La mostra è promossa da Istituzione Bologna Musei e MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, in collaborazione con Archivio Vincenzo Agnetti. Frutto di un’operazione concettuale, il NEG nasce dalla riflessione critica sulla società.
La nona edizione di ART CITY Bologna, programma istituzionale di mostre e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna che nel 2021 si svolge dal 7 al 9 maggio nell’ambito di Bologna Estate, con la direzione artistica di Lorenzo Balbi e il coordinamento dell’Istituzione Bologna Musei, propone tra i main project Vincenzo Agnetti. NEG: suonare le pause a cura di Luca Cerizza negli spazi del Padiglione de l’Esprit Nouveau, partner Banca di Bologna.
Vincenzo Agnetti. NEG: suonare le pause “è la mostra parte del percorso della nostra Banca per la diffusione e condivisione di iniziative legate al mondo dell’arte e della cultura – dice Alberto Ferrari, Direttore Generale Banca di Bologna – a sostegno dei patrimoni artistici e delle eccellenze culturali, del territorio e non solo. Il prestigio dell’iniziativa è di assoluto rilievo, in continuità con le esposizioni realizzate dal 2016 in ogni edizione di ART CITY. Quest’anno nel cuore del Fiera District, nel Padiglione de l’Esprit Nouveau, proseguiamo dedicandoci al lavoro artistico di Vincenzo Agnetti (Milano, 1926-1981), uno degli artisti più importanti dell’arte italiana del secondo Novecento e un instancabile sperimentatore dell’arte concettuale. La mostra è costruita intorno alla riscoperta di un’opera a lungo scomparsa e presentata al pubblico per la prima volta in assoluto in questa occasione, mettendo in dialogo sorprendente arte concettuale e musica di ricerca”.
La mostra presenta a Bologna, grazie al lavoro svolto nel 2019 dall’Archivio Vincenzo Agnetti in collaborazione con l’azienda Recipient.cc di Milano, il NEG. Concepito e brevettato da Agnetti e poi costruito in collaborazione con la nota azienda di elettronica Brionvega nel 1970, il NEG è stato utilizzato per la realizzazione di una sola opera dal titoloVobulazione e Bieloquenza NEG (1970) video a quattro mani con Gianni Colombo realizzato in occasione della mostra Telemuseo a cura di Tommaso Trini alla Triennale di Milano, e perduto dopo la morte dell’artista. Nel video Agnetti e Colombo lavorano due macchine e segnali diversi. Il pattern di base adottato dal primo viene modificato attraverso il “Vobulatore”, uno strumento elettronico tramite cui è possibile deformare il segnale televisivo; Agnetti utilizza invece il NEG per rivelare le pause all’interno di un testo da lui stesso pronunciato che spiega l’opera e la funzione stessa del NEG. Nelle parole dell’artista il NEG è un “rivelatore di pause”, “un pausometro”, uno strumento per fare della “musica in negativo”. Agnetti ha infatti modificato un giradischi stereofonico per far sì che, in mancanza di suono che lo attraversasse, la macchina producesse un rumore bianco che desse così rilevanza al silenzio, alle pause della musica o del discorso.
Frutto di un’operazione concettuale, il NEG nasce dalla riflessione critica sulla società e sul consumo, e dall’interesse sviluppato da Agnetti a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta per il tema del “negativo” nel quale convergono: l’inclinazione per forme di rarefazione estetica di matrice concettuale, la filosofia di T. W. Adorno, la critica all’industria culturale e l’alienazione dell’uomo moderno, l’attenzione alla parola e al linguaggio, mediata dalla filosofia analitica di Ludwing Wittengstein.
La mostra si muove intorno al NEG in due direzioni: una storica e l’altra contemporanea. Da una parte una selezione di opere cronologicamente e tematicamente vicine al NEG presenti in mostra tramite materiali d’archivio in parte inediti, ricostruisce il contesto in cui il NEG va inserito nella carriera di Agnetti quali il già citato Vobulazione e Bieloquenza NEG (1970), e quattro Assiomi dei primi anni Settanta, quadrati di bachelite nera su cui sono incise laconiche frasi assiomatiche, accompagnate talvolta da sintetici motivi grafici, derivati dal linguaggio della geometria e della musica. In mostra anche il Libro dimenticato a memoria (1970), uno dei grandi volumi nei quali Agnetti ha rimosso la parte testuale lasciando un vuoto enigmatico al centro e trasformando la scrittura in possibilità immaginativa, dando corpo al silenzio cui la scrittura e la parola sono sottoposte. Brevetto/NEG (1970) è invece il risultato dell’atto con cui l’opera è stata brevettata presso un notaio rappresentando così l’idea che anticipa la realizzazione.
Dall’altra parte la mostra vuole portare il NEG e l’intuizione di Agnetti nel contesto contemporaneo dando suono e immagine a una pausa lunga cinquant’anni e finalmente interrotta grazie al contributo di alcuni musicisti di diversa estrazione (avanguardia, elettronica, improvvisazione, rock sperimentale) invitati a comporre brani appositamente pensati per essere concepiti ed eseguiti insieme al suono-pausa del NEG. Nel percorso espositivo sono visibili infatti le performance musicali di Bellows (Giuseppe Ielasi & Nicola Ratti), Ricciarda Belgiojoso & Walter Prati, Gea Brown, Manuele Giannini & Alessandro Bocci (Starfuckers), Alessandra Novaga, registrate in audio da Attila Faravelli e in video da Matteo Frittelli (Alto Piano) negli spazi di Standards a Milano.
Fonte: Ufficio stampa ART CITY Bologna