Dall’idea originaria dei Florio di realizzare una struttura sanitaria per la cura della tubercolosi alla fine dell’800, all’hotel di lusso attraverso il contributo, nel tempo, del medico Vincenzo Cervello, del progettista Ernesto Basile e dello scultore Ettore Ximenes.
Ci troviamo a Palermo e più precisamente nella borgata marinara dell’Acquasanta che si estende sulla costa nord della Città. La nuova proprietà Rocco Forte & family ha sottoposto questo luogo pieno di storia ad un’attenta ristrutturazione curata da Olga Polizzi, Deputy Chairman & Design Director di Rocco Forte Hotels, in collaborazione con Paolo Moschino di Nicholas Haslam Studios. L’obiettivo è stato quello di riportare la villa al suo antico splendore simbolo di un turismo d’elite. Le strutture, in sofferenza da anni, necessitavano di ingenti attività di manutenzione e ristrutturazione. Si tratta, infatti, di un edificio storico dal notevole pregio architettonico ed artistico.
Ma vediamo l’interessante storia legata al Grand Hotel Villa Igiea.
La realizzazione dell’edificio è strettamente legata al diffondersi di eventi di natura “patologica”.
Durante la fine dell’800 vi fu, infatti, in Sicilia un forte incremento della tubercolosi e Ignazio Florio – allora presidente dell’Ospedale Civico decise di far trasferire i malati – che copiosi morivano all’Ospedale dello Spasimo ed al Civico – in un luogo capace di offrire maggiori possibilità di sopravvivenza. Affidò, quindi, l’incarico di valutare soluzioni più efficaci a Vincenzo Cervello, uno dei più rinomati tisiologi del tempo. L’illustre medico, approfonditi gli studi ed eseguiti numerosi esperimenti, riuscì a mettere a punto un metodo di cura mediante l’impiego dell’igazolo, sostanza chimica composta da aldeide formica e iodio. All’inizio i risultati della sperimentazione sugli ammalati di tisi furono incoraggianti tanto che Ignazio Florio – fortemente influenzato, sembra, dalle condizioni di salute della primogenita Giovanna, affetta da infezione tubercolare – sostenne concretamente il progetto portato avanti dall’amico Cervello di realizzare una struttura adeguata alla cura di questa malattia.
I Florio, danarosi e illuminati imprenditori palermitani, erano molto legati alla zona dell’Acquasanta giacché durante la stagione estiva frequentavano abitualmente i bagni di mare e le acque curative dello stabilimento dei fratelli Pandolfo. Interessati dal progetto decisero, perciò, di acquistare un terreno alle pendici di Monte Pellegrino all’interno del parco di Villa Belmonte dove già esisteva la villa Domville, per favorire la realizzazione dell’edificio.
Da qui nacque l’idea di realizzare una clinica-sanatorio che, in omaggio alla “salutis dea” Hygiea – nella mitologia figlia di Asclepio dio della medicina, venne chiamata “Villa Igiea”. All’immagine della dea lo scultore Ettore Ximenes avrebbe dedicato una pregiata statua in bronzo.
L’incarico di progettare e realizzare il “sanatorio” venne affidato all’architetto Ernesto Basile il quale, nel 1899 trasformò la villa preesistente e ampliò lo spazio destinato a sanatorio antitubercolare con le 180 stanze previste da Vincenzo Cervello. I lavori, eseguiti dall’impresa Pietro Albanese, inglobarono il vecchio stabilimento termale dei fratelli Pandolfo. In prossimità dell’ingresso principale della Salita Belmonte venne sistemata l’area circostante il sanatorio con un giardino di stile inglese; nella zona a ridosso della scogliera, dove si ergevano i resti del tempietto circolare vennero realizzate le “terrazze e le discese a mare”.
L’intenzione dei Florio era quella di dotare la città di Palermo di un centro di talassoterapia per la cura degli ammalati affetti da tubercolosi che, per qualità di prestazioni e tipologia di accoglienza, potesse divenire un importante punto di riferimento a livello internazionale.
