La Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture, presieduta da Osvaldo Menegaz, trasforma ogni estate il piccolo centro della provincia teramana nel Borgo della cultura. Quest’anno la manifestazione è in programma da sabato 23 luglio a domenica 28 agosto.
Nel campo delle arti visive fra i vari linguaggi quello della pittura si conferma essere al centro delle ricerche e proposte espositive della Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture che, per l’edizione 2022 della storica manifestazione, focalizza l’attenzione su due importanti autori della scena contemporanea: Francesco Lauretta e Aryan Ozmaei. Affiancati nella curatela da Pietro Gaglianò, nelle due mostre personali dislocate l’una a Palazzo De Sanctis e l’altra Palazzo Clemente, gli artisti inscenano e raccontano non solo il proprio mondo fatto d’immagini, forme e colori ma i tanti mondi attraverso i quali le proprie suggestioni creative riescono a riflettersi negli occhi degli spettatori, trasmettendo quella magia che aleggia proprio intorno alla pittura, quale elemento culturale che quotidianamente rielabora e riscrive il presente dell’umanità.
In questo generale discorso sul linguaggio, si colloca la proposta dell’artista siciliano Francesco Lauretta che con il titolo Bagnanti, riti, mattanze introduce lo spettatore lungo un viaggio dove i generi figurativi, i temi del culto e del sacro ma soprattutto la vita e la morte, parlano di Storia, di storia dell’arte e di uomini e donne che hanno agito lungo le strade del rinnovamento, declinando volutamente su un discorso che demolisce la pittura per ricostruirla nell’attualità. Non casualmente Gaglianò descrive l’agire di Lauretta sulle tele con queste parole: “il pennello è come un’ascia che apre ferite attraverso cui l’immagine respira, il colore torna umido, lucente di olio, la pittura si spalanca sul tempo che la attraversa” lasciando spazio, in tal senso, all’idea di un fare capace di mostrare tanto il rapporto di intimità che l’artista intrattiene con il mezzo, quanto la sua assoluta corporeità e fisicità che nasce, come è facile intuire, dallo speciale legame che Lauretta intrattiene con la terra natia. La Sicilia è, infatti, esplorata in tutte le sue pieghe, tra stereotipi e inaspettate rivelazioni, tra acre bellezza, paesaggi marini, umane fatiche e sacre devozioni. Il tutto immerso in una poetica della luce che attraversa ogni singola opera rendendo ciascuna un tassello fondamentale di un discorso generale, quel particolare che rende universale tutta la sua opera.Bagnanti, riti, mattanze non è un percorso preordinato ma una traccia di lettura della mostra, dove muoversi per guardare, riflettere e ripensare ma soprattutto immaginare.
La grandissima parte delle opere in mostra è stata realizzata espressamente per questa occasione, in un progetto unitario pensato da Francesco Lauretta per la Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture.
Si prosegue a Palazzo Clemente con la mostra dell’artista iraniana ma da quasi venti anni in Italia, Aryan Ozmaei che con il titolo Grounds, serie realizzata dal 2020 e ancora in corso, chiarisce sin da subito il suo personale rapporto con la pittura, intriso intimamente di entrambe le culture. Se da un lato Asia ed Europa, razionale e onirico, maschile e femminile, interno domestico e paesaggio, mistico e quotidiano coesistono in ciò che Pietro Gaglianò, nel testo in catalogo che accompagna la mostra definisce:
“finzione verosimigliante di un paesaggio che non esiste […] spazio della mente”, dall’altro è proprio in questo spazio, incalza il curatore, che “si può provare a leggere […] una rappresentazione della condizione umana, con l’impegno di superare il limite di una collocazione geografica, di una definizione restrittiva”. In tal senso, quell’equilibrio fra forme e colori così ricercato dall’artista e sua peculiare cifra espressiva, definisce un rapporto con la pittura tanto personale quanto universale, dove figure mitologiche ed elementi storici s’intrecciano offrendo al pubblico un’esperienza di emozione e di conoscenza che va oltre gli stereotipi. Grounds, presso Palazzo Clemente, è presentato per la prima volta in assoluto alla Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture ed è anche la prima personale istituzionale di Aryan Ozmaei.
