Un’installazione immersiva inedita, realizzata in memoria delle vittime di una delle tragedie collettive più discusse della storia repubblicana italiana.
Sabato 27 giugno 2020, nel giorno in cui ricorre il quarantesimo anniversario della Strage di Ustica, è stata aperta al pubblico la mostra Nino Migliori. “Stragedia” promossa da Comune di Bologna, Istituzione Bologna Musei | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Museo per la Memoria di Ustica, Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, in collaborazione con Fondazione Nino Migliori, MiBACT – Direzione Regionale Musei Emilia Romagna, Cronopios e con il sostegno di Fondazione MAST.
Il progetto – ideato da Nino Migliori con Aurelio Zarrelli, Elide Blind, Simone Tacconelli e curato da Lorenzo Balbi – viene presentato fino al 7 febbraio 2021 nella sede della Ex Chiesa di San Mattia, a ingresso libero con prenotazione.
La fastosa decorazione interna dell’edificio cinquecentesco è lo spazio scelto dall’artista per articolare un’installazione immersiva inedita, realizzata in memoria delle vittime di una delle tragedie collettive più discusse della storia repubblicana italiana.
L’opera è strutturata come un’installazione ambientale in cui su 7 schermi di grandi dimensioni, posizionati ad altezze e angolature diverse, come a voler avvolgere lo spettatore, viene proiettata una narrazione audio-visiva che rielabora 81 immagini, tante quante sono state le vite scomparse, dei frammenti dell’aereo Douglas DC-9 della compagnia Itavia precipitato in mare il 27 giugno 1980 durante il volo di linea IH 870 da Bologna a Palermo.
Tra i maggiori protagonisti della fotografia italiana, noto per una personalissima indagine tecnica e concettuale incentrata su un’eclettica sperimentazione del linguaggio delle immagini ottico- chimiche, Nino Migliori entra in contatto nel 2007 con le tracce spezzate del drammatico evento, poco tempo dopo che il relitto del velivolo, recuperato al largo dell’isola di Ustica, ha compiuto lo straziante percorso a ritroso che dall’aeroporto di Pratica di Mare lo ha riportato a Bologna.
Mentre è ancora in corso di sviluppo il progetto museografico per trasformare gli ex magazzini dell’azienda di trasporti pubblici locali ATC nella sede del Museo per la Memoria di Ustica, poi inaugurato il 27 maggio 2007 con l’installazione permanente site specific A proposito di Ustica ideata da Christian Boltanski, Migliori ottiene l’autorizzazione per accedere al cantiere aperto e fotografare i resti dell’aereo non ancora ricomposto nella sua forma originaria intorno allo scheletro della fusoliera.
L’artista posa il suo sguardo sulle centinaia di lamiere inerti disposte a terra per quattro notti, chinandosi con attenzione sorvegliata da delicata compostezza e pietoso rispetto. Per interrogare i dettagli di quelle superfici metalliche disgregate, utilizza come unica fonte luminosa la luce di una candela orientata secondo varie inclinazioni, una tecnica sperimentata per la prima volta nel 2006 per rappresentare le formelle dello zooforo che cinge il Battistero di Parma. Il lavoro di Migliori sull’edificio che Benedetto Antelami progettò tra il XII e il XIII secolo nacque per il desiderio di riprodurre immagini che potessero evocare la stessa luce di cui si faceva uso a quel tempo. Questo progetto costituisce il primo atto del celebre ciclo LUMEN che sarebbe proseguito negli anni successivi per esplorare, con questo stesso antichissimo espediente tecnico, la misteriosa bellezza di altri capolavori scultorei della storia dell’arte italiana.
Idealmente inscrivibili per soluzione formale in queste serie fotografiche, le immagini nate nel cantiere del Museo per la Memoria di Ustica costituiscono un corpus unico all’interno di una poetica perennemente tesa verso un’ulteriore possibilità di percezione del puro dato di realtà. In questo caso, lo sguardo dell’artista non va alla ricerca dell’incanto di forme fantastiche e di vibrazioni oniriche da svelare, ma le tremule fiammelle delle candele illuminano i muti testimoni di una “stragedia” – neologismo inventato da Migliori per congiungere l’idea della tragedia a quella di una volontà stragista – come luce di devozione e silenzio. Ritorna qui lo spirito di ricerca umanistica di Migliori come acuto osservatore antropologico che, agli esordi della sua carriera, aveva raccontato con raffinata concretezza neorealista la società italiana dell’immediato dopoguerra. Così l’autore ricorda la sua urgenza testimoniale per non dimenticare il dramma della perdita: “Quando nel 2007 seppi che si stava allestendo un Museo per la Memoria di Ustica sentii la necessità di fare un omaggio alle 81 vittime di quella stragedia. Poiché fin dall’antichità la luce e la fiamma che la produce, oltre che illuminare, hanno anche un significato di protezione, decisi di realizzare a lume di candela 81 fotografie di frammenti dell’aereo come fossero ceri votivi vibranti contro le tenebre in senso lato”.
