La mostra dell’artista libanese naturalizzata italiana Vivianne Bou Kheir, inaugurata lo scorso 13 marzo e promossa dal Comune, è Nour, luce in arabo, sintetizza il ruolo salvifico di cui l’arte si investe in questa epoca così difficile per l’umanità.
La mostra nasce dall’incontro tra il vissuto e la sensibilità di Vivianne Bou Kheir e Monte Vidon Corrado, luogo fortemente intriso della poetica liciniana. È Amalassunta “garantita d’argento per l’eternità” ad affascinare Vivianne e a suggerirle il tema della luce quale file rouge delle opere site specific esposte.
Sul suolo del Libano si è sedimentato nei millenni un mosaico di civiltà, di lingue, di religioni, di tradizioni: un lembo di terra affascinante, travagliato da profondi conflitti. Su questa originaria cultura proteiforme si è innestata la formazione svolta da Vivianne in Italia e l’incontro con la complessità dell’arte occidentale. Il sincretismo estetico è una cifra immanente alla creatività della Bou Kheir, il suo universo creativo è in costante espansione, diramato in una pluralità di codici espressivi che spaziano dalla pittura all’incisione, dal mosaico alla ceramica.
La ceramica è il medium scelto dall’artista per questa esposizione: un saper fare arcaico, ancestrale, declinato in una assidua, personalissima sperimentazione di materiali e tecniche, aperto a contaminazioni con linguaggi contemporanei come l’installazione e la fotografia.
La ceramica Raku è forgiata in piccole, semplici ciotole, in raffinati vasi smaltati con gli ossidi metallici, impreziositi da iridescenze, craquelure, con inusitati inserti di fili di rame. Di ceramica e carta (paperclay) sono i delicatissimi, candidi trafori di gusto orientale.
E ancora di ceramica è l’installazione nella prima sala: in basso, su steli di ferro affondati in sezioni di tronchi si ergono fiori stilizzati, decorati con cifre di un misterioso alfabeto memore degli ornamenti calligrafici islamici. In alto, campeggiano sulla parete, come un’emanazione levitante, i moduli quadrati di carta realizzata a mano dall’artista: hanno la consistenza di nuvole luminose con l’anima in ceramica policroma. L’istallazione è un frammento di universo “ricreato” dove posare lo sguardo e riflettere sul senso del fare arte, in particolare in questo difficile momento storico.
Vivianne ha vissuto su di sé la portata catartica dell’arte: c’è il dialogo con il fuoco, Nar in arabo, alla base della sua scelta di dedicarsi alla lavorazione della ceramica. Il culto del fuoco ha radici antichissime ed è legato alla valenza spirituale della luce. Il fuoco è vita, immagine del Sole, è stato considerato per secoli una forza occulta della natura che tutto penetra e tutto trasforma. Il fuoco è disfacimento, purificazione, sublimazione, il motore della rigenerazione della natura. Una notte il fuoco si è portato via la madre di Vivianne e lei ha curato il suo dolore con l’arte, ripartendo proprio dal fuoco trasformato da forza distruttiva, portatrice di morte, in energia creativa, capace di generare nuova vita.
Con questa mostra dedicata alla ceramica accesa di colori, di bagliori, di luminescenze, Vivianne intende condividere l’esperienza dell’arte intesa come chiave di lettura simbolica del presente e insieme come dimensione possibile, come strada da percorrere per superare la sofferenza.
Nella seconda sala la ceramica dialoga con il legno: ancora il Libano, la biblica terra dei cedri, ricordato dalle cromie vivaci dei bassorilievi astratti. Vivianne non usa acrilici e prepara da sé i colori, inoltre disegna i cavalletti in ferro, uno diverso dall’altro, che diventano parte integrante dell’opera. La simbologia del fuoco torna nei pannelli a rilievo dipinti con i colori caldi, animati da un moto ascensionale a cui si oppongono i pannelli turchesi riferibili all’acqua, che si espande orizzontalmente andando a riempire ogni spazio vuoto, rinsaldando ciò che il fuoco dilata. Dischi dorati si accendono in quasi tutti i rilievi a rappresentare la luce che intride la materia di spiritualità, bagliori che ci attraggono oltre la superficie.
La mostra sarà aperta fino all’1 maggio il sabato e la domenica dalle 16.30 alle 19. Per info 334 9276790.
Fonte: Comunicazione – Centro Studi Osvaldo Licini, Monte Vidon Corrado (FM)