La mostra, con le opere degli artisti realizzate negli ultimi tre anni, a Palazzo della Ragione Sommaria e nella adiacente Chiesa della Misericordia (Piazza del Popolo).
Sabato 5 giugno alle ore 17.30, a Palazzo della Ragione Sommaria e nella adiacente Chiesa della Misericordia (Piazza del Popolo), San Severino Marche (MC), inaugura la mostra Come funamboli sul filo sospesi. Un evento che vede coinvolti due artisti, Paolo Gobbi e Adriano Crocenzi, in un dialogo tra i loro modi differenti di vivere l’arte, nelle opere realizzate negli ultimi tre anni.
Entrambi hanno accumulato più di trent’anni di esperienza nella produzione visiva, lungo percorsi paralleli che li hanno portati a seguire differenti vie d’espressione. La ricerca di Paolo Gobbi lo ha condotto ad un’arte razionalmente determinata, caratterizzata da una prolifica ricerca grafico/pittorica fortemente orientata verso una riflessione semantica ed estetica. Adriano Crocenzi ha sviluppato una forma artistica eclettica ed irrequieta, più in linea con il suo carattere, ed ha sperimentato vari ambiti: pittura, scultura, ceramica e produzione orafa.
In questa “mostra-confronto” tra i due protagonisti, possiamo vedere percorsi fenomenici dagli sviluppi differenti, ma sempre in contatto tra di loro: fisicità e leggerezza, materialità ed astrazione. Le sculture aggrovigliate e polimateriche di Crocenzi approdano al «segno del primitivismo astratto e dell’informale, con il definitivo rifiuto di ogni tradizione figurativa. L’artista elabora un proprio linguaggio visuale che gli consente di tradurre le idee in forme dal pregnante valore simbolico, capaci di risalire alle radici della nostra civiltà planetaria per proiettarsi verso il futuro. È il ritorno alla materia, dal ferro alla pietra, per creare opere da cui sprigiona una energia vitale a volte ingentilita dall’argento, dalla pietra dura, dalla pasta di vetro policromatica» (Alberto Pellegrino).
Di altra natura è l’opera di Gobbi. I suoi dipinti su tela, mailor o legno, le carte e le vecchie cartelle d’archivio rielaborate, esposte come “reperti” di un passato recente, creano «reticolati di possibili vie di fuga e di ritorni, leggeri affioramenti di pittura, con tutta evidenza, memori di un astrattismo narrativo di primo Novecento, spingono emotivamente lo spettatore in un continuo orizzonte di attese» (Maria Letizia Paiato). Nel corso del tempo il suo lavoro ha proceduto per sottrazione ed alleggerimento, ma tale percorso della decurtazione «non prescinde dalla ricerca costante dei materiali, delle forme e del colore tenuto volutamente sotto registro per dare risalto ad ogni minima variazione o densità. Una maestria percepita ma non ostentata» (Giuliana Pascucci). Il cammino dell’artista è un grande archivio di esperienze nel tempo, personale e collettivo, individuale e non, dove «ciò che conta non è la corrispondenza tra interno ed esterno, tra l’opera e le apparenze fenomeniche, ma è tenere lo spettatore col fiato sospeso, in pericolante equilibrio sul filo sottile e incerto che separa i codici della realtà dai dispositivi della finzione, per affermare i diritti fondamentali del linguaggio della Pittura» (Massimo Vitangeli).
Fonte: Ufficio Stampa: RP//Press