Il docente, che lasciò l’Università Cattolica per il contenuto dei scuoi scritti,
è l’autore del manuale di procedura penale sul quale si sono formate intere generazioni di studenti.
Venerdì 8 maggio è scomparso il giurista e letterato Franco Cordero, all’età di 91 anni. Era nato a Cuneo il 6 agosto del 1928, aveva studiato a Torino ed era stato allievo di Giuseppe Grosso, insigne studioso del diritto romano. Nel prosieguo degli studi e della carriera accademica, si era dimostrato molto poliedrico, dedicandosi alla filosofia del diritto, alla procedura penale e alla ricerca storica, con un occhio al dinamismo culturale dei fenomeni sociali e umani. Attivo anche in campo giornalistico e letterario, ha scritto numerosi saggi e romanzi con linguaggio ermetico, come la critica ha osservato (l’ultimo uscirà postumo con il titolo La tredicesima cattedra).
La sua figura di intellettuale, di studioso e di docente l’ha legato all’Università Cattolica quale ordinario di Procedura penale nel 1960, rapporto interrotto bruscamente – e per il quale oggi è ancora ricordato – nel 1969 a causa di alcune posizioni contenute nei suoi scritti – in particolare la pubblicazione del testo intitolato Gli osservanti (1967) e il romanzo Genus del 1969 – in cui veniva meno all’ortodossia cattolica.
Rispetto al caso analogo del filosofo Emanuele Severino (anche lui scomparso quest’anno, il 17 gennaio scorso) il quale, nel momento in cui comprese l’inconciliabilità tra le sue tesi e quelle della dottrina cattolica, preferì abbandonare l’Ateneo dei cattolici italiani (anche lui nel 1969), Cordero, con l’indole polemica che lo caratterizzava, preferì lottare per mantenere il suo posto, tanto da adire la giustizia amministrativa e ricorrere fino alla Corte Costituzionale, creando quello che ancora oggi è conosciuto come il “caso Cordero”. Ma perse la causa con la sentenza 195 del 1972 e, lasciata l’Università Cattolica, andò a ricoprire la cattedra di Procedura penale prima all’Università di Torino e poi alla “Sapienza” di Roma dove ha chiuso nel 2002 la propria carriera accademica. Di quella polemica resta traccia nel pamphlet Risposta a Monsignore, in cui svolgeva le sua difesa contro la decisione dell’Ateneo, contestando in particolare mons. Carlo Colombo, vescovo ausiliare di Milano e allora Presidente dell’Istituto Toniolo, conosciuto ancora oggi come “il teologo di Paolo VI” e ritenuto l’artefice di quella decisione.
Cordero è anche ricordato per il suo manuale di Procedura penale, completamente riscritto dopo la riforma del Codice avvenuta nel 1988 e ristampato più volte, che ha formato intere generazioni di studenti universitari.