Il MAC Museo d’Arte Contemporanea di Lissone presenta REPLAY – Installazioni context- specific e incontri sulla museologia del contemporaneo, un progetto a cura di Francesca Guerisoli che prevede un’ampia riflessione della durata di un anno.
Un progetto a cura di Francesca Guerisoli che prevede un’ampia riflessione della durata di un anno sulla collezione dello storico Premio Lissone e sul suo allestimento nella Sala Gino Meloni al piano interrato del museo. L’obiettivo di REPLAY è di rinnovare l’attenzione nei confronti della collezione permanente del Premio, innescando riflessioni sui valori dell’opera d’arte, le modalità di allestimento, di fruizione, la mediazione culturale e il collezionismo.
Da novembre 2021 a novembre 2022, la Sala Gino Meloni vedrà succedersi quattro interventi context-specific di artisti contemporanei che svilupperanno singole installazioni a partire dalle specificità della collezione e dall’allestimento del Premio Lissone, a cui si affiancheranno di volta in volta due incontri a tema con esperti del mondo dell’arte e della cultura.
REPLAY esordirà con Flavio Favelli e l’installazione ambientale Casematte (dal 19 novembre 2021 al 29 gennaio 2022), accompagnata da due conferenze condotte dalla direttrice artistica del MAC Francesca Guerisoli: con Lorenzo Balbi, direttore artistico MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, il 17 dicembre 2021 alle ore 18.00 e con Francesca Comisso, storica dell’arte, docente e curatrice indipendente, il 14 gennaio 2022 alle ore 18.00.
Il titolo della rassegna, REPLAY, allude al rimettere in gioco, reinterpretare, agire; un ri- giocare per riordinare, risistemare, ricomporre: una serie di azioni dinamiche atte a rivalorizzare la collezione del Premio Lissone in modo sempre più inclusivo e al passo con le esigenze della società. Il confronto continuativo messo in atto da REPLAY toccherà temi cari a gran parte dei musei che hanno una collezione permanente e contestualmente producono e/o promuovono arte contemporanea. Gli interventi artistici e i talk sono pensati, perciò, anche per generare un dibattito che interessi non solo il MAC, ma tutti quei musei che presentino caratteristiche comuni, con l’idea di fare sistema, comunità di pensiero, dialogo con il pubblico, andando oltre il proprio territorio geografico di riferimento.
Al termine di REPLAY verrà pubblicato un libro che si svilupperà sia come catalogo delle quattro installazioni artistiche sia come antologia degli scritti dei relatori coinvolti.
Casematte è una installazione inedita di Flavio Favelli che si propone di stimolare un dibattito sull’idea di collezione e collezionismo dell’arte, nonché sullo spazio museale destinato alla collezione dello storico Premio Lissone.
Casematte è anche l’opera di esordio di Flavio Favelli al MAC, artista che non ha mai esposto in questa città. Il suo lavoro appare particolarmente interessante per un museo come il MAC e le sue collezioni d’arte e di design, in quanto comprende una vasta serie di opere in cui riutilizza arredi e oggetti di tempi e per usi diversi, assemblandoli e creandone delle sculture e installazioni, a volte conferendo loro una nuova funzione d’uso.
Al centro del progetto context-specific Casematte si pone la collezione permanente storica del Premio Lissone, manifestazione che ebbe un importante riscontro in Europa e che richiamò qui, dal 1946 al 1967, diversi tra i più noti artisti contemporanei del tempo. Attualmente, tale collezione è allestita come quadreria, con opere poste l’una accanto e sopra l’altra, le cui didascalie di accompagnamento vengono tutte raggruppate in un unico pannello collocato su una parete laterale.
Osservando lo spazio della sala espositiva, Flavio Favelli ha pensato ad una scelta decisa e radicale nel tentativo di cambiare la percezione dello spazio. L’intervento consiste nell’installare tre composizioni/costruzioni simili – Casematte, appunto –, analoghe per dimensione, che si vanno a configurare come dei “monolite”. I tre blocchi sono costituiti dalle tipiche cassette di plastica utilizzate per trasportare le bottiglie di acqua minerale, oggetti che l’artista raccoglie e colleziona da tempo. Uno dei due blocchi è di colore rosso, composto da cassette “Igea Catanzaro”, ditta ormai scomparsa; gli altri sono costituiti da diversi tipi di cassette, con marchi e colori differenti.
