Per chi fra loro che non segue la trafila tradizionale del matrimonio tra conterranei la vita è più difficoltosa perché devono affermarsi in autonomia per le loro capacità professionali.
Di queste due giovani donne marocchine, Hanan, 31enne, e Sara, 28enne e madre, ci rimangono solo le immagini dei loro volti, belli, non sofferenti, dolci anche, come quelli di giovani donne di ogni parte del mondo che stanno costruendo i loro nidi d’amore. Senza il velo o hijab, segno che come per molte altre giovani che vivono a fatica fra di noi l’attaccamento alla religione islamica non implica l’obbligo di coprirsi il capo. E’ un segno importante di adattamento e integrazione. Per chi fra loro che non segue la trafila tradizionale del matrimonio tra conterranei la vita è più difficoltosa perché devono affermarsi in autonomia per le loro capacità professionali e se non riescono, complice anche la difficoltà di ottenere il visto di soggiorno, si lasciano andare in attività al limite della legge. Forse è questo il retroterra delle due giovani donne che con altri loro coetanei frequentavano il bosco di Rogoredo, passato alla cronaca per essere diventato luogo di spaccio del nord Italia? Che cosa ci facessero in un campo di Sesto Ulteriano, frazione popolosa di San Giuliano Milanese, ai margini del territorio comunale verso Locate Triulzi è un mistero. Su uno spiazzo ricavato in un campo coltivato alla monocultura del mais o granturco dove la distesa di piante alte anche tre metri nasconde chiunque non abbia una casa in cui ricoverarsi. Con altri, almeno altri due giovani, a giudicare dai cellulari abbandonati. Chi sono costoro? E perché sono scappati senza dare l’allarme, che era partito dal telefono di una di loro in lingua araba, interrotto per la batteria scarica? Che cosa stava accadendo e che cosa temevano? Probabilmente erano state già investite da un grande trattore Grim, che irrorava di notte sostanze antiparassitarie. Quello che poi sembra sia davvero avvenuto. La telefonata di una delle due è partita venerdì alle 11,30. I soccorsi le hanno rinvenute il giorno dopo, sabato, alle 20. Quindi 32 ore dopo circa. Il conducente del mezzo dice che non se n’è accorto. Eppure i corpi sono degli ostacoli e avrebbero fatto sobbalzare il mezzo. Sul posto sono stati trovati altri cellulari senza schede, bottiglie di birra, scatole di cibo e coperte. Segno che erano lì presenti altre persone che sono scappate per paura di essere individuate e coinvolte. Il contenuto dei cellulari ha rivelato dalle analisi dei carabinieri che la messaggistica è tipica degli spacciatori. In attesa della perizia tossicologica sui loro corpi, sarebbe interessante ricostruire le loro vite e il loro rapporto con la comunità marocchina, che suo malgrado sta salendo ultimamente agli onori della cronaca. Intanto non possiamo che esprimere solidarietà ai famigliari che stanno vivendo giorni di dolore per queste due giovani vite che hanno trovato la morte in circostante così strane e da emarginate. Come sempre molto attivi gli aderenti allo Spazio Marocchino di Solidarietà, Yaya e Tarik, che si stanno adoperando per rendere la dignità a queste due giovani donne rubata da cronache superficiali, occupandosi anche di trasferire i loro corpi nel paese di origine, Casablanca in Marocco. In questo senso sarebbe necessario anche un intervento delle Autorità locali per capire il fenomeno sociale e intervenire per prevenire atti e comportamenti dalle conseguenze terribili e drammatiche.