Un mega esperimento non voluto: la natura si sta riappropriando di molti spazi anche urbanizzati. Una lezione che possiamo imparare dalla pandemia.
“Questo è un segnale bellissimo. Stiamo assistendo a un mega esperimento non voluto e vediamo che gli animali sono pronti, che potrebbero riprendersi il territorio che gli abbiamo tolto. Pensiamo a che cosa accadrebbe in mare se improvvisamente cessassero le attività di pesca: ci sarebbe una rigenerazione immediata. Sulla terraferma, se smettessimo di essere così invasivi e distruttivi, avremmo il ritorno vicino a noi di molte specie. Questa è una bella lezione che possiamo imparare dalla pandemia”.
Commenta cosi il noto docente di Zoologia all’ Università della Sapienza Dott. Luigi Boitani, a seguito dell’evidente ‘ripopolamento’ della fauna non solo nelle zone non abitate dall’uomo ma anche dove l’uomo si è spesso insediato in maniera eccessiva e senza rispetto per un corretto equilibrio con flora e fauna.
La natura si sta riappropriando di molti dei suoi spazi, ma se da un lato dobbiamo stare attenti a evitare l’effetto “rimbalzo” una volta finita la crisi, dall’altro dobbiamo prendere coscienza che cambiare è possibile e necessario, sia individualmente che soprattutto collettivamente.
Dalle osservazioni satellitari realizzate nelle ultime settimane dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), emerge infatti come le emissioni di biossido di azoto (NO2) – considerato il principale gas inquinante terrestre – siano notevolmente diminuite in particolare nell’Italia settentrionale. Simmetriche le immagini satellitari diffuse dalla Nasa le quali non lasciano spazio a equivoci, soprattuto le slide riguardanti il territorio cinese; «È la prima volta che vedo un calo simile legato a un singolo evento su un’area così vasta», ha commentato Fei Liu, ricercatrice del Nasa’s Goddard Space Flight Center. «Questi cali – ha proseguito la ricercatrice – sono stati rilevati anche in altri Paesi durante la recessione economica iniziata nel 2008, ma in quei casi il calo è stato graduale». Secondo alcuni scienziati non è un caso che questo virus sia scoppiato in zone in cui l’inquinamento è particolarmente forte e i polmoni delle persone vengono sottoposti ad uno stress dovuto ad un inquinamento ambientale e atmosferico. È una correlazione ancora tutta da approfondire ma sicuramente Wuhan si trova in una delle regioni più inquinate della Cina così come la pianura Padana è una delle regioni più inquinate d’Italia. Non solo, secondo questi scienziati, c’è anche una correlazione tra temperature e umidità che si registrano adesso a Wuhan e nelle regioni europee più colpite.
Rammento che nel 1970 Denis Hayes, studente americano venticinquenne, coordinò la prima Giornata della Terra. Nacque da lì un sentimento ambientalista che attraversò i confini e si diffuse in tutti gli Stati Uniti, creando un movimento di opinione, che influenzò le successive scelte politiche in funzione della tutela del Pianeta. Da allora la coscienza collettiva è cresciuta, le politiche degli stati si sono dovute ripiegare di fronte a queste logiche e le produzioni industriali, anche se questo è ancora un punto critico, hanno piano rimodulato le catene produttive unendo profitto e rispetto per l’ambiente e lasciando da parte la logica del guadagno esasperato. Ora interviene questo virus, il COVID-19 a dare ‘una mano all’uomo’? Forse la stessa natura, ma questa volta in qualità di entità superiore anche all’uomo, è stanca di guardarsi allo specchio e vedersi spesso acciaccata e dolorante. Il sistema della natura sembra una fitta rete di relazioni di cui l’uomo ne è parte. A volte ci sono fenomeni catastrofici che si abbattono sulle specie viventi. È sempre accaduto, accade e accadrà sempre. Per questo, di fronte alla natura, bisogna rimare umili e semplici.