Un palazzo che racchiude una storia, spesso ignorata, fatta di frequentazioni letterarie e con una architettura che rientra nella leggenda. Una verità storica, invece, rievocata in un racconto di due melegnanesi d’eccezione.
Palazzo Venezia ed un balcone. Nessun timore, siamo lontani dai fasti romani che si tramutarono in tragedia, siamo a Melegnano, in pieno centro, dove una triade di costruzioni che simboleggiano i diversi aspetti della città: religioso, istituzionale e civile, si guardano a vicenda ed assiste al passaggio quotidiano delle persone, indaffarate e animose. Nel bel mezzo di questo trittico troviamo quello che è oggetto oggi della nostra attenzione.
Una fotografia, un palazzo e un balcone è il riassunto di una storia che parte dalla demolizione di un palazzo in Corso Venezia a Milano e finisce a Melegnano. Sono evidenti in esso degli ornamenti caratteristici della città lagunare, una caratteristica che ha sempre destato curiosità ma che spesso è stato poco considerata, qualcosa di fuori posto, forse dovuto all’eccentricità di chissà quale proprietario. In realtà ha una sua precisa storia, tutto sommato prestigiosa, tornata recentemente alla ribalta per un racconto, scritto da Luciano Passoni e pubblicato su “Racconti Lombardi (AA.VV.) vol.2 edito da Historica Edizioni”, intitolato appunto “La Casa di Corso Venezia”.
Tutto parte da una fotografia, venduta per pochi spiccioli, in un mercatino sui Navigli milanesi, che riprende quelle costruzioni, demolite negli anni ’40, per fare posto ai palazzoni squadrati, opera di Giò Ponti, che hanno dato un nuovo volto a piazza San Babila. Parte di questi fregi esterni, finestre e balconi sono finite ad abbellire, in quegli stessi anni, un palazzo nel centro cittadino melegnanese, comprati dal proprietario di allora, tale Carlo Rossi. La fotografia e la storia raccontata dal venditore, vera o falsa che sia, hanno ispirato il racconto finito nell’antologia lombarda. La curiosità ha poi fatto il suo corso e da ulteriori ricerche è emersa una ricerca fatta da Vincenzo Caminada, che aveva trattato l’argomento sulla stampa locale.
Partito dalla stessa fotografia, con precisione e pazienza certosina, ha ricostruito un attento percorso della storia del palazzo che affonda le radici nel periodo risorgimentale, con bottiglierie, bar, caffè e frequentazione di letterati.
Da documenti si è confermato che non poteva che essere così se, dal 1903 al 1921, al primo piano vi erano gli uffici della Società degli Autori (oggi SIAE). Inevitabile pensare che vi passarono i grandi autori del periodo che ne furono anche consiglieri. Da Arrigo Boito a Fogazzaro, Puccini, Ricordi, Mascagni. Per non parlare di Matilde Serao, D’Annunzio, Petrolini, Pirandello e la Duse. Nel racconto invece i personaggi protagonisti sono meno importanti, qualcosa in più di un innamoramento da adolescente che trova, dopo tanti anni, la sua felice conclusione. Lo sguardo verso quel palazzo, sino a ieri quasi un falso d’autore, non potrà più essere lo stesso, ci sarà deferenza e rispetto. Può essere che in quelle stanze e su quel balcone vaghi lo spirito del tenero amore di un vecchio fotografo e quello dei grandi che hanno riempito le pagine bianche dei nostri sogni.
Fonte: Luciano Passoni