Scrive Flavio Favelli: le cassette portabottiglie di bibite e di acqua sono oggetti apparentemente banali: sono una delle poche cose non vendibili perché appartengono alla ditta che le produce. In ognuna c’è sempre scritto proprietà privata o tutelata o perseguibile ai termini di legge.
Fanno parte di una strana categoria di prodotti inalienabili e si possono reperire solo quando sono abbandonati. Hanno colori netti e loghi e nomi poco marcati, creando uno strano equilibrio fra oggetto di industria e qualche libertà estetica. Sono parte del paesaggio Italiano. Sono oggetti che testimoniano, con un semplice segno pubblicitario del recente passato, un complesso mondo di ricordi e immagini che l’Italia, nell’età moderna, ha saputo inventare. In particolare, il logo del marchio Igea, figura mitologica greca, rappresenta un mondo oramai svanito di piccole presenze locali ed indipendenti, un tempo scomparso, dove la storia creativa del Bel Paese si traduceva in prodotti e pubblicità.
La storia moderna non è più costituita dall’arte, ma dai prodotti e dalle merci. C’è anche un sottile filo fra l’oggetto cassetta, banale, reietto, ma cosa tutelata e l’opera d’arte: entrambi hanno uno status particolare, hanno uno statuto ontologico diverso dagli altri oggetti.
Alle pareti ci saranno dei “quadri”, composizioni di cartone con smalto oro, che, con le cassette, contribuiscono ad affermare una specie di idea di terzo paesaggio rivisitato, rimaneggiato, sofisticato, dove il segno dell’imballaggio, della scatola, degli oggetti dell’industria, diventano soggetti. Il contenitore diventa così contenuto, mostrando un immaginario articolato.
Alcune plafoniere al neon daranno luce all’ambiente, che escluderà la classica illuminazione da galleria.
Flavio Favelli è nato a Firenze nel 1967, vive e lavora a Savigno (Bologna).
Dopo la Laurea in Storia Orientale all’Università di Bologna, prende parte al Link Project (1995-2001). Partecipa alla residenza TAM a Pietrarubbia diretta da Arnaldo Pomodoro nel 1995 e al Corso Superiore di Arte Visiva della Fondazione Antonio Ratti di Como con Allan Kaprow nel 1997. Ha esposto con progetti personali al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci a Prato nel 2005, al Projectspace 176 a Londra nel 2006, alla Fondation Antoine de Galbert a Parigi nel 2007, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino nel 2008, al Museo Marino Marini a Firenze nel 2009, al Museo Riso a Palermo nel 2010, al MACRO di Roma e al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, nel 2011, alla Maison Particulière a Bruxelles nel 2014, al MAXXI nel 2015 a Roma. Ha progettato e realizzato Sala d’Attesa nel Pantheon di Bologna all’interno del Cimitero Monumentale della Certosa nel 2008, che accoglie la celebrazione di funerali laici. Ha partecipato a due Biennali di Venezia: la 50ma (“Clandestini”, a cura di Francesco Bonami) nel 2003 e la 55ma (“Vice versa”, Padiglione Italia a cura di Bartolomeo Pietromarchi) nel 2013. Nel 2015 l’opera Gli Angeli degli Eroi viene scelta dal Quirinale e dal Ministero della Difesa per rappresentare i militari caduti nella ricorrenza del 4 Novembre. Nel 2017 produce il progetto Serie Imperiale col supporto dell’Italian Council. Nel 2021 l’opera I Maestri serie Oro è commissionata e acquistata dalla Fondazione Torino Musei GAM mediante il Piano Arte Contemporanea del Ministero. Ha al suo attivo più di venti monografie e ha scritto per il quotidiano La Repubblica edizione di Bologna e per le riviste Doppiozero, Exibart e Artribune.
Fonte: Ufficio stampa Sara Zolla