Un raduno di ex commilitoni riaccende entusiasmi e senso di appartenenza
Si può avere sempre vent’anni? La risposta è nella domanda stessa. L’età degli entusiasmi però non ha età. Il riavvolgimento della pellicola di tante storie di vita che per poco più di un anno è stata la storia di tanti di noi è stato possibile grazie alla tenacia e passione di Michele Regoglioso e Enzo Ghisellini.
La curiosità del come siamo diventati, l’incredulità di essere riusciti a organizzare un raduno con gente che vive nei luoghi più disparati del suolo italico, il piacere di tornare in quella città gioiello che è Lecce, il tutto e ancora altro la molla che ha portato quei ragazzi del 50° Corso Allievi Comandanti di Squadra a incontrarsi a quarantasette anni di distanza nella Caserma Trizio, caserma che li accolse in quella fase della vita che segnava il passaggio da essere “ragazzi” a diventare uomini.
Il 1 di settembre della stagione estiva ormai alle spalle, indossata una sorta di uniforme, un numeroso gruppo di noi che abbiamo potuto esserci ha attraversato la porta carraia.
Un salto temporale, un qualche disorientamento anche personale, io ricordavo poco di quel luogo dove abbiamo convissuto nei primi tre mesi della durata del corso che ci avrebbe poi fatto diventare comandanti di squadra.
Da questo luogo siamo poi partiti per le diverse destinazioni senza chiederci se ci saremmo più rivisti. Strette di mano, abbracci, il chiedersi prima di chiederlo a chi avevamo di fronte chi mai fosse quella persona che mostrava invece di essere custode di memorie che invece io avevo in parte rimosso.
Inquadrati come soldati, abbiamo spalla a spalla marciato e assistito commossi all’alza bandiera, in quel momento ci siamo sentiti tutti uniti dal tricolore. L’alzabandiera e i discorsi di rito ma non retorici hanno dato l’avvio a questa giornata che racconteremo per tanto tempo ancora.
Issare la bandiera vuol dire ricordare e tenere presente la storia passata e i valori che hanno guidato e motivato le generazioni e noi che abbiamo indossato una divisa quando la leva era obbligatoria abbiamo conservato il senso di amor di Patria.
Ad accoglierci il Comandante della Caserma il Generale di Brigata Claudio Dei, il Responsabile Ufficio PR della Caserma Ten. Col. Mangia Cosimo il nostro “capitano” il Generale di C.A. Agostino Pedone.
Una intera giornata trascorsa in una apparente altra dimensione; “Le giornate dovrebbero avere più ore” è stato il commento di chi ha più intensamente vissuto questa occasione che è andata ben oltre lo spolveramento di ricordi.
E’ riemerso il senso di appartenenza, un’amicizia quasi fraterna che il tempo non ha scalfito, il pensiero a quei “ragazzi” di ieri che sono stati più veloci e sono oltre quell’ultimo cancello che non prevede ritorni, li abbiamo nominati e sentiti presenti.
Nel nostro incontro non è il passato che è ritornato, sono spezzoni di vita messi da parte che testimoniano del tempo che pur dileguatosi ha lasciato tracce. Tanto ci sarebbe da dire, quarantasette anni sono una vita, quegli abbracci prima di “congedarci” da questa giornata, il non perdiamoci di vista, poi ognuno allontanandosi ha lasciato il pesante cancello alle spalle con un pizzico di malcelata allegra tristezza. In questa giornata, come quando lasciai la caserma alla fine del servizio di leva, l’ho fatto alla chetichella, ho voluto evitare le commozioni dell’addio, confidando in un a presto rivederci e con la convinzione che saremo sempre :
“Bersagliere a vent’anni, bersagliere per tutta la vita”.