Non solo disservizi e malasanità, ma vere e proprie “assenze” di servizi, anche di quelli essenziali.
Le scelte di privatizzazione della sanità pubblica effettuate nei decenni passati non hanno sortito l’effetto dichiarato, ovvero quello di rendere più efficiente e qualitativamente migliore l’offerta delle prestazioni. E se dico “dichiarate” è perché penso che tra le motivazioni addotte dagli amministratori pubblici che hanno proditoriamente scelto di affossare la sanità pubblica, quella di migliorarne la qualità era solo una scusa atta a coprire ben altri interessi.
La sostanziosa torta da dividere tra i privati, pronti a cannibalizzare le risorse destinate alla copertura dei fabbisogni sanitari, così sottratta alla gestione pubblica, era forse l’unica vera motivazione che ha spinto a concedere ai privati tutti i servizi, anche quelli essenziali.
Ed è così che se oggi ci troviamo a dover effettuare una visita specialistica, siamo costretti a rivolgerci alle strutture private che, tanto per ricordarci il loro essere aziende esclusivamente commerciali, erogano solo quelle a più alto valore aggiunto.
Infatti, molti esami e visite specialistiche, che gli ospedali privati trovano poco appetibili dal punto di vista commerciale, non sono erogati. Sarà capitato anche a voi di sentirsi rispondere che per quel tale esame “non c’è disponibilità”. Un modo carino per dire che quel particolare esame o visita non la facciamo perché non ci conviene, non frutta abbastanza.
Allora cerchiamo di girare la medesima richiesta alle strutture pubbliche, che intanto sono state rese inefficienti dai tagli delle spese alla sanità e da una gestione mal sopportata da quegli stessi amministratori pubblici che sono l’espressione di interessi privati. Ma anche qui ci sentiamo rispondere che il servizio non ha disponibilità o, al meglio, che per tale servizio è possibile ottenere una prenotazione tra quindici mesi!!! Insomma, quel determinato servizio non è accessibile affatto. Eppure, a chi deve curarsi quel maledetto servizio servirebbe eccome!
Scelte. Scelte discutibili. Scelte disgraziate.
Quella di portare un servizio sociale qual è la sanità nell’alveo della convenienza economica è una scelta scellerata che non tiene in alcun conto il valore sociale della sanità.
Questo è ciò che ha comportato il “piatto ricco mi ci ficco” preso a modello dai privati che, grazie alla “complicità” di quei politici che non hanno solo permesso, ma l’hanno addirittura programmata e realizzata, ci porta fino alle storture odierne.
In conseguenza della scelta di abbandonare la sanità pubblica per favorire gli amici privati, anche la medicina di base é allo sbando.
Tant’è che, in molti territori (chi scrive vive in Lombardia), mancano i medici di base, da anni.
Si proprio così. Incredibile ma vero. I medici di base pensionati non sono stati tutti avvicendati e il loro posto viene coperto da sostituti temporanei che si succedono periodicamente nella funzione di medici di famiglia. Medici di famiglia che le famiglie non le conoscono proprio. Fenomeno questo che, purtroppo, non riguarda solo i sostituti, ma anche i medici titolari.
In Lombardia sono pochissimi i medici che si concedono una visita domiciliare.
Anzi, è già una impresa contattare il medico, trincerato dietro uno studio associato, del quale spesso è impossibile riuscire ad avere la linea telefonica per potere prenotare una visita o avere una ricetta. Ricetta che si deve chiedere ad una segretaria che si occupa di uno studio dove “lavorano” anche cinque medici (1.200 pazienti per 5 medici sono 6.000 pazienti che gravano su una segretaria). Studio che non ha neanche una casella di posta elettronica alla quale far pervenire l’esito di un esame. Pertanto il paziente, qualunque sia il suo stato di salute, deve recarsi nello studio per prenotare un appuntamento con il medico, visto che il medico non riceve senza appuntamento, e quindi ritornarci quando c’è la disponibilità. Far pervenire l’esito dell’esame o la richiesta di visita direttamente al medico è impossibile, quando il medico non dispone di un telefono o una casella di posta elettronica.
Medico che, avendo tanto altro da fare in altre strutture private, ricava solo 16 o 17 ore la settimana per i pazienti del SSN, e ad orari completamente diversi per ogni giorno della settimana.
In sostanza, non sono i medici al servizio dei pazienti, ma i pazienti che si devono adeguare alle necessità del medico!!
Naturalmente di controlli da parte di chi dovrebbe vigilare sullo sfacelo in atto non se ne parla. Tanto non interessa a nessuno. Così i medici di base continuano a farsi i fatti loro e percepire comunque uno stipendio. Cosa impensabile in uno Stato di Diritto.
Siamo ormai ai diritti negati. E a negarli sono proprio quella categoria che dovrebbe affrontare la propria attività come una missione. L’esempio di eroismo di pochi, che durante la pandemia in qualche occasione ci hanno pure lasciato la vita, serve solo a coprire le malefatte di molti che approfittano del vuoto di controlli per permettersi di non ricevere un proprio paziente per oltre un anno da un intervento oncologico!!
Quando finirà tutto ciò? Probabilmente quando ci sarà una vera presa di coscienza da parte della gente che reclamerà un cambio della classe politica. Una svolta nella politica sanitaria che, ad onor del vero, vedo molto lontana.
Oppure quando la gente, stanca, comincerà a far fioccare le denunce alla magistratura. Così da costringere chi ha il compito della gestione e controllo della sanità pubblica, e si è assopito di fronte alle manchevolezze dei singoli, a risvegliarsi e agire, magari infastidito dal lavoro che dovrà svolgere, ma comunque costretto a fare il suo dovere.