L’albergo–sanatorio concepito con tali canoni risultò chiaramente destinato a gente molto facoltosa e non mancarono aspre critiche quando, per la prima volta, il complesso venne pubblicizzato con la scritta “Villa Igiea – Istituto Cervello per la cura della Tubercolosi Polmonare – Palermo”.
Frattanto una commissione di medici inglesi, sembra convocata dai Whitaker, giunta a Palermo nel 1899 per esaminare il progetto sanitario dell’edificio ormai prossimo all’inaugurazione si era resa conto che non ci sarebbe stato un ritorno economico dell’enorme investimento se non fosse stata cambiata la destinazione d’uso della struttura.
Anche la sperimentazione con l’igazolo non dava i risultati auspicati. I casi di guarigione erano stati solo pochi ed isolati, segno evidente che si era ancora ben lontani dal trovare una efficace cura contro la tisi.
Ancora una volta venne in soccorso il felice intuito dei Florio i quali pensarono di trasformare il prestigioso complesso in un casinò “stile Montecarlo” e di andare avanti con le cure sperimentali contro la tubercolosi in un altro sito che ebbe caratteristiche più confacenti ad un sanatorio.
L’idea originaria di realizzare la struttura sanitaria si trasformò perciò in breve nel progetto per la creazione di un “centro salutare – albergo” con le caratteristiche di un hotel di lusso che, sfruttando la mitezza del clima di Palermo, potesse accogliere durante l’inverno turisti provenienti da tutt’Europa. L’intuizione fu felice dal momento che, dopo la sua realizzazione e nell’arco di pochi anni, Villa Igiea divenne per bellezza e fama la prima stazione climatica d’Europa e sulle sue splendide terrazze il jet set dell’epoca e molte delle teste coronate impararono a trascorrere la stagione fredda e ad attendere l’inizio della primavera.
I Florio infatti, da assidui ed esperti viaggiatori quali erano e da brillanti imprenditori, si erano resi conto ben presto che stava sorgendo un nuovo fenomeno di moda: una élite molto facoltosa, soprattutto proveniente dai paesi del nord Europa, infatti, muoveva verso il mezzogiorno d’Italia alla ricerca di un clima mite. Pensarono, così, di convogliare su Palermo un turismo fatto di gente benestante – che si spostava per lunghi mesi con a seguito i propri familiari e la servitù – cui offriva: la permanenza in un albergo elegante e raffinato sul mare, la possibilità di stagionare in un luogo ricco di sollecitazioni artistiche e culturali che la Sicilia, e in particolare il suo capoluogo, possedevano. Tale intuizione avrebbe dato un impulso molto forte alla promozione dell’industria turistica isolana. Esaminiamo, nel dettaglio, alcune delle principali fasi di realizzazione.
Ignazio Florio jr. aveva chiamato a realizzare il progetto di realizzazione del sanatorio il giovane architetto Ernesto Basile il quale, morto l’illustre padre Giovambattista nel 1891, aveva proseguito nell’attività dello studio forte di un grande bagaglio di conoscenze storico-culturali nell’ambito di tutti gli stili che avevano segnato l’alternarsi delle civiltà in Sicilia: greca, romana, arabo-normanna, rinascimentale, barocca. Sono gli anni in cui in Europa si sviluppa un nuovo movimento artistico, il Liberty, che permeava l’architettura, le arti minori, l’arredamento. I Florio, sono affascinati dal nuovo stile e chiedono al Basile di applicarlo nella realizzazione dell’albergo.
