La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino ospita per la prima volta nei suoi spazi una grande retrospettiva dedicata all’opera di Giovanni Fattori (Livorno 1825 – Firenze 1908), uno dei maestri assoluti dell’Ottocento italiano.
Giovanni Fattori, uno dei maestri assoluti dell’Ottocento italiano, seppe interpretare in modo originale e innovativo tanto i temi delle grandi battaglie risorgimentali quanto i soggetti legati alla vita dei campi e al paesaggio rurale acui seppe infondere,analogamente ai ritratti, nuova dignità e solennità.
La mostra “Fattori. Capolavori e aperture sul ‘900”,che apre al pubblico dal 14 ottobre per proseguire fino al 20 marzo 2022, è organizzata e promossa da GAM Torino – Fondazione Torino Musei e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE in collaborazione con l’Istituto Matteucci eil Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno.
Il percorso espositivo, che presenta oltre 60 capolavori dell’artista livornese, tra cui tele di grande formato, preziose tavolette e una selezione di acqueforti, si articola in nove sezioni e copre un ampio arco cronologico che dal 1854 giunge al 1894, dalla sperimentazione macchiaiola e da opere capitali degli anni Sessanta e Settanta fino alle tele dell’età matura, che ne rivelano lo sguardo acuto e innovatore, capace di aperture sull’imminente ’900.
Le curatrici del progetto, Virginia Bertone (Conservatore Capo della GAM) e Silvestra Bietoletti (Storica dell’arte, specialista di pittura toscana dell’Ottocento), affiancate dal Comitato scientifico composto da Cristina Acidini, Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca, hanno concepito un articolato progetto espositivo dove si succedono, secondo una scansione cronologica e tematica, le opere del maestro la cui vicenda artistica seppe incontrare, già nel corso dell’Ottocento, anche il gusto dei torinesi, come testimonia la presenza di Fattori alle mostre allestite in città – sia alle manifestazioni annuali della Società Promotrice di Belle Arti di Torino sia alle Esposizioni Nazionali – dalla primavera del 1863 e fino al 1902.
A concludere il percorso sonoalcune opere emblematiche di allievi di Fattori e di artisti influenzati dalla suggestione della sua pittura – Plinio Nomellini, Oscar Ghiglia, Amedeo Modigliani, Lorenzo Viani, Carlo Carrà, Giorgio Morandi – a testimonianza della lezione che il maestro livornese seppe stimolare nella pittura italiana del Novecento.
Ad arricchire la mostra è un suggestivo video che racconta i luoghi, le vicende umane e le relazioni artistiche che hanno accompagnato la vita del maestro attraverso le parole dello stesso Fattori, desunte da lettere e documenti d’epoca. Un viaggio nel viaggio, che vuole avvicinare il visitatore all’artista livornese la cui indole fu schiva eppure così carismatica da influenzare future generazioni di artisti.
Nella primavera del 1863 Giovanni Fattori inviava alla mostra della Società Promotrice di Belle Arti di Torino la sua Ambulanza militare (Episodio dell’indipendenza italiana del 1859). Per presentarsi per la prima volta al pubblico torinese, l’artista aveva voluto riproporre il soggetto de Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta che gli aveva assicurato la vittoria al Concorso Ricasoli, tappa fondamentale per l’avvio della sua carriera artistica.
La presenza di Fattori alle mostre allestite nella capitale subalpina – sia alle manifestazioni annuali della Promotrice sia alle Esposizioni Nazionali – si sarebbe ripetuta con cadenza regolare fino al 1902. Tra i suoi primi estimatori è il torinese Marco Calderini, brillante allievo di Antonio Fontanesi e autorevole animatore della scena culturale cittadina, che entra in contatto con lui per l’acquisto di una cartella di litografie, a testimonianza di un vivo apprezzamento anche per la sua opera grafica.
Nel corso dei primi anni del Novecento, l’attenzione per l’opera di Fattori si intensifica sino a divenire il modello di un nuovo “ideale classico”: furono allora autorevoli collezionisti, come l’imprenditore Riccardo Gualino, ad arricchire le proprie raccolte con capolavori come il Ritratto della seconda moglie, conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze e presente in mostra.
Nel 1930, anno in cui aveva assunto la direzione del Museo Civico di Torino, Vittorio Viale riuscì ad assicurare alle collezioni torinesi la preziosa tavola Gotine rosse, dipinto appartenuto alle collezioni fiorentine di Giovanni Malesci e poi di Mario Galli e oggi custodito alla GAM. E proprio la vicenda dell’acquisto di Gotine rosse offrirà lo spunto per sottolineare la fortuna di Fattori e di altri artisti toscani dell’Ottocento a Torino nel segno di Lionello Venturi.
