A fronte di 16 milioni di cittadini che non pagano le tasse, ci sono 11 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà. Davvero i crediti non riscossi dalla Agenzia delle Entrate sono tutti frutto della furbizia di evasori conclamati?
I dati riferiti dal direttore delle Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, nella sua recente audizione alla Camera dei Deputati, sui crediti non riscossi, sono veramente preoccupanti e da analizzare, secondo me, in una ottica diversa da quella generica di “tasse non pagate da evasori”.
In 22 anni ci sono cartelle esattoriali da riscuotere pari a 1.100 miliardi, che, se incamerati, per curiosità, coprirebbero il 40% dell’ammontare del debito pubblico nazionale, arrivato a 2.700 miliardi.
Una centrale di crediti ingestibile, unica nel mondo occidentale.
Si è cercato di sfoltire le vecchie cartelle, con la “pace fiscale” o condoni, ma ogni anno si aggiungono 70 miliardi di crediti, a fronte di 10 miliardi riscossi. Un circolo vizioso che gli 8.000 dipendenti dell’Agenzia delle Entrate non riescono a gestire sufficientemente.
La soluzione sarebbe di cancellare i debiti vecchi di oltre 5 anni, in gran parte inesigibili, ma questo metterebbe in difficoltà i Comuni, per i loro bilanci, che tengono conto dei crediti.
Altra soluzione proposta è quella di aumentare i poteri di riscossione, attraverso una gestione informatica. Ma immaginiamo cosa succederebbe sulla tenuta del sistema giudiziario italiano se metà dei debitori, pari a 16 milioni di cittadini, agisse in contenzioso?
Ma la riflessione è che si parla di evasori.
Certo, i furbi ci sono.
Ma quanti invece non possono permettersi di pagare mutui o affitto, bollette e tasse, mantenere una famiglia o mantenersi, con gli stipendi bassi di tantissimi lavoratori.?
Abbiamo visto quanto servano le pensioni dei nonni ad aiutare figli e nipoti. Ma quando i nonni non ci sono più?
Quanti vicini di casa conosciamo che versano in difficoltà?
Penso che gran parte dei 16 milioni di italiani, debitori con il Fisco, facciano parte di quella fascia povera che le statistiche conteggiano in 11 milioni di persone, tra disoccupati e occupati in maniera instabile.
La pandemia sta aggravando la situazione. I poveri aumentano. Quindi non parliamo più di evasori in senso ampio. Non è giusto. Oltre il danno, anche l’offesa?
Evasore è colui che viene scoperto che evade le tasse, ma che è capiente.
Parliamo di concittadini che sono infelici, arrabbiati, amareggiati perché vivono in un mondo difficile, pieno di sacrifici, ai quali deve andare la nostra solidarietà e supporto.
Magari anche quello dello Stato.