Nel convegno sono stati riportati esempi concreti che hanno permesso, con la determinazione e la forza di volontà dei cittadini, il pieno recupero di strutture e territori. Le nuove realtà nate grazie all’impegno “dal basso” ci dicono che nulla è impossibile.
“Ora è il tempo della semina”, avrebbe detto il cardinale Carlo Maria Martini parodiando un verso dell’Ecclesiaste, ripreso in un intervento emozionante e accalorato di don Massimo della Caritas milanese, che ha occupato di fatto la Masseria di Cisliano, un resort con residenze, piscina, ristorante, bar e servizi vari, sottratto alla ndrangheta ma lasciato alla desolazione e al vandalismo. Un luogo che è diventato ‘presidio di giustizia sociale’ come ha aggiunto Elena, che si occupa della gestione del bene, che è diventato ‘comune’ nella sua accezione più nobile, ovvero riconosciuto dalla comunità e in quanto tale utilizzato per le necessità più varie, dalle abitazioni alle iniziative culturali e sociali. Questo del bene comune è stato uno dei leitmotiv del convegno organizzato il 26 settembre u.s. alla Rocca dal Comitato Salviamo Rocca Brivio, andato in onda grazie ai collegamenti di Stacco, insieme all’altro concetto correlato: aprire al territorio, coinvolgere i cittadini e le realtà sociali e imprenditoriali locali come chiave di volta per utilizzare appieno un bene artistico e monumentale qual è Rocca Brivio. Questi due aspetti hanno viaggiato insieme, sottolineati in quasi tutti gli interventi a partire dal prof. Edo Bricchetti, già docente di Archeologia industriale e beni culturali minori presso il Politecnico di Milano, che ha intravisto fra le varie possibilità un percorso di turismo dolce, della calma lo ha chiamato, in questi luoghi del Basso Milanese ricchi di storia ma anche di elementi paesaggistici e naturali. Un esempio messo in atto per il restauro e utilizzo del castello di Padernello, nel bresciano. Domenico Pedroni ne ha illustrato i passaggi a cominciare dalla fondazione di partecipazione, un processo di coinvolgimento a partire dall’ente locale e da moltissimi cittadini che hanno visto in questo recupero, esteso al borgo, una opportunità di rinascita sociale. ‘Il Museo e il Parco del Barro nel contesto culturale, storico e ambientale del territorio’, nel lecchese, è stata la relazione di Massimo Pirovano, che ha sottolineato la funzione culturale e sociale di questo spazio che raccoglie le memorie visive di un luogo caro. Dal lago al cuore della città: Parco Piazza d’Armi a Milano, utilizzata dalla Caserma Perrucchetti ora in disuso. Un vasto bosco di 35 ha in una zona centrale che rischiava di diventare residenziale e che solo la determinazione delle cosiddette “Giardiniere” ha impedito con una mobilitazione e il coinvolgimento innanzitutto dei cittadini, poi degli scienziati e dei politici locali, nazionali e fino all’Ufficio Petizioni della Comunità Europea a Bruxelles. Valeria Bacchelli ha dato voce a questa impresa che sembrava impossibile.
Come quella di Rimaflow, una fabbrica di Trezzano sul Naviglio di 300 operai che ha subito la delocalizzazione e il successivo licenziamento di tutti. Massimo Lettieri e un pugno di altri coraggiosi dipendenti non si sono arresi e insieme hanno sviluppato con un ampio coinvolgimento sociale l’autogestione dal basso, recuperando gli spazi e acquisendoli, mettendoli successivamente a disposizione di mille iniziative di artigiani che così hanno trovato un luogo in cui esercitare la loro arte e produrre oggetti nati dalle loro mani fatate. Con Marco Pietripaoli di Ciessevi, la società di servizi per l’associazionismo e il terzo settore, si è definita la modalità di come sia possibile da un bene desolato farne un luogo di coinvolgimento e soprattutto trovare con le peripezie del caso i fondi per poter ristrutturare uno stabile dell’800 in pieno centro a Milano e allo stesso tempo un’abbazia a Mirasole con tutti i beni che le appartengono. Tracce ed esperienze che saranno messe a frutto del Comitato nel rapporto con i sindaci e Cap Holdind, proprietari del bene, indicazioni utili a tutti per salvare Rocca Brivio, la signora in rosso, che ci guarda e sorride. Durante la pausa si sono esibiti in una coinvolgente coreografia con musiche gli artisti di Kairòs Project e in chiusura il maestro Davide Gualdrini con il Corpo Musicale della Libertà di San Giuliano Milanese.