Hic sunt Dracones si compone di due percorsi intrecciati: quello di Chiara Camoni e quello del collettivo Atelier dell’Errore. È un racconto in cui le due storie artistiche, molto diverse, si fronteggiano e si rispondono l’una all’altra. Dopo la precedente mostra a cura di Elena Volpato, Sul principio di contraddizione, questa esposizione riconosce la presenza di un pensiero metamorfico nell’arte contemporanea o, quanto meno, nei suoi territori più fertili, quelli distesi a cavallo del suo confine estremo, dove i cartografi un tempo avrebbero lasciato scritto il loro avvertimento e disegnato draghi d’ogni specie e forma.
“Il pensiero metamorfico – scrive Volpato – è una variante diversa e sorella del pensiero della contraddizione. In letteratura è il pensiero che giunge da fuori, come un soffio d’ispirazione. Giunge serpentino e ossessivo come quello oracolare delle pizie. Modifica la natura di colui che lo accoglie e gli dona la capacità di leggere simbolicamente, in filigrana, ogni aspetto del reale; di guardare ogni forma nella sua continua possibilità di trasformazione e analogia con altre forme. Significa saper guardare una cosa, riconoscerla, e allo stesso tempo vedere in essa anche ciò che solo apparentemente non è.
È un pensiero che genera draghi: esseri ibridi e polimorfi per i quali la tradizione medievale contempla il mescolarsi di ogni possibile tratto anatomico. Allo stesso modo ispira opere che rifuggono da ogni classificazione, che esorbitano da ogni griglia, che tengono insieme più immagini, più tempi, più momenti.
Sia Camoni sia AdE lavorano spesso in modo germinativo, ci consegnano opere in cui è ancora possibile leggere lo sviluppo di crescita in un aggiungersi progressivo di elementi da cui nasce l’insieme: dettaglio dopo dettaglio. Ma ci mostrano anche un graduale modificarsi delle forme, di opera in opera, in una metamorfosi diacronica del lavoro che mantiene in sé l’ambiguità e la magia della matrice ciclica in cui ogni progredire è anche un ritornare.
AdE e Camoni frequentano l’alterità. L’Atelier dell’Errore lo fa per costituzione, raccogliendo sotto la direzione di Luca Santiago Mora la maestria di giovani artisti, con tratti neurologici atipici, con una naturale predisposizione al soffio errante di quella che gli antichi chiamavano follia: forma principe del pensiero metamorfico. Chiara Camoni è invece in naturale connessione con principi altri rispetto a ogni nostra ortodossia culturale, è legata alle matrici del prima. Sa volgere al femminile il mondo e nel farlo riporta alla luce le origini cancellate, i nostri fondamenti: tralascia Apollo perché ricorda le ninfe serpenti che prima di lui vaticinavano a Delfi. Depone la tradizione degli antichi maestri per ricordare gesti creativi ancor più antichi, iscritti nelle nostre origine, così come nella natura.
Chiara Camoni con i suoi collaboratori del Centro di Sperimentazione e con artisti amici spesso lavora collettivamente e Atelier dell’Errore non può che lavorare in tal modo. Anche questo vuol dire coltivare la metamorfosi e l’ibridazione contraddittoria: accogliere lo sguardo altrui, mettere insieme più teste nel cerchio intimo del pensiero creativo sono forse l’ultima frontiera sulla via dello scoprirsi altro da sé. Lì sono i draghi.”
*Foto in evidenza: Hic sunt dracones – Photo Marossi
Fonte: Ufficio stampa Fondazione Torino Musei