Il percorso prende avvio dagli anni del Caffè Michelangiolo, con le prime sperimentazioni e i primi successi, per giungere al periodo livornese con le riflessioni sulla “macchia”. In queste prime due sezioni si mette l’accento sullo stile della “macchia” che comporta la stesura di vere e proprie macchie di luce/colore sulla tela, in contrapposizione tra loro. I volti perdono i dettagli, per una resa che appare volutamente approssimativa. Il personalissimo stile di Fattori trova spazio in capolavori straordinari, per la qualità della resa formale e il tono alato di poesia, come il Ritratto della prima moglie Settimia Vannucci, e come Costumi livornesi e le Macchiaiole, composizioni solenni di semplici scene rurali, fondate sulla sapiente rilettura delle regole metriche del Quattrocento toscano e sugli esiti delle sperimentazioni della macchia.
La terza sezione offre un approfondimento sui temi di soggetto militare. Sono esempi altissimi dell’opera di Fattori che, in un crescendo emozionale, porta a soffermarsi su Militari e cavalli in pianura, Soldati abbandonati, Il muro bianco (In vedetta).
Il livello elevato della resa pittorica e delle soluzioni compositive impronta anche scene ambientate negli accampamenti, come i tre dipinti raffiguranti momenti di sosta della vita dei soldati; quadri emotivamente meno impegnativi, comunque in grado di suggerire con interezza gli stati d’animo di quei militari grazie alla bravura dell’artista nell’infondere carattere di verità ai personaggi e alle situazioni.
Nella sezione successiva la mostra si concentra su temi e soggetti legati all’Italia postunitaria. La maestosità di paesaggi animati quasi solo da animali, se non per la sporadica presenza di uomini al lavoro, diventa soggetto ricorrente della poetica di Fattori, come testimoniano Bovi e bifolco in Arno e Cavalli al pascolo, indicativi della nuova maniera dell’artista di confrontarsi con la natura. In un caso come nell’altro, è la straordinaria sensibilità di Fattori a suggerire, attraverso il dinamismo dei rapporti prospettici e la meditatissima condotta della pennellata, la “verità” dell’immagine, coinvolgendo emotivamente lo spettatore.
La mostra continua in andamento diacronico con il periodo della partecipazione di Fattori alle Esposizioni –siamo negli anni Ottanta dell’Ottocento – per ritornare poi al mondo rurale e ai suoi protagonisti, con la sesta sezione, ai soggetti del naturalismo agreste tanto caro ai pittori toscani, ma con un linguaggio severo e meditato, che gli permette di infondere verità e forza epica alle vite umili dei contadini, proprio come a quelle dei soldati. Sono di questo periodo i dipinti La strada bianca, con la figura di donna che incede lenta e maestosa volgendo le spalle allo spettatore, Gotine rosse, struggente profilo infantile acquistato per la Galleria d’Arte Moderna di Torino nel 1930, il Ritratto di buttero, eseguito sull’onda del fascino suscitato nell’artista dalla Maremma e dai suoi abitanti rudi e dall’aspetto primitivo.
Una sezione, la settima, è dedicata all’incisione all’acquaforte, per la quale sono stati scelti fogli limitati nel numero, ma molto rappresentativi, tutti conservati nel Museo Fattori di Livorno. La serie, costituita da tirature originali eseguite in un tempo compreso tra la fine del nono decennio dell’Ottocento e le soglie del nuovo secolo, riguarda essenzialmente temi rurali.
La pittura come spazio mentale e il respiro della Maremma è il tema dell’ottava e penultima sezione: la Maremma, terra amata per la sua natura selvatica, intatta e inesplorata, per la forza e l’umiltà degli uomini e degli animali che la abitavano; “quasi una sorta di affettuosa identificazione con la propria indole, che permise fino all’ultimo a Fattori di ricercare maniere innovative per rappresentare la sua idea del ‘vero’”, come ricordano le curatrici della mostra Virginia Bertone e Silvestra Bietoletti.
Infine, l’ultima sezione, la lezione di Fattori: alcuni essenziali dipinti esemplificativi dell’importanza che la pittura di Fattori ebbe per il rinnovamento del linguaggio figurativo nel Novecento. In esposizione opere di artisti che furono allievi di Fattori o che ebbero la possibilità di apprenderne la lezione in maniera diretta: Plinio Nomellini, Oscar Ghiglia, Amedeo Modigliani e Lorenzo Viani; e due dipinti, di Carlo Carrà e di Giorgio Morandi, conservati alla Galleria d’Arte Moderna di Torino, paradigmatici dell’influenza sull’arte moderna che la riscoperta critica dell’artista ebbe all’indomani della Prima Guerra Mondiale.
Fonte: Ufficio stampa Fondazione Musei Torino