Che cos’ è il tempo? – Si chiede il nostro autore. – Un minuto, passa in un minuto, sommato agli altri misurano il consumo del tempo corrente. Il futuro arriva in fretta, non fai in tempo a pensarlo e organizzarlo, occorre predisporsi a viverlo attingendo insegnamenti dal già vissuto.
Nel tempo attualmente in uso provi a capire il meccanismo del gioco, in fondo è solo un gioco anche se si tratta della tua vita. All’inizio non sai che fare, osservando gli altri giocatori capisci che ti viene chiesto solo di provare a capirne le regole o a inventarne di nuove.
Frasi ad effetto, lette, scritte e ripetute sono come fuochi d’artificio: rumore, luce abbagliante e poi il niente. Scrivere una lettera, lasciarsi abbracciare dal divano che è ormai divenuto una protesi del tuo corpo e leggerla scoprendo che non ti rivela nulla che già non sapevi, è stato solo un esercizio di bella calligrafia.
Nella staticità del presente ti ritrovi a fissare un orologio a pendolo, era li da sempre, prima del tempo presente non gli avevi mai dato tempo del tuo tempo.
Che cos’ è il tempo? << Se nessuno me lo chiede – dice Sant’Agostino – lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più >> Nel cortocircuito dei pensieri ti accorgi che non stai pensando a niente, niente che valga la pena di farsene memoria. Un minuto, passa in un minuto, sommato agli altri misurano il consumo del tempo corrente. Ti torna memoria di un esperimento di quando eri studente, una candela accesa, il tuo professore che ti invita a coprirla con un contenitore di vetro, la fiamma iniziava ad oscillare e poi si spegneva. L’esperimento era riuscito, la fiamma per continuare ad ardere aveva bisogno di ossigeno, come l’uomo ha necessità di ossigenare la propria esistenza.
Abbandoni il comodo divano, vai verso la finestra, la apri e respiri a pieni polmoni. C’è il sole davanti ai tuoi occhi, ti accorgi che le ombre che ti precedevano cadono dietro di te e tracce di buonumore trasformano quella che sembrava una smorfia in un sorriso. Ti concedi di guardare avanti con pochi rimpianti che sono poi le ombre che bisogna buttarsi dietro le spalle.
La vita va vissuta proiettandosi in un futuro prossimo, è troppo breve per perdersi in nostalgici arroccamenti in un passato che è passato e rischia di trattenerci in un non tempo. Il futuro arriva in fretta, non fai in tempo a pensarlo e organizzarlo, occorre predisporsi a viverlo attingendo insegnamenti dal già vissuto. L’avvenire ci tormenta, il passato ci trattiene, il presente ci sfugge. (Gustave Flaubert)
C’è chi si interroga ossessivamente sul significato della vita, chi filosofeggia e chi avendo capito che la vita può essere solo vissuta non pone domande e non cerca risposte avendo intuito che occorre avere in tasca qualche fiammifero da accendere per superare tratti di strada buia.
Socchiudi gli occhi, ti vedi in un teatro, non è proprio li che avresti voluto essere, è un altro luogo chiuso, non protesti con la tua immaginazione non vuoi disturbare gli altri spettatori. Ti predisponi a goderti lo spettacolo. Strana rappresentazione, sul palcoscenico comparse, gli attori escono di scena all’improvviso senza finire l’ultima frase. Aspetti, non vuoi far capire agli altri che non hai capito niente. Ti ritrovi sul palcoscenico, circondato da comparse, non sei più uno del pubblico. Il suggeritore è balbuziente, il pubblico pagante rumoreggia, vuole lo spettacolo. Ti ricordi che la vita è anche finzione e rappresentazione, stare in scena sino all’ultimo atto, scandire bene ogni singola parola, un fiume di parole e una mimica convincente, se fosse questa la vita cercherei di rappresentarla in un grande teatro.
Occasioni, illusioni, guardi fuori dalla finestra, forse piove, una buona occasione per scendere in strada e giocare nelle pozzanghere.