Tre figli assenti e un’anziana madre che, per ritrovare la loro attenzione, decide di fingersi morta: è Darwin inconsolabile, in scena dal 25 ottobre al 6 novembre al Piccolo Teatro Grassi. Lucia Calamaro, che ne è autrice e regista, cela dietro una lucida e ironica riflessione intorno alle dinamiche delle relazioni affettive, un monito alla cura del futuro dell’umanità tutta e del pianeta che la ospita. In scena, Riccardo Goretti, Gioia Salvatori, Simona Senzacqua, Maria Grazia Sughi.
C’è una madre anziana, con un passato da artista performativa, che si finge morta per ricevere un po’ di attenzione dai tre figli, sempre occupati, distratti, disamorati, aggressivi e assenti. Come certi animali, che usano questa tecnica per scampare ai predatori, Maria Grazia pratica la “tanatosi”, simula la morte. Il suo potrebbe esser un monito, un richiamo, un avvertimento, una richiesta, o semplicemente una performance…
Ci sono poi Simona, una figlia ostetrica, schiacciata dalla preoccupazione per le nuove generazioni, ambientalista imbranata; Riccardo, un figlio maestro elementare, buonissimo, che si imbatte in un fumoso testo inedito dell’Origine della specie, citato da Borges in un’intervista a Bioy Casares; e, infine, Gioia, una figlia in simbiosi con la madre e anche lei artista, che indaga il prospettivismo amazzonico e le teorie dell’interspecie, sentendosi più vicina al mondo vegetale che a quello animale. Darwin inconsolabile non è soltanto una storia ironica e profonda sulle relazioni umane, ma è anche «la metafora della situazione in cui si trova il nostro pianeta – spiega Lucia Calamaro –. Maria Grazia è la Madre-Terra che cerca in ogni modo di avvertirci riguardo ai problemi che noi umani stiamo creando proprio a causa della nostra sinecura: la Terra ci dice “sto morendo”, di modo che noi ci diamo una regolata. È come una mamma priva di coccole e, nella mia fantasia, inscena la sua malattia terminale per allertarci, per chiederci aiuto».