I lavori degli anni Quaranta dove appare evidente la relazione con la Scuola Romana, la relazione tra corpo e spazio intrapresa durante il soggiorno newyorkese e la sinergia tra il corpo e il paesaggio urbano, sono i tre ambienti a tema in cui si sviluppa la mostra.
La Galleria Eduardo Secci è lieta d’inaugurare sabato 8 maggio (ore 16.00) una retrospettiva di Titina Maselli (1924-2005), tra le figure più rappresentative della scena artistica italiana. La rassegna, a cura di Alberto Fiz, apre un programma espositivo che la galleria dedica per la prima volta alla rivisitazione storica e critica del XX secolo. Inoltre, inaugura in coincidenza con il progetto “Étoile. Titina Maselli, Salvatore Ferragamo e il mito di Greta Garbo” presentato dal Museo del Novecento di Firenze.
La rassegna analizza il percorso artistico della celebre artista sin dalle prime realizzazioni degli anni Quaranta per giungere ai lavori più recenti all’inizio del Duemila. Lo fa attraverso una selezione di tredici opere che sintetizzano l’ampia ricerca di Titina Maselli, personalità unica nel panorama italiano, che ha saputo esplorare in autonomia gli archetipi della modernità. Come sottolinea Alberto Fiz, “pur partendo dalla lezione delle avanguardie storiche, in particolare dal futurismo, la modernità dell’artista romana sta nella sua capacità d’indagare il flusso dinamico che attraversa le cose creando un campo energetico in perenne trasformazione”.
La mostra viene introdotta dai lavori degli anni Quaranta, dove appare evidente la relazione con la Scuola Romana, l’attenzione verso gli oggetti di uso quotidiano (Macchina da scrivere, 1947) e l’atmosfera domestica (Pianoforte con ragazzo (Citto), 1936). A completare il primo ambiente della galleria, Albero della notte, un’opera particolarmente emblematica del 1955 che sembra presagire la scomparsa della natura come tematica autonoma.
Ad accogliere il visitatore nella sala contigua è Calciatore verde (1950 ca.), la cui composizione prefigura l’indagine successiva sulla relazione tra corpo e spazio, che Titina Maselli intraprende durante il soggiorno newyorkese. Non a caso la pittrice parla, in quegli anni, di “quadro vivente con lo stadio intorno al calciatore o, piuttosto, il grattacielo intorno al boxeur”. Qui riunite troviamo altri tre dipinti di grande potenza espressiva: Calciatori in Corsa (2002), Calciatore Rosso (1970 ca.), Boxeurs (2002).
Il terzo ambiente culmina con la presenza di un lavoro spettacolare Elevated grattacielo / Calciatore ferito (1984), un dittico di oltre quattro metri che costituisce un’ulteriore svolta linguistica determinata dall’attenzione verso temi atmosferici, dove la figura del calciatore sviluppa una sinergia con il paesaggio urbano in un continuo divenire che sembra mutare in relazione con il nostro sguardo.
Dinamismo, azione, corpi e interferenze intorno al paesaggio urbano, sono alcuni degli aspetti che caratterizzano il percorso di Titina Maselli costringendo lo spettatore ad interrogarsi su una ricerca che ha saputo catturare la modernità nella sua mutevolezza e precarietà.
Titina Maselli, nata a Roma nel 1924, è stata una pittrice, attrice e scenografa, primogenita del critico d’arte Ercole Maselli e di Elena Labroca. Dipinge sin da bambina, incoraggiata dall’entourage colto della famiglia. Suo fratello, Francesco ‘Citto’ Maselli è regista. Nel 1945 sposa l’artista Toti Scialoja, da cui si separa nel 1950 dopo un sodalizio importante. Dopo la prima personale, presentata da Corrado Alvaro alla Galleria L’Obelisco a Roma nel 1948, espone in diverse edizioni della Biennale d’Arte di Venezia (tra il 1950 e 1995) e della Quadriennale di Roma (tra il 1951 e 2000). Dal 1952 al 1955 si traferisce a New York e, spinta dalla grande fascinazione per la metropoli americana, approfondisce temi già avviati in precedenza come il paesaggio urbano, le rappresentazioni di pugili e calciatori, giungendo ad una rinnovata sintesi espressiva. Si susseguono diversi soggiorni nelle capitali europee: trascorre tre anni in Austria, per poi tornare a Roma e lasciarla nuovamente nel 1970 alla volta di Parigi. In seguito si divide tra quest’ultime. Durante la sua intensa carriera di scenografa, collabora soprattutto con teatri francesi e tedeschi, lavorando anche a Sei personaggi in cerca di autore alla Freie Volksbühne di Berlino nel 1981 e Maria Stuarda al Festival di Avignone nel 1983. Muore a Roma, nella sua casa di Trastevere, nel 2005.
Ha esposto in Italia e all’estero. Ricordiamo le mostre più significative alla Galleria Durlacher di New York (1953, 1955), Fondation Maeght di Saint-Paul-de-Vence (1972), Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (1975), Kunstamt Kreuzberg di Berlino (1979), Pinacoteca e Musei Comunali di Macerata (1985), Casa del Mantegna di Mantova (1991), Galleria Giulia di Roma (1998) e all’Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo (1998). Nel 2000, Carlo Azeglio Ciampi le conferisce il Premio Presidente della Repubblica.
Fonte: Ufficio stampa Galleria Edoardo Secci – Firenze