Liv Ferracchiati sceglie Čechov per approfondire il meccanismo che lega, in un artista, intuizione, scrittura e vita. Lo spettacolo, premiato con una menzione speciale al 48° Festival internazionale del Teatro di Venezia 2020, dove ha debuttato in prima assoluta, è ora in scena al Piccolo Teatro Grassi, dal 9 al 14 novembre.
Nella tenuta di Anna Petrovna, d’estate, si consuma la storia del maestro elementare Platonov, incline all’alcool, conteso tra quattro donne: la moglie Sasha, la padrona di casa, la moglie del figliastro di costei, Sof’ia, e una giovane collega. Scritta da Čechov intorno ai vent’anni, la commedia fu pubblicata postuma.
«Come può un’opera d’arte influenzare una vita? – si chiede Liv Ferracchiati –. Platonov, inteso come testo drammaturgico, sempre e solo letto, mai pensato da rappresentarsi, per me è stato un incontro. Negli anni ho continuato a pensare al suo personaggio principale, alle sue fragilità, al suo fascino che è una voragine e alle altre figure che ruotano intorno a lui. Figure che, in qualche modo, sono entrate a far parte del mio immaginario. Il confronto con la tipologia umana di Platonov è stato un dialogo con una vera e propria materia organica. Insomma, una lettura ha influenzato una vita, la mia. Trovavo rifugio nell’inazione di Platonov, nella sua paralisi tra attrazione e repulsione, tra paura ed eccitazione, nel suo non agire e nel suo sottrarsi. Nel non scegliere tra le quattro donne che gli si offrono, come se ognuna potesse dare una soluzione alla sua esistenza. Non sceglie perché, alla fine, non si può. Come si può scegliere solo una possibilità? Una definizione identitaria non fluida? E come si argina, allora, il Caos liberato se questo può portare, come accade a Platonov, all’autodistruzione? Tutto è confuso, imbrogliato, forse conviene osservare con indulgenza Platonov, perché nei suoi slanci, nelle sue miserie, nelle sue paure e nei suoi inconsolabili dolori, ritroviamo i nostri».
Fonte: Ufficio stampa Piccolo Teatro Milano