Villa Igiea venne realizzata secondo i nuovi dettami di moda, con una combinazione molto pregiata e gradevole di stili. Si presenta ancora oggi come un edificio sobrio e, al tempo stesso monumentale, ispirato a motivi gotico-catalani, con l’imponenza dei pilastri-torre utilizzati nell’architettura basiliana e l’elegante fascia decorativa realizzata in smaglianti piastrelle chiamate “azulejos” che, adornando la facciata, ne alleggeriscono la massa muraria. L’interno presenta una sequenza di saloni elegantemente decorati ed arredati che conducono al vero gioiello dell’edificio, il Salone delle Feste, oggi Sala Basile. Per decorarne le pareti e i tetti viene ingaggiato il pittore più richiesto nel meridione d’Italia alla fine ‘800: Ettore De Maria Bergler. Questi, secondo lo stile dell’epoca, realizzò degli splendidi affreschi in stile floreale rappresentando, sullo sfondo di un paesaggio, il ciclo dell’Aurora e del Tramonto nelle sembianze di due bellissime figure femminili che aleggiano su gigli e anemoni. Nelle pareti più piccole, in un contesto reso ancora più ricco da portalini, specchi e cornici, dipinse le allegorie del Mattino e della Sera evidenziando al centro della scena la raffigurazione di Floralia, forte richiamo ai modelli del boemo Mucha.
Nella realizzazione degli arredi di Villa Igiea presero parte le migliori maestranze dell’epoche. Tra questi la Ducrot, famosa ditta palermitana nota in Europa per la realizzazione di mobili di pregevole fattura, spesso disegnati dallo stesso architetto Basile. Quest’ultimo disegnò di proprio pugno anche tutte le rifiniture in legno, ferro, bronzo come anche le tappezzerie presenti nell’edificio.
La struttura era assolutamente elegante e confortevole, dotata di ogni comfort e di spazi ben disimpegnati e disegnati. Non mancavano le sale di lettura, le sale da the, i salotti per le signore e alcune piccole sale riservate. Da ogni angolo si ammirava, e si ammira ancora oggi, l’ampio golfo di Palermo.
Una galleria realizzata in ferro battuto e vetri collegava il corpo centrale dell’albergo con il Circolo degli Stranieri, un padiglione-club per gli stranieri che soggiornavano a Palermo dove si trovavano saloni da pranzo, sale da gioco e da ballo. Oggi il padiglione non esiste più, mentre il Circolo degli Stranieri è stato trasformato nella Sala Congressi dell’albergo.
Nel magnifico parco, già ricco di una florida e curata vegetazione costituita da alberi di pino, palme, yucche, banani e dracene, nel 1906 Enrico De Pace Florio, che all’interno dell’albergo curava un interessante vivaio, fece realizzare delle serre dove trovavano ospitalità orchidee esotiche di particolare pregio oggetto di ammirazione da parte dei numerosi visitatori.
L’inaugurazione di Villa Igiea avvenne il 19 dicembre del 1900 alla presenza di tutta l’aristocrazia palermitana, della borghesia e di un folto numero di giornalisti, giunti da tutto il mondo, per dare ampia risonanza all’avvenimento. Molti gli uomini illustri ed i regnanti che sono stati negli anni ospiti dei Florio; tra questi nel 1907 i Reali d’Inghilterra, Edoardo VII e Alessandra con la figlia principessa Vittoria, che giunsero a Palermo con la nave “Victoria and Albert”. A loro i Florio misero a disposizione auto lussuose per un giro turistico-culturale della città.
La fama di Villa Igiea fu grande soprattutto all’estero. Circa il settanta per cento degli ospiti al tempo dei Florio era straniera e tale rimase anche nelle successive gestioni: la S.G.A.S. (la Società Grandi Alberghi Siciliani), il Banco di Sicilia, l’Acqua Pia Marcia, la catena alberghiera Hilton, in tempi più recenti i Fondi di Investimento Blackstone e oggi alla Rocco Forte & family.
La borgata dell’Acquasanta ebbe, comunque, il “suo sanatorio”. Infatti, il 15 settembre del 1912, nel sito che ospitò anche per un certo periodo l’Hotel Pensione Lido di John Laganà, venne aperto al pubblico il “Sanatorio Marino” diretto dal Dott. Nicolò Lo Jacono, allievo del Dott. Calot di Berck-sur-mer, che poteva ospitare – per le cure con elioterapia marina, stufe di sabbia e bagni di mare caldi e freddi – solo ammalati di scrofola, rachitismo e tubercolosi chirurgica.
Giuseppe Alba