Appuntamento nel rinnovato Museo per un’esperienza di fruizione da non perdere, tra le 300 fotografie esposte. Spazio anche ad una sezione permanente dedicata a Luigi Ghirri.
Reggio Emilia è una delle mete da non perdere in questo autunno, e non solo per gli appassionati di fotografia. La città, conosciuta a livello internazionale per il festival Fotografia Europea, a sua volta erede di una lunga e sperimentale tradizione di pratica fotografica, ha di recente inaugurato i nuovi allestimenti di Palazzo dei Musei, che proprio alla fotografia dedicano un’intera sezione. Il rinnovato secondo piano, uno spazio tutto da scoprire e ammirare riprogettato dall’architetto Italo Rota con il contributo di un team di conservatori e curatori delle collezioni, si presenta come un museo sorprendentemente moderno capace di proiettare la città di Reggio Emilia in una dimensione dal respiro internazionale che, al contempo, non rinuncia a valorizzare il patrimonio locale, dimensione che, al contrario, risulta arricchita grazie alla creazione di inedite prospettive che invitano il visitatore ad approcciarsi all’archeologia, alla paleontologia, alle scienze, alla pittura e alla fotografia.
Articolati su più livelli di lettura, gli allestimenti sono capaci di parlare sia ad un pubblico qualificato, sia al visitatore della domenica che desidera conoscere, o anche solo vedere, la bellezze della città e che, percorrendo gli spazi espositivi del nuovo Museo, non potrà non farsi coinvolgere dalle numerose sinestesie pensate da Rota e realizzate attraverso un sapiente gioco di contaminazioni continue che, attraverso colori, suoni, immagini e diorami, offrono un’esperienza di fruizione davvero immersiva.
In questo articolato percorso di ripensamento e risignificazione delle collezioni non poteva mancare una riflessione sulla fotografia, considerato il ruolo centrale che essa riveste nella storia della città a partire dall’esperienza di Luigi Ghirri (Scandiano 1943 – Reggio Emilia 1992): una vera e propria “ossessione fotografica” che si rispecchia nell’importante Fototeca della Biblioteca Panizzi, nelle collezioni dei Musei Civici, nel festival Fotografia Europea e nel progetto Giovane Fotografia Italiana.
“A Reggio Emilia – ha dichiarato l’architetto Italo Rota– la fotografia è parallela alla passione per la musica. È quasi un’ossessione collettiva, di altissima qualità”.
Tra le principali novità, il rinnovato secondo piano di Palazzo dei Musei ospita una sezione permanente – inaugurata con la mostra La trama del visibile – e la presenza, lungo tutto il percorso, di momenti d’incontro fra gli oggetti provenienti dalle collezioni del Museo e le immagini esposte secondo una vera e propria Photo Affection: tutte le proposte espositive hanno come obiettivo quello di ampliare la dimensione dello sguardo, che nell’esperienza museale si pone come tramite privilegiato di conoscenza.
Un’intera sezione permanente è dedicata a Luigi Ghirri, le cui 40 immagini espostecostituiscono una selezione tratta da Paesaggi di cartone, un album rilegato a mano dallo stesso Ghirri contenente 111 fotografie realizzate nei primi anni Settanta. L’album, pervenuto al MoMA nel 1975, è stato dimenticato per quasi quarant’anni fino a quando, nel 2020, Quentin Bajac, curatore del dipartimento di fotografia, lo rintraccia assieme ad altri materiali dell’autore e, nello stesso anno, il Museo decide di pubblicarlo in edizione integrale facsimile.
La ricerca di Ghirri, uno tra i più influenti fotografi contemporanei, si concentra su questioni quali la percezione, la rappresentazione e lo statuto dell’immagine e si apre a contaminazioni provenienti dalla letteratura, dalla filosofia, dalla musica e dall’arte. Lo spazio a lui dedicato, pensato in collaborazione con l’Archivio Eredi Luigi Ghirri, si propone di offrire nuovi spunti di riflessione attraverso contributi e prospettive inedite, seguendo le parole dello stesso Ghirri secondo il quale la fotografia “rinnova quotidianamente lo stupore”. Ea rinnovarsi saranno anche le opere esposteche,per rendere conto della sua articolata e ricca produzione, ruoteranno con cadenza annuale.