Se la modalità operativa per la creazione di questo inventario resta minimale, con inquadrature frontali essenziali e una severa cromia in bianco e nero a guidare la scrittura della luce, nella profondità di campo l’architettura della visione amplifica con una straordinaria forza emotiva lo sfaldamento delle forme, fino a sconfinare nell’astratto, dove dettagli e frammenti smarriscono la dimensione di scala della reale funzione originaria per aprire a possibilità interpretative altre.
Tredici anni dopo la realizzazione, questa storia di luce e ombra trova la sua strategia compositiva in un’opera video che propone le immagini di Nino Migliori con la sceneggiatura e il montaggio video di Elide Blind e Simone Tacconelli e la musica e il sound design di Aurelio Zarrelli.
Il pubblico che entrerà nell’Ex Chiesa di San Mattia si troverà all’interno di uno spazio buio, in un’installazione immersiva in cui gli effetti di rielaborazione sulle immagini e sui suoni originali – entrambi realizzati utilizzando o evocando strumenti semplici o naturali come una torcia, l’acqua, un vetro rotto – così come il continuo stupore dovuto all’apparire delle fotografie da diversi punti nello spazio, porteranno ad un’ulteriore effetto di spaesamento, di perdita di controllo e di capacità di messa a fuoco fino ad arrivare, di tanto in tanto, ad una totale astrazione.
In occasione della mostra, Edizioni MAMbo pubblica un catalogo a cura di Lorenzo Balbi, che contiene la riproduzione della serie completa delle 81 immagini.
Il progetto espositivo Nino Migliori. Stragedia apre la rassegna di eventi culturali Attorno al Museo promossa da Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica con Regione Emilia-Romagna, Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, Istituzione Bologna Musei | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Museo per la Memoria di Ustica, Comune di Bologna – Quartiere Navile e fa parte di Bologna Estate 2020, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna e dalla Città Metropolitana di Bologna – Destinazione Turistica.
Nino Migliori (Bologna, 1926) inizia fotografare nel 1948. La sua fotografia svolge uno dei percorsi più diramati e interessanti della cultura d’immagine europea.
Gli inizi appaiono divisi tra fotografia neorealista con una particolare idea di racconto in sequenza, e una sperimentazione sui materiali del tutto originale e inedita. Da una parte, quindi, in pochissimi anni, nasce un corpus segnato dalla cifra stilistica dominante dell’epoca, il neorealismo: una visione della realtà fondata sul primato del “popolare”, con le sue subordinate di regionalismo e di umanitarismo. Sull’altro versante, Migliori produce fotografie off-camera, opere che non hanno confronti nel panorama della fotografia mondiale, sono comprensibili solo se letti all’interno del versante più avanzato dell’informale europeo, con esiti spesso in anticipo sui più conosciuti episodi pittorici. Dalla fine degli anni Sessanta il suo lavoro assume valenze concettuali ed è questa la direzione che negli anni successivi tende a prevalere. Sperimentatore, sensibile esploratore e alternativo lettore, le sue produzioni visive sono sempre state caratterizzate da una grande capacità visionaria che ha saputo infondere in un’opera originale e inedita. Migliori si trova ad essere, con Veronesi, Grignani, Munari e pochissimi altri, uno degli operatori che in Italia prosegue la ricerca delle avanguardie sul fronte della riflessione sui linguaggi iconici, con la fotografia come nodo centrale dell’immaginario e della ricerca formale contemporanei.
È l’autore che meglio rappresenta la straordinaria avventura della fotografia che, da strumento documentario, assume valori e contenuti legati all’arte, alla sperimentazione e al gioco. Oggi si considera Migliori come un vero architetto della visione. Ogni suo lavoro è frutto di un progetto preciso sul potere dell’immagine, tema che ha caratterizzato tutta la sua produzione.
Sue opere sono conservate presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Bologna; Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino; CSAC, Parma; Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato; Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma; Calcografia Nazionale, Roma; MNAC, Barcellona; MoMA, New York; The Museum of Fine Arts, Houston; Museum of Fine Arts, Boston; Musée Réattu, Arles; SFMOMA, San Francisco; The Metropolitan Museum of Art, New York; Maison Européenne de la Photographie, Parigi e in altre importanti collezioni pubbliche e private.
Nel 2018 il Comune di Bologna gli ha conferito l’onorificenza del Nettuno d’Oro con la seguente motivazione: “La ricerca sui materiali e sul linguaggio è il tratto fondamentale che caratterizza tutta la produzione di Nino Migliori: il suo lavoro non è mai definitivo e ripetitivo. (…) non si è mai fermato davanti ai codici sistemici intoccabili della lingua fotografica, privilegiando la ricerca libera, con un atteggiamento sensibile, vivace e propositivo che gli ha consentito di non invecchiare mai artisticamente”.