Il Museo Novecento presenta quattro nuovi progetti espositivi, confermando la sua vocazione alla ricerca e produzione culturale in campo artistico.
In occasione della riapertura dei musei fiorentini, il Museo Novecento presenta quattro nuovi progetti espositivi, confermando la sua vocazione alla ricerca e produzione culturale in campo artistico. Durante questa chiusura forzata, infatti, i lavori di allestimento sono andati avanti e, in un silenzio quasi irreale, le mostre hanno preso forma nelle sale del museo.
“E’ una gioia riaprire domani i nostri musei civici, così a lungo penalizzati dalla pandemia – dichiara l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi – e che adesso speriamo possano restare visitabili senza più stop&go, compatibilmente con la situazione sanitaria. Il museo Novecento accoglierà i visitatori con nuove mostre preparate durante la forzata chiusura: tornare ad ammirare dal vivo le sale espositive sarà una scommessa di futuro e ripartenza per tutta la città”.
“Dopo due mesi e più, il Museo Novecento riapre le sue porte ai cittadini e lo fa con ben quattro nuove mostre che si aggiungono a quella dedicata a Henry Moore – dice il direttore del museo Sergio Risaliti. – Dimostrazione del fatto che il nostro museo non è un deposito da mantenere in vita per occuparsi solo di conservazione, ma un centro di produzione in piena attività in cui convivono pratiche diverse, dalla valorizzazione della collezione alla progettazione di mostre, dalla mediazione culturale alla sperimentazione di nuove forme di comunicazione e partecipazione. Un luogo in cui si fanno ricerca e formazione, in cui si espongono capolavori del primo Novecento italiano assieme alle opere di giovani artisti, come Giulia Cenci, protagonista della scena italiana e internazionale, che con la sua mostra occupa tre sale del piano terra. A queste proposte, si aggiungono altri progetti impegnati su temi di attualità come la mostra GENDER GAP, curata da Laura Andreini, che ha coinvolto ben venti architette internazionali, portando in evidenza una disparità di genere che colpisce anche il mondo dell’architettura. Non ci dimentichiamo poi delle collezioni civiche, il cui patrimonio cerchiamo di valorizzare con modalità sempre diverse e dinamiche. Con la riapertura inauguriamo dunque il nuovo ciclo Étoile, e lo facciamo prelevando dai depositi un’opera di Titina Maselli che raffigura idealmente la divina Greta Garbo, tra le star amate da Salvatore Ferragamo. Ringrazio infatti Stefania Ricci per aver acconsentito al prestito di una serie di calzature disegnate dal ‘Calzolaio dei sogni’ per la grandissima attrice. Continuiamo poi a riversare la nostra attenzione e quella del pubblico sui giovanissimi, in modo da dare loro l’occasione di confrontarsi con la vita del museo e la presenza di artisti di diversa generazione. Chiara Gambirasio classe 1998, ha installato le sue piccole poesie figurative sulle pareti del loggiato, un’impresa ardita vinta giocando con il vuoto e il silenzio, che assieme alle sue immagini compongono una sorta di paesaggio dell’anima, nel quale la risonanza emozionale scaturisce dai colori e dalle forme geometriche. In questi mesi ci siamo impegnati a mantenere alto il livello di proposta superando tutte le difficoltà del momento. Voglio ringraziare tutto lo staff del Museo Novecento che si è impegnato a raggiungere gli obiettivi preposti. Ho sempre dichiarato che il Museo è una realtà necessaria alla vita culturale della città, e sulla sua vitalità e coraggiosa programmazione si costruisce la sua autorevolezza e personalità”.
Il ciclo Duel, tra i più amati e seguiti dal pubblico, si basa sul dialogo tra artisti emergenti e opere della collezione permanente. Giulia Cenci (Cortona, 1988), la giovane artista finalista al Maxxi Bvlgari Prize 2020, è protagonista del nuovo appuntamento. La sua mostra personale, TALLONE DI FERRO, nasce e si sviluppa al piano terra del museo attorno al dialogo con il Leone di Monterosso – Chimera di Arturo Martini, una scultura in bronzo del 1933-35 ca. Ancora una volta, il direttore artistico Sergio Risaliti, curatore della mostra con Eva Francioli, sostiene il doppio binario dell’aggiornamento e della valorizzazione, dando spazio agli artisti emergenti e alla riscoperta delle opere della collezione permanente.
La valorizzazione delle opere del museo prosegue inoltre con il nuovo progetto Étoile, a cura di Stefania Ricci e Sergio Risaliti, e realizzato in collaborazione con il Museo Salvatore Ferragamo, con il quale il Museo Novecento ha già collaborato nel recente passato. Riservato alle collezioni civiche, il progetto mette sotto i riflettori un’opera tra quelle conservate nei depositi del museo e, in questa prima occasione, lo fa concentrandosi su un dipinto di Titina Maselli, autrice di un ritratto ideale di Greta Garbo.
La mostra ripercorre il legame tra la Divina e il Calzolaio dei sogni, sancito da una serie di calzature che Ferragamo realizzò appositamente per la Garbo ed eccezionalmente esposte negli spazi al secondo piano del museo.
Si rinnova poi l’appuntamento con l’architettura e la rassegna Il tavolo dell’architetto. Negli ultimi tre anni, sono stati ben nove i progetti realizzati in collaborazione con grandi architetti del panorama internazionale. Unico spazio istituzionale a Firenze in cui l’arte moderna e contemporanea si raccorda ai linguaggi architettonici del XX e XXI secolo. GENDER GAP, a cura di Laura Andreini, è una riflessione sul ruolo femminile nel mondo dell’architettura con la testimonianza di 20 architette attive a livello mondiale.
Nel loggiato del museo, tradizionalmente dedicato ad artisti emergenti, viene infine ospitata la mostra Istruzioni di volo di Chiara Gambirasio, giovanissima artista lombarda che ha appena concluso la sua residenza alla Manifattura Tabacchi. La sua è una ricerca che sconfina tra varie discipline artistiche, ma che ha come minimo comune denominatore un principio essenzialmente pittorico di rappresentazione della realtà attraverso il colore. Questa pratica, definita dall’artista stessa “Kenoscromia”, viene utilizzata anche nell’opera site-specific realizzata per il museo e si concentra su dei punti di colore che appaiono nella realtà come intrusi, che l’artista trasforma attraverso l’immagine in fulcri prospettici.
Fonte: Ufficio Stampa Davis & Co. | Lea Codognato e Caterina Briganti