Se avere accettato il confinamento sociale è stato particolarmente difficile per tutti noi, per gli ospiti delle comunità psichiatriche lo è stato ancora di più.
“Chi se lo aspettava tutto questo?! Nel giro di pochi giorni mi sono trovato a non poter uscire da quella che ormai da quasi un anno è la mia casa.
Vivo in questa comunità da maggio 2019 con altre 9 persone. La convivenza come potete immaginare non è semplice. Siamo in dieci e non ci siamo scelti, veniamo da mondi diversi e poco ci accomuna. Dobbiamo condividere tutto, dalla scelta del cibo, a cosa guardare la sera in tv, dalla divisione della camera, al bagno in comune. Nonostante questo, ad ognuno di noi era concesso il proprio spazio, qualcuno andava a scuola, qualcuno come me lavorava, altri semplicemente uscivano per andare al parco. Oggi niente di questo è possibile. Immagino che tutti abbiano dovuto fare delle rinunce, ma per noi tutto questo è davvero molto difficile. Cerco di spiegarmi meglio… la vita in comunità è scandita da tempi ben precisi. Ad esempio, posso vedere la mia famiglia una volta a settimana, così come la mia ragazza, c’è un momento per le attività di gruppo e uno per le uscite. Tutto questo mi aiuta a mantenere un equilibrio che ora ho perso. La mia routine è stata stravolta.
Circa tre settimane fa gli operatori ci hanno fatto riunire per chiarirci al meglio quello che da giorni sentivamo in tv. Ci hanno spiegato che per il nostro bene avremmo dovuto seguire delle semplici regole che, però, con il passare del tempo si stanno rivelando sempre più faticose da rispettare.
Per tenerci aggiornati cerchiamo di informarci tramite tutti i canali che abbiamo a disposizione, compresi i social. Facebook da una parte mi aiuta a mantenere vivi i pochi contatti che ho all’esterno, ma dall’altra alimenta la mia confusione intorno a questo maledetto Covid-19.
Mercoledì scorso abbiamo pensato insieme agli operatori di fare un cartellone simile a quelli che vediamo appesi ai balconi di tutta Italia. Tutti ci siamo dati da fare! Io preparavo la tempera, S. metteva una musica di sottofondo, R. iniziava a disegnare e gli altri parlavano e davano alcune idee. Proprio mentre scrivevo ‘’#ANDRA’TUTTOBENE’’, ho iniziato davvero a crederci. Per la prima volta ho sentito la vicinanza dei miei compagni e quanto in questo momento apprezzi la loro presenza, così come ho imparato ad accettare la solitudine e a convivere con i miei pensieri. Ho capito che anche non vedendo tutti i sabati la mia famiglia, il rapporto non cambia, anzi, siamo distanti ma ancora più uniti.
Di sicuro, quando tutto sarà solo un brutto ricordo, riprenderò la mia routine senza lasciar andare ciò che ho imparato da me stesso in questo periodo. “
Questo testo è stato ispirato dai pensieri degli ospiti della comunità psichiatrica in cui lavoriamo.
Ilenya Laurenzi – Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica
Caterina Maggi – Psicologa