La mostra, inaugurata lo scorso 15 novembre, rimarrà aperta fino al 7 dicembre 2022.
Una pittura che frantuma il dato esterno per diventare pura emozione e raffigurare la struttura profonda di un paesaggio magico e infinito, intenso e potente come quello delle isole Skellig sulla costa atlantica dell’Irlanda del sud, patrimonio dell’Unesco dal prezioso habitat naturale.
Per Alessandra Chiappini, artista visiva nata a Piacenza nel 1971, la natura è da sempre lo spunto per una profonda ricerca pittorica intuitiva, di forme, volumi, colori. Una natura dove immergersi e rigenerarsi allontanando dalle mente ciò che non è essenziale.
La sua ultima mostra, “Il pensiero del vento”, a cura di Roberto Borghi e in programma fino al 7 dicembre 2022 presso lo Spazio d’Arte Scoglio di Quarto di Milano, a pochi passi dalla Darsena, nasce proprio dopo aver partecipato a una residenza d’artista vicino alle isole Skellig, nella regione del Kerry, e le sue tele riportano lo Skyline di quelle vette ripide e aguzze e di paesaggi senza tempo dove ancora i ritmi della vita sono in armonia con quelli della natura.
“Un’esperienza intensa, avvolta da una natura potente, di vento, pascoli e cieli striati, di onde che si infrangevano sulla scogliera, sapendo che ogni tanto una balena passava lì davanti, che oltre la collina c’era un menhir millenario e vicino alla spiaggia un pozzo sacro d’epoca pagana”, sottolinea Alessandra Chiappini.
Un vissuto e un visto che è stato riversato sulla tela liberando la mano e il gesto per un’interpretazione emozionale capace di andare oltre il visibile.
Le quindici opere esposte a Milano sono un racconto dettagliato di tutto questo, un lavoro di sintesi quasi astratto, dove il paesaggio è ridotto a pochi, densi tratti riassuntivi, dove il nero, a volte accennato altre invadente, altre ancora lacerante, determina in maniera forte gli spazi sulla tela, circondato da toni tenui che ne esaltano la presenza scenica.
La raffinata poetica pittorica di Alessandra Chiappini, che ha esposto in numerose collettive e personali in Italia e all’estero (in particolare Giappone, Stati Unti, Canada, Germania e Austria), cerca di raggiungere la forza più interna della realtà, quel “nascosto” che unisce macrocosmo e microcosmo. Non è un caso che i titoli delle opere, così come quello della mostra, sono ripresi dai versi del poeta Wallance Stevens, uno dei giganti del Novecento americano, capace di vertiginose riflessioni sul rapporto tra uomo e natura.
“Le opere di Alessandra Chiappini sono in sintonia con la poetica di Stevens nella misura in cui nascono da un’attrazione totalizzante verso il mondo naturale” – precisa Roberto Borghi – “È come se l’immersione nel ciclo vitale richiedesse all’artista una sorta di trance, di ‘spossessamento’ di sé, di cui le opere, pervase da un vento interno che ne scompiglia l’assetto, rendono testimonianza”.
Nell’arte di Alessandra Chiappini non ci sono divagazioni illustrative. L’artista non vuole riportare quello che i suoi occhi hanno visto ma quello che la sua anima ha sentito, e lo fa con pennellate veloci e intense, permettendo così alla pittura di seguire l’inconscio e arrivare subito, in maniera sorprendentemente efficace e drammatica.
L’esigenza interiore di abbracciare spazi più grandi spinge l’artista ad affidarsi a una pittura di impulso e gesto che aiuta la natura ad esprimersi in tutta la sua forza e grandezza: un’interpretazione dell’atto artistico che le fa scegliere – come “tele” sulle quali dipingere – vecchi teloni consunti in pvc di camion dismessi che recupera tagliandoli a strisce di oltre un metro e mezzo e appendendoli direttamente in parete con due semplici chiodi. Una scelta non casuale che per l’artista significa incorporare nell’opera un trascorso e un vissuto intangibile ma percepibile.
Un supporto col quale Alessandra Chiappini si sente a suo agio e sul quale interviene, incorporando sulla tela altri materiali come resti di vecchie stoffe, con stucco e colori acrilici a toni bassi – prevalentemente bianco avorio, grigi, poche macchie di colore e nero – stesi a spatola così da esaltarne la fisicità, per uno stile essenziale, quasi sussurrato, a ribadire una volta di più il bisogno di narrare il percepito della natura nella sua più intima e succosa sostanza.
Alessandra Chiappini, nata a Piacenza nel 1971, si è diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera con Paolo Baratella con una tesi filosofico- mitologica su Dioniso diventata poi oggetto di alcune pubblicazioni. Ha approfondito la sua formazione con soggiorni di studio a Digione, Venezia, Londra (UAL St.Martin’s) e Barcellona.
Nel corso degli anni è approdata ad una pittura che si genera per coagulazioni di ricordi e di archetipi destinati a ricreare immagini istantanee della vastità e luminosità del paesaggio, in forma materica e tendente all’astrazione.
Ha esposto in mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
*Nella foto in evidenza: Alessandra Chiappini, Vento e luce e nube, 2021, tecnica mista su teloni di camion dismessi, cm. 150×100 – dettaglio
Fonte: Ufficio stampa Scoglio di Quarto – De Angelis Press, Milano