Il Festival 2020 sarà un momento per ridiscutere molti assunti teorici e guardare il mondo con occhi diversi, anche vedendo le impronte che hanno lasciato sul fondo il contagio, la crisi e le sue inevitabili conseguenze.
La naturale propensione umana alla condivisione e valorizzazione di legami e beni relazionali conferisce al Festival della Sociologia di quest’anno la consegna della speranza, per offrire un momento di aggregazione capace di tradurre quel bisogno di comunità così forte nel clima di incertezza e rischio che stiamo vivendo.
Dobbiamo porre al centro dell’attenzione tutto l’insieme di bisogni umani che, a causa del contagio, hanno subito una compressione, emotiva e sociale. È in questo contesto che il progetto e la stessa location di Narni rappresentano una comfort zone, tanto più dopo la lunga stagione di distanziamento fisico che comunicazione e tecnologie digitali hanno solo in parte attenuato.
La programmazione del Festival 2020 vuole dimostrare capacità adattiva e di resilienza, non dimenticando il titolo “Seduzione e Città globale” proposto alle Comunità scientifiche prima dell’emergenza Coronavirus, ma integrandolo con importanti momenti di riflessione sulle conseguenze sociali di una lunga emergenza. L’obiettivo è mettere in campo una rinnovata energia progettuale del sapere scientifico, ma anche delle comunità territoriali in un’ottica di ripresa di fiducia nello spazio pubblico della discussione.
Il Festival 2020 sarà un momento per ridiscutere molti assunti teorici e guardare il mondo con occhi diversi, anche vedendo le impronte che hanno lasciato sul fondo il contagio, la crisi e le sue inevitabili conseguenze.
La messa a nudo delle difficoltà e dei limiti del progresso scientifico ha fatto emergere le fragilità della tecnica rivelatasi per quello che è: un dispositivo di di strumenti, metodi mezzi; non di fini. Nel mondo caotico restituito nel post-Covid 19, la Sociologia non potrà ispirarsi alla sorte del Tacchino di Russell, ponendosi invece come baluardo teorico di una società “fragile” e provando a dimostrare che lo shock della pandemia può esercitare una seduzione dello scienziato sociale, stimolandone un pronto intervento scientifico. Le discipline sociologiche sono chiamate anche a individuare nuovi paradigmi interpretativi per comprendere e prevenire le pericolose conseguenze delle dinamiche sociali riconducibili all’effetto del “vincitore che prende tutto” (Nassim Taleb), per cui crescono le disuguaglianze e si riducono gli spazi sociali di condivisione, ovvero la comunità.
Accettare dunque questa sfida con l’ottimismo della strumentazione teorica e il pessimismo delle difficoltà attuali significa aver chiaro che “tutto andrà bene” solo se saremo attrezzati a governarne le conseguenze e a ridiscutere prontamente alcune abitudini consolidate. Così, l’obiettivo di rendere meno fragili le nostre comunità e società diventa la sfida degli anni a venire.
L’incontro nello spazio delle piazze di Narni tra studiosi di varie discipline coinvolti negli eventi deve rappresentare una sfida che dimostri una piena assunzione di responsabilità degli Scienziati sociali.
Fonte: Associazione Festival di Narni
Il Festival della Sociologia è organizzato da Università di Perugia, Comune di Narni, Associazione Italiana di Sociologia, Istituto studi politici S. Pio V, Lega Coop, grazie all’impegno di Alessandro Cavalli, Maria Caterina Federici, Mario Morcellini, Antonello Biagini, Franco Moriconi, Franco Ferrarotti, Dario Antiseri, Paolo De Nardis, Enrica Amaturo, Carla Facchini, Alì Aid Abdelmalek, Roberto Cipriani, Costantino Cipolla, Imed Meliti, Andrea Lenzi, Patrick Tacussel, Rosanna Memoli, e di tutti i colleghi del Dipartimento Fissuf dell’Ateneo di Perugia.