Castelbasso 2022 inizia, dunque, con le mostre mentre il primo appuntamento musicale è in programma con Mario Venuti che propone il suo TROPITALIA TOUR, venerdì 29 luglio, alle 21.30. Il programma completo di Castelbasso 2022 è consultabile sul sito della Fondazione Malvina Menegaz per le arti e le culture al seguente link https://www.fondazionemenegaz.it
Francesco Lauretta (1964) sperimenta l’installazione, la performance, il video e dal 2003 lavora a una ridefinizione della pittura come linguaggio e su quella del pittore come condizione esistenziale, esplorando le tecniche, i processi, gli esiti formali, le deviazioni, i limiti e i possibili fallimenti. Dal 2010 è al lavoro su “I racconti funesti”, una serie di allegorie in cui esercita la scrittura come strumento per la comprensione della sua ricerca. Recentemente ha dato inizio ad un progetto sulla libertà e l’invenzione comprendendo la pittura come fondazione di mondi, immensi e possibili. Dall’ottobre del 2017 con Luigi Presicce inventa la Scuola di Santa Rosa, libera scuola del disegno, a Firenze. Le più recenti mostre personali: al MAC di Lissone, Tenuta dello Scompiglio, Vorno (Lu), Fondazione Rossini, Briosco (MB), galleria Giovanni Bonelli, Milano, Galleria d’Arte Moderna, Palermo. Tra le molte mostre collettive in Italia e all’estero si ricordano: Paso Doble alla Fondazione Malvina Menegaz, Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno, Palazzo Riso a Palermo, Frigoriferi Milanesi a Milano, Macy Art Gallery, New York, oltre alla partecipazione a progetti speciali realizzati da collettivi di artisti e curatori.
Aryan Ozmaei è nata a Tehran (Iran), dove ha frequentato la Azad Art and Architecture University, laureandosi in pittura. Ha successivamente frequentato l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove si è trasferita nel 2002, conseguendo la laurea in pittura e poi la specializzazione in Arti visive e linguaggi multimediali. La sua attività recente ha compreso la mostra personale A studio abroad presso SRISA Project Space a Firenze a cura di Pietro Gaglianò; la partecipazione alle mostre collettive: If it is untouchable it is not beautiful per la Galleria Monitor di Roma; Forme uniche nella continuità dello spazio, a cura di Luigi Presicce, per la Galleria Rizzuto di Palermo. Tra le collettive più recenti ha partecipato a La luna è vicina, curata da Saverio Verini, a Pereto (AQ) in occasione della ”Straperetana 2019” e a Paso Doble, alla Fondazione Malvina Menegaz di Castelbasso, nel 2021.
Pietro Gaglianò (1975) è critico d’arte e curatore indipendente. Dopo la laurea in architettura ha approfondito il rapporto tra l’estetica del potere e le contronarrazioni agite dall’arte, prediligendo il contesto urbano e sociale come scena dei linguaggi contemporanei, con una particolare attenzione per i sistemi teorici della Performance Art. Nei suoi libri e nelle sue mostre è centrale la sperimentazione di formati ibridi tra arte e scienze sociali per coltivare la percezione politica dello spazio pubblico e della comunità. Su questo tema ha pubblicato, oltre a numerosi saggi, Memento. L’ossessione del Visibile (Postmedia Books, 2016). Insegna in istituzioni italiane e statunitensi ed è attivo in progetti e reti internazionali che sperimentano pratiche di arte e educazione non formale per l’inclusione sociale e contro la discriminazione. Sulla pedagogia radicale ha pubblicato La sintassi della libertà. Arte, pedagogia, anarchia (Gli Ori, 2020).
*Nella foto in evidenza: Francesco Lauretta, Pasavento con Festivale, 2021
Fonte: Ufficio stampa Castelbasso 2022 – RP//Press