato al costo dell’aumento di energia richiesto per quel nostro domani che rincorre soprattutto futilità, comodità e beni effimeri.
Circa la società multiculturale e multietnica, Vannacci si rifà ad esperienze storiche: il multiculturalismo funziona soltanto se una cultura è prevalente e, nei limiti delle proprie leggi, favorisce e consente l’agire delle altre. Ma la santa democrazia è in grado di essere così forte e determinata? E qui Vannacci smonta le anime belle che acclamano il multiculturalismo quale ricchezza.
Sul diritto alla legittima difesa, l’autore scocca dardi infuocati. Per quale motivo, si chiede, davanti ad energumeni che entrano in casa mia con l’intento, o il rischio, di far del male ai miei figli o stuprare la mia donna, non ho il diritto di difendermi con un’arma e mandare all’altro mondo l’intruso? L’eccesso di legittima difesa non dovrebbe esistere, perché in quei momenti, con la percezione di un pericolo che per me può essere mortale, non sono assolutamente nelle condizioni di rispondere in modo proporzionato all’arma o alle intenzioni del delinquente. E quindi, attuo la massima difesa possibile. Ma nel mondo al contrario, se fai la bua ad un malintenzionato che ti entra in casa, c’è il caso che tu debba risarcirlo.
Non risparmia inoltre colpi sonori a quella ideologia “gender” che una certa minoranza vorrebbe inculcare nelle giovani menti fin dalla scuola. Tipico, dice l’autore, dei lavaggi di cervello in uso alle peggiori dittature. Anche sulla famiglia è chiarissimo. Certo, la famiglia tradizionale non sarà sempre perfetta, ma è molto meno imperfetta di qualsiasi altro agglomerato umano od omosessuale che vorrebbe imitarla. Perché, spiega, le sensibilità, il carisma e le attenzioni che un uomo e una donna possono rispettivamente donare alla prole, sono diverse ed entrambe indispensabili per la necessaria armonia nella crescita di una persona. Ed è l’unica via, quella etero, in grado di dare la possibilità di continuare la specie. Salvo sterilità, ma ciò rappresenta l’eccezione.
Venne ferocemente attaccato, da taluni, il passaggio nel quale l’autore definiva non normali gli omosessuali. Ma si tratta semplicemente di una valutazione statistica. Se gli omosessuali risultano circa il 3% della popolazione, è evidente che non siano socialmente “la norma”, ovvero la regola di condotta della maggioranza, che invece appartiene al mondo etero.
E c’è chi vorrebbe trasformare le difformità individuali in diritti universali, con penalità differenziate per offese alle varie sessualità. Ad esempio l’autore (pag. 284) scrive: “Gridare ‘gay di merda’ è altrettanto odioso che gridare ‘interista di merda’, ‘operaio di merda’, ‘uomo di merda’, poliziotto di merda’ o ‘professore di merda’. (…) Quindi anche le categorie degli interisti, degli operai, degli uomini, dei poliziotti o dei professori, come lo vorrebbe imporre il ddl Zan, dovrebbero essere tutelate giuridicamente”
O forse nella nostra società si vogliono inventare “categorie protette”?
Diritti che tutti invocano e di cui siamo zeppi, ben al contrario dei doveri.
Convincenti anche i passaggi sulla Patria, parola ormai desueta, che significa origini, tradizioni, valori e cultura da difendere, onorare e migliorare. Cito dal capitolo: “Si può essere altrettanto patrioti alzandosi ogni giorno alle quattro del mattino per coltivare il proprio campo o per vendere la propria merce al mercato. L’importante è farlo talmente bene ed essere talmente bravi da essere additati dal mondo intero come Italiani”.
Vannacci non risparmia inoltre critiche verso l’animalismo più ottuso. Quello dei quadrupedi con il cappottino, ormai rifugio per i veri affetti mancanti, o la stupidità di voler salvare cinghiali, lupi e altri animali anche quando diventano pericolosi per l’uomo e per le coltivazioni. Ormai pare che la vita di un animale pesi di più di quella umana.
Insomma un pericoloso “pensiero unico” è in agguato, e Vannacci ci mette in guardia. L’autore ritiene che la maggioranza degli italiani condivida i principi e i valori da lui espressi. Anche se, mi permetto di aggiungere, per comodo, per quieto vivere, per pavidità o timidezza, il disprezzo per le dittature di talune minoranze spesso si trasforma soltanto in una scrollata di spalle. Purtroppo non è la prima volta che accade nella Storia. Ma di solito sono guai.