Due concerti che hanno visto una larga affluenza di pubblico, giovedì 1 luglio e venerdì 9 luglio, nel pieno rispetto delle norme anti-covid.
“San Maurizio in musica” rappresenta, in questo particolare momento, una rinascita fra tradizione e innovazione. Realizzata con il contributo di Fondazione di Comunità Milano e la direzione artistica di Roberto Porroni, l’Associazione Musicale Duomo, propone una serie di tappe che sono un piccolo passo verso il ritorno alla normalità, di cui sentiamo tutti il bisogno. Lo sentono gli artisti e lo ha sentito il pubblico che ha completato il quadro delle due serate in programma a Melegnano, nel cortile cinquecentesco del Castello Mediceo, delle tredici in cartellone.
Nella prima abbiamo portato le nostre valigie e sono state riempite di note. Siamo partiti, sulla spinta di straordinarie melodie per un “Giro del Mondo in Sax” con protagonisti il saxofonista Jacopo Taddei, astro nascente di questo strumento, e il pianista Luigi Nicolardi.
La performance ha proposto un programma molto suggestivo, con cambi di atmosfera che ci ha portato nel lontano oriente, nelle milonga di tango ed in brani dove jazz e classico hanno un confine sottilissimo, per finire alle felici contaminazioni tra folk, flamenco e jazz. Questo attraverso l’esplorazione di autori dalla diversa nazionalità, a simboleggiare l’universalità della musica, e la mirabile sintonia, evidenziata dal maestro Porroni nella presentazione, tra due strumenti e due musicisti che si amalgamano alla perfezione. La suggestione dell’ambiente ha fatto il resto, ricreando la giusta emozione e portato sensazioni emotive che da private sono diventate finalmente d’insieme.
Nella seconda ci siamo ritrovati ad immaginare situazioni e personaggi che erano lì, a fare capolino sin dalle prime note, ed ai nostri occhi la forza della mente li ha fatti diventare reali. L’oboe di Enrico che suona per l’ultima volta, in una Venezia decadente e romantica, per Valeria.
L’aria frizzante della serata ci ha accompagnato sul tragico sentiero del film di Claude Sautet, mentre siamo stati travolti dallo struggente Tango di Roxanne che ci ha portato nel colorato e peccaminoso Moulin Rouge parigino. La melodia di Sakamoto, dal Tè nel deserto, riporta sulle tavole del palcoscenico il dramma e il vuoto interiore dei personaggi, mentre l’immensità dei panorami dipinti da Bertolucci sembrava materia, durante la performance dell’Ensemble Duomo, sullo sfondo delle volte rinascimentali del Cortile d’Onore del Castello. Le musiche per o utilizzate nei film, le colonne sonore, accendono nell’inconscio tre livelli di percezione: l’ascolto, il ricordo e la situazione nella quale abbiamo vissuto quest’ultimo. Un impatto emotivo che ci ha avvolto mentre passavamo dalle barricate del Metello al pistolero solitario Joe, dalla perversione acerba di Lolita alla poesia di una donna con Veruschka ed alle note martellanti del crimine mafioso, dalla Piovra al Clan dei Siciliani. Nel crescendo del programma finale correvano le note e rivivevano le immagini sui drammi e la sensualità che imperversavano nelle storie di una borghesia senza scrupoli, amorale e nevrotica, vista in Incontro, nel Gatto e in Metti una sera a cena. Un programma che, pur attingendo a brani poco eseguiti, almeno nella parte dedicata a Morricone, ha confermato la originalità di questo gruppo da camera, voluto da Roberto Porroni, direttore artistico e chitarra, e composto dai solisti Germana Porcu al violino, Antonio Leofreddi alla viola, Marcella Schiavelli al violoncello e Ilaria Ronchi al flauto.
Fonte: Luciano Passoni