La trama del visibile, visitabile fino al 31 dicembre 2021, è la seconda sezione permanente e prende avvio dalla collezione di Fotografia Europea per costruire un percorso in evoluzione che, attraverso chiavi di lettura ogni volta differenti, si interroga sulla fotografia e sul futuro delle immagini. Il primo tema affrontato è quello della materialità e pone l’accento su come la fotografia sia, prima di tutto, un oggetto che esiste nello spazio e nel tempo presentando il lavoro di autori che, anche attraverso l’azione diretta, si sono interrogati sulla materia che costituisce la fotografia, rivelando la sostanza dell’immagine e il suo metabolismo. Grazie a richieste di prestiti e committenze specifiche, la sezione è spunto per una ricerca più ampia che cerca di attualizzare e approfondire le problematiche affrontate da autori quali Luigi Veronesi, Nino Migliori, Franco Vaccari, Paolo Gioli, Davide Mosconi, Aldo Tagliaferro, Franco Vimercati, Marina Ballo Charmet, Paola Di Bello, Paola de Pietri, Joan Fontcuberta, Patrizio Esposito, Bernard Plossu, Mario Dondero, Klavdij Sluban, Sarah Moon, Seba Kurtis, Arianna Arcara, Luca Santese, Batia Suter, Simone Schiesari e Lorenzo Vitturi.
L’interesse del Museo per la fotografia – vera e propria Photo Affection – si traduce in un inserimento puntuale di opere provenienti dalla Fototeca della Biblioteca Panizzi, dalla collezione di Fotografia Europea e dei Musei Civici all’interno del percorso di riallestimento delle collezioni. Prendendo spunto da Alfabeto – opera realizzata nel 1973 da Claudio Parmiggiani e composta da 21 scatti eseguiti da Luigi Ghirri, in cui gli oggetti del museo diventano una sorta di “alfabeto per gli occhi” – Palazzo dei Musei si propone come un innovativo display per la valorizzazione delle opere acquisite, in grado di intrecciare i temi sollecitati dal patrimonio storico con nuove modalità di partecipazione del pubblico.
Una selezione di scatti provenienti dallo storico progetto del 1986 Esplorazioni sulla via Emilia. Scritture nel paesaggio con fotografie di Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Vincenzo Castella, Giovanni Chiaramonte, Vittore Fossati, Luigi Ghirri, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Klaus Kinold, Claude Nori, Cuchi White e Manfred Willmann dialoga con i materiali archeologici provenienti dalla via Emilia romana. È inoltre esposto un cospicuo nucleo di opere, circa un centinaio, provenienti dalla serie Ersatz Lights di Olivo Barbieri i cui paesaggi, immortalati in tutto il mondo, sono al centro di una riflessione sulla luce. La serie fa da contrappunto ad oggetti tratti dalle più importanti raccolte civiche che restituiscono in modo evocativo uno spaccato dell’attuale comunità reggiana. Sono presenti anche alcuni scatti della mostra collettiva AEmilia, un’indagine fotografica sul territorio promossa nel 1996 dalla Fototeca della Biblioteca Panizzi, in cui i protagonisti sono gli abitanti della città.
Numerose, inoltre, le opere provenienti dalla collezione di Fotografia Europea presentate in un dialogo suggestivo con gli oggetti delle collezioni (fotografie di Joan Fontcuberta, Gabriele Basilico, Cristina De Middel, David Steward, Martin Parr, Alain Bublex, Alessandra Calò, Fabrizio Cicconi, Kai-Uwe Schulte-Bunert, Sarah Moon, Aino Kannisto e Fabian Albertini).
Fonte: Comune di Reggio Emilia Servizio Servizi Culturali – Ufficio stampa e Comunicazione