L’ambiente sarà momentaneamente chiuso al pubblico, ma le opere attualmente esposte saranno presto di nuovo fruibili negli spazi riservati alle temporanee.
Parte un altro grande cantiere alla Galleria dell’Accademia di Firenze. Come già annunciato dal Direttore Cecilie Hollberg nella presentazione dei lavori fondamentali al risanamento della Galleria stessa, il 5 ottobre 2020 avrà inizio un importante intervento alla Sala del Colosso, la prima grande sala che si incontra nel percorso espositivo del museo, caratterizzata, al centro, dall’imponente bozzetto in terra cruda del Ratto delle Sabine, capolavoro del Giambologna.
A partire da ottobre, questo ambiente sarà momentaneamente chiuso al pubblico per essere oggetto di un restauro architettonico-strutturale con il consolidamento delle strutture lignee a copertura della sala. Sarà inoltre sottoposto ad un restyling che riguarderà la completa ritinteggiatura ed un nuovo, moderno ed adeguato impianto di illuminazione, studiato per esaltare le opere esposte.
Si ricorda che questi lavori fanno seguito a quelli relativi al nuovo impianto di areazione, appena inaugurato, il 2 giugno scorso.
“Sono molto contenta di poter annunciare finalmente l’apertura di questo nuovo cantiere che fa parte degli impegni che ho assunto da quando ho accettato il ruolo di direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze.” Dichiara Cecilie Hollberg. “Sono lavori di grande importanza, che consentiranno di risanare i gravi problemi di ordine strutturale delle capriate settecentesche della Sala del Colosso, e non solo. Gli interventi riguarderanno anche l’illuminazione e l’allestimento al fine di valorizzare al massimo gli splendidi dipinti, poco visibili, conservati in questo ambiente che introduce al percorso espositivo del museo.”
In una prima fase di questa delicata operazione, si provvederà al disallestimento dei dipinti esposti, che consentirà una rivalutazione e documentazione del loro stato di conservazione, utile a migliorare la qualità del patrimonio del museo. Saranno programmati interventi mirati di manutenzione, imprescindibili data la straordinarietà delle movimentazioni previste e, ove necessario, veri e propri restauri, realizzati da restauratori professionisti che vi lavoreranno nell’ambito di un piano specifico gestito e coordinato dal Direttore e dai funzionari competenti del Museo stesso, come Eleonora Pucci, responsabile dell’ufficio restauro.
Queste opere saranno successivamente trasferite negli ambienti adiacenti, normalmente dedicati alle esposizioni temporanee, per permettere, con un nuovo allestimento, di essere godute comunque da parte del pubblico con visite particolari e modalità che saranno rese note successivamente.
Il Ratto delle Sabine, la grande pala dell’Assunzione di Pietro Perugino, datata 1500, e la pala dell’Immacolata Concezione di Antonio Sogliani, di difficile movimentazione per dimensioni e fragilità, saranno protette nel modo più accurato ed efficace da strutture progettate e realizzate ad hoc, che permettano alle opere di essere comunque sempre visionabili e controllabili.
A questo punto inizieranno le operazioni legate al cantiere di restauro e consolidamento delle capriate lignee vero e proprio, sotto la supervisione dell’architetto Claudia Gerola, che si protrarranno fino a luglio 2021.
Gli aggiornamenti sulle fasi del cantiere saranno documentate e comunicate di volta in volta, rendendo partecipe il pubblico con un monitor che illustrerà la storia e il contenuto di questa sezione della collezione del museo.
La Sala del Colosso, un ampio ambiente rettangolare, dal carattere austero e maestoso, prende il nome da una replica in gesso di dimensioni colossali di uno dei Dioscuri di Montecavallo, la coppia di eroi che decorano la fontana di Piazza del Quirinale a Roma, e che qui si trovava nell’Ottocento, conservata oggi presso la Gipsoteca dell’Istituto d’arte di Porta Romana.
Attualmente, al centro, possiamo ammirare il Ratto delle Sabine capolavoro di Jean De Boulogne, scultore fiammingo dal nome italianizzato in Giambologna. Si tratta di un rarissimo esempio di modello originario in scala 1:1 del bozzetto in terra cruda del Ratto delle Sabine, il cui marmo è collocato sotto la Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria. Fu realizzato dall’artista intorno al 1580 per il granduca Francesco I dei Medici, senza un titolo o un soggetto preciso, ma come puro pezzo di bravura per accreditarsi presso il committente, un’opera che prelude alla scultura barocca.
Intorno a questo straordinario gruppo scultoreo, lungo le pareti del salone, si concentrano una serie di dipinti, una vera e propria summa della pittura fiorentina del Quattrocento e del primo Cinquecento. Tra le opere più significative ricordiamo, tra gli altri, il cosiddetto Cassone Adimari di Giovanni di Ser Giovanni detto lo Scheggia, fratello del ben più celebre Masaccio, specialista nella decorazione di arredi domestici e di deschi da parto. Oppure la Tebaide, di Paolo Uccello, in cui con la sensibilità di un miniatore esperto in prospettiva, l’artista racconta scene di vita eremitica di alcuni monaci dediti all’ascesi spirituale. Sandro Botticelli, in questa sala, è rappresentato dalla Pala del Trebbio, dal nome del Castello mediceo dal quale proviene.
In questo contesto sono raccolti anche mirabili esempi degli esponenti delle più importanti botteghe fiorentine del Rinascimento come, per citarne alcuni, Domenico Ghirlandaio, Lorenzo di Credi, Jacopo del Sellaio, Filippino Lippi, Mariotto Albertinelli, Pietro Perugino.
Fonte: Ufficio Stampa Firenze Musei – Davis & Co.