Ci appare riduttivo descrivere questo evento e definirlo “spettacolo” quello messo in scena in più serate lo scorso mese di settembre. La rappresentazione in realtà è stata un percorso scenico al quale, più che assistere, abbiamo, sia pure in qualità di spettatori, partecipato.
L’ex-Lanificio Carotti di Fermignano (PU), sede della manifestazione multiarte “Sotto Traccia”, curata dalla Fondazione ex Lanificio, sotto la direzione artistica di Silvano Bacciardi, si trasforma in questo caso in un contenitore naturale dove attori e spettatori si spostano al seguito di Albino Saluggia, protagonista del romanzo Memoriale, pubblicato nel 1962, di Paolo Volponi. Una storia di solitudine, di nevrosi, di paranoia, accentuata dal regime imposto dai ritmi e gli ambienti oppressivi delle fabbriche negli anni del cosiddetto boom economico italiano.
A dare corpo e voce ad Albino è Giorgio Donini, che ha goduto della conoscenza personale con lo scrittore urbinate, culminata negli anni in numerosi e quasi quotidiani incontri, maturando, proprio per questo, il desiderio di dare forma teatrale al romanzo.
Da questo nasce l’omaggio che vede alla regia Francesco Calcagnini con una trama proposta in scene, come fossero quadri, disegnati e colorati con le parole della drammaturgia firmata da Rossano Baronciani.
Attori e spettatori si spostano all’unisono, nell’allestimento curato dalla Accademia di Belle Arti di Urbino Scuola di scenografia, mentre Beatrice Maria Pari e Antonio Dormi coadiuvano nella recitazione e la fisarmonica di Raffaele Damen, con note ripetute ed ossessive, accompagna e drammatizza i passaggi tra i piani e le immense sale. Un insieme che è immerso nella “fabbrica” piena di rumorosi silenzi, diventata palcoscenico di un teatro dove chi recita, chi guarda ed ascolta è sempre in contatto, quasi come un confronto, che rimbalza e assorbe le rispettive emozioni, le sensazioni ed i pensieri.
Testo di Luciano Passoni (Ph di Rosanna Galli)