L’incredibile storia di Simon Wiesenthal, che dopo essere sopravvissuto a cinque lager nazisti dedica il resto della sua esistenza a dare la caccia ai responsabili dell’Olocausto. Dopo l’anteprima estiva al Campania Teatro Festival, Il cacciatore di nazisti, testo e regia di Giorgio Gallione, protagonista Remo Girone, debutta a Genova al Teatro Eleonora Duse, dove sarà in scena da venerdì 2 a domenica 11 dicembre 2022. Prodotto da Teatro Nazionale di Genova e Ginevra Media Production, lo spettacolo, basato sugli scritti e le memorie dello stesso Wiesenthal, si muove tra la spy story e l’indagine storica, rivissuta con umana partecipazione e un tocco di caustico umorismo ebraico.
La scena di Guido Fiorato è uno spazio segnato da pile di schedari, scaffali che archiviano 22.500 nomi di SS. Siamo nel 2003 a Vienna, al Centro di documentazione ebraica fondato da Simon Wiesenthal. Giunto idealmente al suo ultimo giorno di lavoro, l’uomo si rivolge al pubblico, ripercorrendo gli episodi emblematici di 58 anni trascorsi a inseguire coloro che pianificarono la morte di più di 11 milioni di persone, tra cui 6 milioni di ebrei. Ironicamente apostrofato come “il James Bond ebreo”, l’ex prigioniero numero 127371, scomparso nel 2005, è riuscito a consegnare alla giustizia circa 1.100 criminali nazisti. Grazie al suo ostinato lavoro di investigazione, è stato possibile rintracciare e catturare tra i tanti Karl Silberbauer, il sottoufficiale della Gestapo che arrestò Anna Frank, Franz Stangl, comandante dei campi di Treblinka e Sobibor, e Adolf Eichmann, l’uomo che pianificò quella che Hitler amava definire “la soluzione finale”.
«Il cacciatore di nazisti è un tentativo epico e civile per combattere la rimozione e l’oblio», afferma Giorgio Gallione nelle note di regia. «È un modo per riflettere sulla feroce banalità del male e sulla sua genesi».
Nel monologo finale Girone / Wiesenthal ricorda una delle più potenti armi psicologiche utilizzate dalle SS contro i prigionieri dei campi di concentramento: «Il mondo non vi crederà. Se anche qualche prova dovesse rimanere, e qualcuno di voi sopravvivere, la gente dirà che i fatti che voi raccontate sono troppo mostruosi per essere creduti». Esemplare in questo senso l’esortazione finale rivolta al pubblico, quando l’attore legge il messaggio realmente ritrovato da Wiesenthal tra gli effetti personali di una giovanissima vittima: «Non dimenticatemi mai. Mi fido di voi».
*Tutte le foto a corredo dell’articolo sono di Salvatore Pastore
Fonte: Ufficio stampa Teatro Nazionale di Genova